Una storia banale nella sua normale crudele inciviltà. 33 bambini, 22 donne di cui 3 incinte, e 15 uomini vengono ospitati nel centro d’accoglienza per casi fragili in via dei Codirossoni a Torre Maura in seguito a un bando di gara europeo indetto dal Comune nel 2015 perché la vecchia struttura che li ospitava andava chiusa perché il proprietario doveva rientrare in possesso dei locali.
Tutto regolare, quindi. No, perché i 33 bambini, le 22 donne di cui 3 incinte, e i 15 uomini, sono cittadini di etnia rom. Quindi delinquenti. Prima nello Sprar c’erano migranti: “Quelli non davano fastidio a nessuno” dice la gente, mentre calpesta il pane che doveva sfamare 33 bambini, 22 donne, di cui 3 incinte, e 15 uomini. Questi sono “animali”, dice il cittadino “normale” Giuseppe Andrea Barillaro che si vanta di essere stato lui a innescare la rivolta contro 33 bambini, 22 donne, di cui 3 incinte, e 15 uomini innocenti.
Il pronto intervento dei gruppi neofascisti è subito scattato: CasaPound, Forza Nuova, Azione Frontale, sono accorse a “sostenere” la protesta dei residenti, garantendo un presidio permanente fino a che non se ne sia andato l’ultimo “zingaro”. La protesta monta, si bruciano macchine e cassonetti davanti alla polizia e quelli stessi che hanno mandato allo sbaraglio 33 bambini, 22 donne, di cui 3 incinte, e 15 uomini, fanno immediatamente retromarcia: entro 7 giorni i 33 bambini, le 22 donne, di cui 3 incinte, e i 15 uomini saranno trasferiti altrove, nomadi per forza.
Cosa ci insegna questa storia banale?
Che non è più sufficiente fare i soliti discorsi sugli effetti di una discriminazione radicata nella gente che ostacola l’effettiva inclusione delle persone appartenenti alla comunità rom e sinta, che siano nelle baracche di un ghetto urbano o nelle case di un quartiere civile.
Non sono più sufficienti discorsi ragionevoli quando squadre fasciste possono impunemente fomentare la folla contro 33 bambini, 22 donne, di cui 3 incinte, e 15 uomini, colpevoli di niente se non di essere rom. C’è un problema più generale se, come a Verona un sostenitore di Dio patria e famiglia al grido “Salvini è uno di noi” si cala i calzoni mostrando il suo fiero culo fascista a una donna poliziotta e non succede nulla, se il pane destinato a 33 bambini, 22 donne, di cui 3 incinte, e 15 uomini viene calpestato perché gli “zingari devono morire di fame” e non succede nulla, se di fronte ai quotidiani atti di violenza contro immigrati, rom e sinti non succede nulla, se infine può passare una legge che permette ai condannati per reati di istigazione razziale di poter tornare a farsi eleggere nelle istituzioni rappresentative nazionali ed europee e non succede nulla.
Chiederemmo volentieri al ministro dell’Interno di garantire la sicurezza di questi 33 bambini, 22 donne, di cui 3 incinte, e 15 uomini, ma come fare se per lui la protesta razzista è “civile”?
Allora non basta chiedere, anche se lo facciamo, al prefetto e al questore di Roma di impedire il presidi intimidatori e umilianti e di tutelare la sicurezza di 33 bambini, 22 donne, di cui 3 incinte, e 15 uomini innocenti.
Non basta chiedere, anche se lo facciamo, alla magistratura di individuare e assicurare alla giustizia gli autori di atti vandalici esercitati contro la presenza innocua di 33 bambini, 22 donne, di cui 3 incinte, e 15 uomini documentati e vantati sui social come trofei di una crociata che stabilisce una scala diversa tra persone umane. Altrettanto chiediamo per le forze politiche che hanno istigato l’attacco.
Non basta chiedere, anche se lo facciamo, che l’amministrazione di Roma operi una mediazione con la popolazione quando è necessario inserire delle comunità, siano immigrati o rom e sinti, in contesti difficili.
Non basta chiedere, anche se lo facciamo, ai giornalisti e ai media di non spegnere le luci su questa storia e di seguire e portare all’opinione pubblica sia il destino di 33 bambini, 22 donne, di cui 3 incinte, e 15 uomini, sia l’accertamento delle responsabilità per atti criminali.
Chiediamo invece ai cittadini italiani, di ogni etnia, colore della pelle e religione e che hanno a cuore i valori della democrazia e della civiltà, possiamo accettare di vivere in un mondo nel quale vige la violenza razzista e la legge del più forte e 33 bambini, 22 donne, di cui 3 incinte, e 15 uomini siano umiliati come animali feroci?
Per conto nostro provvederemo a denunciare la persona che ha definito noi e 33 bambini, 22 donne, di cui 3 incinte, e 15 uomini “animali” e soprattutto tentiamo di resistere all’onda nera organizzando la comunità rom e sinta perché possa difendere il suo diritto a una vita normale come una qualunque altra comunità a fianco di chi riconosce nelle persone intorno al lui, nel prossimo la propria umanità.