Claudia Bugno ha deciso di ritirare la disponibilità all’incarico in Stm in quanto designata nel Consiglio dell’Agenzia Spaziale Italiana. Lo fanno sapere fonti del Ministero dell’Economia che però confermano che la Bugno resterà consigliera del ministro Giovanni Tria. Una mossa che non sufficiente a soddisfare il Movimento Cinque Stelle: “Il passo indietro non basta, deve lasciare il suo ruolo nello staff”, spiegano fonti governative ritenendo che non possa restare a ricoprire il ruolo dopo quanto emerso negli ultimi giorni. “Lo influenza negativamente – spiegano le stesse fonti – e non si può soprassedere a quanto accaduto: deve essere spostata in un altro ufficio”.
Bugno, che ha anche seduto tra il 2013 e il 2015 da indipendente nel consiglio d’amministrazione di Banca Etruria, era finita nel mirino del M5s e Lega per il suo possibile approdo in StMicroelectronics, azienda partecipata dallo Stato, e perché il figliastro di Tria, Niccolò Ciapetti, è stato assunto lo scorso ottobre da Tinexta, gruppo guidato da Pier Andrea Chevallard, il compagno della Bugno.
La ‘mediazione’ raggiunta sul caso Bugno pur scontentando i grillini, spiega l’Adnkronos, sembra andare nella direzione delle richieste avanzate dal premier Giuseppe Conte a Tria. Nel faccia a faccia di lunedì, infatti, a quanto si apprende, il presidente del Consiglio avrebbe chiesto un passo indietro di Bugno su Stm e – altra richiesta – di fare il modo che la consigliera del ministro non si occupi più di partecipate. Un paletto, quest’ultimo, per restare nello staff del responsabile dell’Economia. Che viene rassicurato da Luigi Di Maio: “Penso che Tria possa stare tranquillo e che debba continuare a fare il ministro. Poi come capo politico dei 5S ho tutto il diritto di dire ‘muovetevi a firmare il decreto banche'”, ha detto il vicepremier e capo politico del M5s parlando a Di Martedì.
La consigliera del ministro, già dirigente al Mise dal 2009 al 2015, era stata contestata dal M5s già ad agosto, al momento della nomina, per il suo curriculum ‘sbianchettato’ proprio dell’esperienza in Banca Etruria. Ma la polemica di questi giorni è dovuta appunto alla nomina in StMicroelectronics, società da 9 miliardi e 666 milioni di fatturato nel 2018 con utili di 1,3 miliardi di dollari.
La società è quotata a Milano, Parigi e New York, impiega 46mila persone e ha 100mila clienti come Apple, Samsung, Huawey e Bosch. Produce i prodotti a semiconduttore, cioè microchip per automobili, computer e telefonini intelligenti. La società è controllata da una holding olandese (che ne detiene il 27,52 per cento, il resto è flottante) a sua volta controllata alla pari dai governi italiano e francese. Una società quindi ritenuta strategica dalla politica per i rapporti tra Roma e Parigi.