La deposizione di Dayo Ayoade nel processo con al centro la presunta maxi tangente in cambio del diritto di sfruttamento del blocco petrolifero Opl 245. Il Cane a sei zampe e Shell stando alle sue parole avrebbero usato il governo nigeriano per evitare contatti diretti con la Malabu di Dan Etete
Il governo federale della Nigeria ha svolto un ruolo da “intermediario” ed è servito come una sorta di “tubo per trasmettere il pagamento” da parte di Eni e Shell di 1 miliardo 92 milioni e 40mila dollari a Malabu, società dell’ex ministro del petrolio Dan Etete, per la consegna del blocco petrolifero Opl 245. E’ uno dei passaggi finali della deposizione di Dayo Ayoade, docente di Giurisprudenza a Lagos e consulente tecnico della Procura nel processo con al centro la presunta maxi tangente in cambio del diritto di sfruttamento del giacimento e che vede tra gli imputati il gruppo petrolifero italiano con il suo attuale ad Claudio Descalzi, il predecessore Paolo Scaroni, la compagnia olandese e alcuni suoi ex dirigenti, e anche Etete.
Il consulente oltre a parlare di alcune “anomalie” nell’operazione a proposito di due “escrow account”, conti di garanzia aperti presso Jp Morgan Chase Bank, ha spiegato che il primo è servito per il pagamento di 207,9 milioni di dollari al governo come ‘bonus di firma’ per Opl 245, mentre il secondo, sul quale sono stati depositati il miliardo e 92 milioni circa “è preoccupante. Questo perché il denaro è stato consegnato al Governo Federale come intermediario per il pagamento a Malabu”. Governo che “fu un tubo per trasmettere il pagamento. Questo avrebbe protetto Eni e Shell dall’avere a che fare con la scarsa reputazione di Malabu”. Quindi per il consulente i due gruppi, in questo modo, avrebbero usato il governo per evitare contatti diretti con la società di Dan Etete. Eni e Shell hanno invece sempre sostenuto di aver effettuato il pagamento direttamente al governo il cui ingresso nell’operazione è stata una garanzia.
Tra le varie cose, Ayoade ha spiegato di essere stato “sorpreso” dal fatto che nel Resolution Agreement del Governo Federale Nigeriano, il coinvolgimento dell’allora ministro del petrolio in carica è stato “quasi inesistente”, mentre tra i protagonisti delle negoziazioni c’era il Procuratore Generale (Attorney General) Muhammed Adoke Bello. Infine ha anche detto, concordando con i pm, che a suo parere l’assegnazione del blocco Olp 245, il più grande della Nigeria, con il Resolution Agreement, di prassi utilizzato per comporre controversie e contenziosi, è “senza precedenti” nella storia del paese africano.
Eni ha diffuso una nota in cui si legge che Ayoade “ha sostanzialmente confermato che il pagamento fu effettuato dalle due società direttamente al governo nigeriano, esprimendo poi valutazioni del tutto personali sul successivo utilizzo dei pagamenti da parte del governo, e non di Eni e Shell”. E ancora, “il consulente ha dichiarato di non avere la conoscenza tecnica e le informazioni sufficienti per attribuire autonomamente un valore economico all’operazione. Teniamo a sottolineare che il consulente ha specificato di avere ricevuto informazioni da tecnici pagati dall’associazione Global Witness. Inoltre, ha precisato che gli escrow account, conti utilizzati da Eni e Shell per pagare il Governo nigeriano, sono strumento di comune utilizzo nell’industria dell’oil and gas. Ha confermato poi che la pratica dell’allocazione discrezionale delle licenze è tutt’ora perfettamente legale in Nigeria, così come rientra nel disponibilità esecutiva del Presidente concedere esenzioni fiscali. Prendiamo atto infine come il Presidente del Tribunale abbia messo in evidenza con le sue domande alcune contraddizioni emerse nel corso della deposizione, sul valore dell’operazione e sull’utilizzo del back in right”.