“Più o meno lentamente, la ricostruzione all’Aquila sta procedendo. Ma ricostruire una città non significa solo ristrutturare gli edifici, ma programmare spazi per rendere possibile la rinascita il tessuto sociale, ricostruire in maniera sostenibile un contesto economico, e questo non è stato fatto”. Così Enrico Stagnini, presidente dell’attivissimo circolo di Legambiente dell’Aquila, che con sguardo tanto critico quanto lucido denuncia le lacune più evidenti nella ripartenza della città, a dieci anni dal sisma del 6 aprile 2009. “I lavori sono andati avanti a macchia di leopardo, così a oggi siamo ancora molto lontani dall’avere ricostruito la socialità minima necessaria per immaginare una rinascita della comunità cittadina”.
Lo storico ateneo è riuscito a reinventarsi al servizio della ricostruzione e continuare a offrire i servizi universitari a pieno ritmo, superando la fase di emergenza e rappresentando oggi il fiore all’occhiello della città assieme al Gran Sasso Science Institute. Opposto destino per la scuola pubblica: gli studenti sono ancora in periferia, ospiti dei Musp (Moduli ad Uso Scolastico Provvisori). Nonostante la disponibilità dei fondi, nessuna delle scuole è tornata agibile. È l’immagine più emblematica di questa ricostruzione a due velocità: più rapida e trasparente quella privata, lenta e incapace di districarsi tra i meandri della burocrazia quella pubblica.
Un “provvisorio a tempo indeterminato” che definisce bene la situazione aquilana. Il progetto C.A.S.E., le “New Town” volute da Berlusconi per offrire una potente immagine di efficenza e propaganda, sono ancora lì, ormai 19 ‘quartieri’ dormitorio, totalmente privi di servizi o spazi per la socialità, sparpagliati attorno alla città. Dei 18mila sfollati originariamente ospitati nei moduli antisismici ne sono rimasti 3mila, ma nel frattempo l’amministrazione ha indetto diversi bandi per assegnare 7mila di questi locali come soluzioni di edilizia popolare. Totalmente lasciati al degrado e all’abbandono invece i numerosi moduli difettosi, con balconi che continuano a crollare. “È vero, sono soluzioni provvisorie, ma solide” precisa il Sindaco Pierluigi Biondi, che ammette di non avere ancora idea del destino urbanistico previsto per quelle aree. Se i cantieri dell’immediata periferia sono conclusi e il 30% degli edifici del centro storico sono restituiti a nuova bellezza, la ricostruzione è ferma al palo nelle frazioni dell’Aquila: clamoroso il caso di Onna, che doveva essere “la prima frazione a essere ricostruita”, come racconta il giornalista Giustino Parisse, che nel crollo perse due figli e il padre.
Così a dieci anni dal sisma dell’Aquila, che causò 65.000 sfollati, 1.600 feriti e 309 vittime, gli abitanti temono l’abbandono delle frazioni, mentre il centro storico sembra una bellissima “scatola vuota”, come denuncia Francesca Manzi, tra i commercianti che hanno trovato il coraggio di riaprire in queste condizioni e oggi raccoglie le proteste di chi, come lei, ha accettato di ricominciare credendo alla promessa di tempi più rapidi. Uno sguardo diverso (e positivo) sulla situazione lo ritroviamo ascoltando chi nella città-cantiere è cresciuto, come Tommaso Cotellessa, rappresentante degli studenti del liceo classico Cotugno, che quella notte aveva solo 8 anni: “È vero, L’Aquila non sarà più la stessa, ed è per questo motivo che molti hanno deciso di andarsene. Ma per chi è cresciuto tra le macerie è diverso, è una questione di appartenenza e comunità”.
DA DOMANI AL 6 APRILE OGNI GIORNO SU ILFATTOQUOTIDIANO.IT ALTRI VIDEORACCONTI SULLA CITTA’ 10 ANNI DOPO IL TERREMOTO: LE SCUOLE, LE CASE, LE FRAZIONI, LE TESTIMONIANZE, LE INCHIESTE GIUDIZIARIE.
Cronaca - 2 Aprile 2019
Terremoto L’Aquila, 10 anni dopo: il provvisorio è per sempre. Luoghi simbolo (e ritardi) di una città che non si arrende – Videoracconto
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“Più o meno lentamente, la ricostruzione all’Aquila sta procedendo. Ma ricostruire una città non significa solo ristrutturare gli edifici, ma programmare spazi per rendere possibile la rinascita il tessuto sociale, ricostruire in maniera sostenibile un contesto economico, e questo non è stato fatto”. Così Enrico Stagnini, presidente dell’attivissimo circolo di Legambiente dell’Aquila, che con sguardo tanto critico quanto lucido denuncia le lacune più evidenti nella ripartenza della città, a dieci anni dal sisma del 6 aprile 2009. “I lavori sono andati avanti a macchia di leopardo, così a oggi siamo ancora molto lontani dall’avere ricostruito la socialità minima necessaria per immaginare una rinascita della comunità cittadina”.
Lo storico ateneo è riuscito a reinventarsi al servizio della ricostruzione e continuare a offrire i servizi universitari a pieno ritmo, superando la fase di emergenza e rappresentando oggi il fiore all’occhiello della città assieme al Gran Sasso Science Institute. Opposto destino per la scuola pubblica: gli studenti sono ancora in periferia, ospiti dei Musp (Moduli ad Uso Scolastico Provvisori). Nonostante la disponibilità dei fondi, nessuna delle scuole è tornata agibile. È l’immagine più emblematica di questa ricostruzione a due velocità: più rapida e trasparente quella privata, lenta e incapace di districarsi tra i meandri della burocrazia quella pubblica.
Un “provvisorio a tempo indeterminato” che definisce bene la situazione aquilana. Il progetto C.A.S.E., le “New Town” volute da Berlusconi per offrire una potente immagine di efficenza e propaganda, sono ancora lì, ormai 19 ‘quartieri’ dormitorio, totalmente privi di servizi o spazi per la socialità, sparpagliati attorno alla città. Dei 18mila sfollati originariamente ospitati nei moduli antisismici ne sono rimasti 3mila, ma nel frattempo l’amministrazione ha indetto diversi bandi per assegnare 7mila di questi locali come soluzioni di edilizia popolare. Totalmente lasciati al degrado e all’abbandono invece i numerosi moduli difettosi, con balconi che continuano a crollare. “È vero, sono soluzioni provvisorie, ma solide” precisa il Sindaco Pierluigi Biondi, che ammette di non avere ancora idea del destino urbanistico previsto per quelle aree. Se i cantieri dell’immediata periferia sono conclusi e il 30% degli edifici del centro storico sono restituiti a nuova bellezza, la ricostruzione è ferma al palo nelle frazioni dell’Aquila: clamoroso il caso di Onna, che doveva essere “la prima frazione a essere ricostruita”, come racconta il giornalista Giustino Parisse, che nel crollo perse due figli e il padre.
Così a dieci anni dal sisma dell’Aquila, che causò 65.000 sfollati, 1.600 feriti e 309 vittime, gli abitanti temono l’abbandono delle frazioni, mentre il centro storico sembra una bellissima “scatola vuota”, come denuncia Francesca Manzi, tra i commercianti che hanno trovato il coraggio di riaprire in queste condizioni e oggi raccoglie le proteste di chi, come lei, ha accettato di ricominciare credendo alla promessa di tempi più rapidi. Uno sguardo diverso (e positivo) sulla situazione lo ritroviamo ascoltando chi nella città-cantiere è cresciuto, come Tommaso Cotellessa, rappresentante degli studenti del liceo classico Cotugno, che quella notte aveva solo 8 anni: “È vero, L’Aquila non sarà più la stessa, ed è per questo motivo che molti hanno deciso di andarsene. Ma per chi è cresciuto tra le macerie è diverso, è una questione di appartenenza e comunità”.
DA DOMANI AL 6 APRILE OGNI GIORNO SU ILFATTOQUOTIDIANO.IT ALTRI VIDEORACCONTI SULLA CITTA’ 10 ANNI DOPO IL TERREMOTO: LE SCUOLE, LE CASE, LE FRAZIONI, LE TESTIMONIANZE, LE INCHIESTE GIUDIZIARIE.
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Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "I continui rinvii del governo Meloni sembravano indirizzati a portare a compimento qualcosa di più della semplice propaganda, ma invece si va verso il nulla. Tre miliardi rispetto alla marea di aumenti sulle bollette sono davvero poca cosa, quasi una presa in giro. Milioni di cittadini stanno subendo rincari di quasi il 40%, migliaia di aziende rischiano la chiusura e altrettanti lavoratori il proprio posto. Ma d'altronde sbagliamo noi a stupirci. Per il governo Meloni il modello d'imprenditoria è quello della ministra Santanchè. Sbaglia chi si spacca la schiena come i cittadini che cercano di far quadrare i conti a fine mese o le imprese che fanno di tutto per stare sul mercato. Per Giorgia Meloni la cosa migliore è cercare qualche santo in paradiso o, meglio ancora, qualche amicizia che conti". Così in una nota Riccardo Ricciardi, capogruppo M5S alla Camera.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - "Ci sono modalità diverse con le quali ci si rapporta a Trump. Credo che la presidente Meloni senta la responsabilità di essere un ponte fra l'Europa e l'America dati i suoi buoni rapporti con Trump". Lo ha detto l'eurodeputata di Fi, Letizia Moratti, a Otto e mezzo su La7.
"Sul tema dei dazi, credo che Trump sia uno shock per l'Europa, uno stimolo positivo perché l'Ue può mettere in atto le riforme richieste nel rapporto Draghi e Letta che chiedono un'Europa più competitiva, più favorevole agli investimenti, con una transizione energetica sostenibile e quindi in grado di sostenere il welfare."
"Siamo alleati storici degli Usa - continua Moratti - e in questo momento dobbiamo avere la consapevolezza di dover comunque avere a che fare con un presidente eletto ed anche amato dai cittadini americani. L'Europa non può permettersi di non avere un dialogo con Trump. Sono moderata e liberale e il suo stile non mi appartiene ma nell'ambito del mio ruolo di parlamentare europea credo sia dovere rispondergli con fermezza e immediatezza ma cercando sempre il dialogo che porta vantaggi reciproci, come ha detto oggi la presidente Metsola."
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Nel momento in cui Donald Trump "fa saltare l'ordine internazionale basato sul multilateralismo" e "mette a rischio l'unità europea", è importante non far mancare "il nostro sostegno all'Ucraina" parallelamente ai negoziati che "non potranno coinvolgere Europa e Ucraina". Così Alessandro Alfieri, coordinatore di Energia Popolare, alla Direzione del Pd.
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Il giorno in cui Eni annuncia un utile di 14,3 miliardi di euro, la maggioranza presenta un decreto truffa che non affronta la vera questione di come ridurre il peso delle bollette. Il Governo Meloni per aiutare veramente le famiglie italiane avrebbe dovuto tassare gli extraprofitti, rivedere la decisione di trasferire 4,5 milioni di famiglie dal mercato tutelato a quello libero, e puntare sulle rinnovabili invece che sul gas". Così Angelo Bonelli, Co-Portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.
"La realtà dei fatti resta una sola: il governo di Giorgia Meloni ha favorito i grandi colossi energetici, che hanno accumulato extraprofitti per oltre 60 miliardi di euro, mentre le famiglie italiane hanno visto raddoppiare le bollette e molte sono costrette a non riscaldarsi per paura di non poterle pagare".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - “Benissimo il governo sulle bollette: previsti tre miliardi che andranno a sostegno di imprese e almeno 8 milioni di famiglie. Dalle parole ai fatti”. Così Armando Siri, Consigliere per le politiche economiche del Vicepremier Matteo Salvini e coordinatore dipartimenti Lega.
Roma, 27 feb (Adnkronos) - "Alcune veloci considerazioni a partire dalle cose che credo vadano meglio precisate. La prima: non siamo stati e non siamo di fronte a postura bellicista dell’Europa. Non è mai stata l’Ue a voler fare o a voler continuare la guerra e non è nemmeno vero che la mancanza di iniziative di pace siano dipese da una mancanza di volontà politica della ue. È stato Putin a rifiutare sempre ogni dialogo, quel dialogo che oggi riconosce a Trump perché lo legittima come suo alleato", Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.
"Occorre spingere con forza per un’autonomia strategica e politica dell’Europa, iniziando subito il percorso di cooperazione sulla difesa perché non saranno le buone intenzioni a rendere forte l’Unione Europea ma la capacità di imporsi e esercitare deterrenza, non escludendo nessuna opzione che sarà necessario adottare e che sarà stabilita in quadro di solidarietà europea".
"Per noi, democratici e europei, è il tempo di decidere - aggiunge Picierno- se essere solo un pezzetto di un Risiko in cui altri tirano i dadi o se essere un continente libero e forte. E va chiarito tanto ai nemici della democrazia quanto ai nostri alleati, senza perdere altro tempo e senza cincischiare noi: l’unica lotta che definisce il nostro tempo e il campo della politica, oggi, è quella dell’europeismo e in difesa delle democrazie liberali e delle libertà dei popoli".
"Siamo noi tutti in questo campo? Pensiamo ad un'alternativa alla destra che parta da questo campo? A me onestamente non è ancora chiaro. Sarei felice di essere smentita, ovviamente. Ma servono parole chiare che vanno pronunciate senza più giocare a nascondino. Crediamo tutti in un’Europa competitiva, con attori strategici del mercato più grandi e forti, un’Europa pronta ad affrontare le crisi internazionali sul piano politico e militare? Perchè questa è l’Europa che serve al mondo e agli europei. Non domani, oggi".
Roma, 27 feb. (Adnkronos) - Giorgia Meloni, "nell’incontro di Parigi c’era in ritardo e di malavoglia. Intanto partecipa con trasporto e passione agli incontri della destra mondiale che considera l’Europa un incidente della storia. A Kyiv alle celebrazioni per il terzo anno della resistenza, non c’era proprio. A dir il vero ero sola proprio come italiana, ma con tanti colleghi progressisti e socialisti, c’era il mondo libero, i leader e parlamentari progressisti consapevoli della sfida che abbiamo di fronte e che il tempo di agire è ora". Lo ha detto la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno, alla Direzione del Pd.