A dieci giorni dal varo "salvo intese" prende forma l'articolato. Il tetto sotto il quale si può non fare la gara sale allo stesso livello su cui a dicembre il M5s aveva fatto muro, ma andranno confrontate le offerte di 10 imprese. I commissari di governo per velocizzare le opere potranno derogare alle leggi sui contratti pubblici. Cgil: "E' sblocca porcate". Mit: "L'affidamento diretto torna entro i limiti dei 40mila euro"
A dieci giorni dal varo “salvo intese” in consiglio dei ministri, prende forma l’articolato del decreto Sblocca cantieri. E la bozza prevede che gli appalti fino a 200mila euro di valore possano essere assegnati con procedura negoziata dopo aver interpellato almeno dieci imprese per confrontare le loro offerte. Con la legge di Bilancio per il 2019 il governo ha alzato da 40mila a 150mila euro il tetto sotto il quale non è necessario fare un bando di gara, a patto che si confrontassero le proposte di tre operatori. Con questa nuova modifica la soglia salirebbe allo stesso livello su cui a dicembre il Movimento 5 Stelle aveva fatto muro (per poi arrivare a una mediazione con la Lega su quota 150mila euro), ma si allargherebbe il perimetro della valutazione comparativa. E fonti del Ministero delle infrastrutture e trasporti spiegano che “l’affidamento diretto torna entro i limiti dei 40mila euro”.
Un’altra novità consiste nell’innalzamento dal 30 al 50% dell’importo complessivo del contratto della soglia per affidare i lavori in subappalto. Scatterà poi dopo 60 giorni il silenzio assenso per le autorizzazioni ai lavori per le valutazioni previste ai fini della tutela dei beni culturali e paesaggistici per gli interventi che saranno richiesti dai commissari di governo per sbloccare e proseguire, ma anche rielaborare, progetti di opere pubbliche. L’intesa tra commissari ed presidenti delle Regioni sostituisce invece ogni altra autorizzazione o nulla osta per l’avvio e la prosecuzione dei lavori. Dunque per l’esecuzione degli interventi, i Commissari “possono essere abilitati ad assumere direttamente le funzioni di stazione appaltante e operano in deroga alle disposizioni di legge in materia di contratti pubblici” ma non a quelle “di tutela ambientale e paesaggistica, tutela del patrimonio storico, artistico e monumentale”.
Per la Fillea Cgil, stando alle bozze il provvedimento è uno “sblocca-porcate”. “Rischiamo di creare condizioni diverse opera per opera, territorio per territorio, con una discrezionalità delle stazioni appaltanti enorme”, commenta il segretario della sigla di categoria, Alessandro Genovesi. “Se poi sarà confermato il ritorno al massimo ribasso come regola e non più come eccezione, la liberalizzazione dei subappalti nei consorzi e l’innalzamento al 50% dei subappalti in tutti gli altri casi (oggi, per tutti, il tetto è al 30%), l’indebolimento delle misure per prevenire infiltrazioni mafiose, la possibilità di costituire nuovamente cartelli di impresa, il ritorno al general contractor senza più separazione tra progettazione, esecuzione e collaudo, non solo non si farà ripartire un cantiere in più, ma torneremo alla legge della giungla. Con tutto ciò che questo vuol dire in termini di lavoro nero, rispetto dei contratti di lavoro, sicurezza, legalità e corruzione”.