LE CARTE - Il comune di Roma aveva aggiudicato all'associazione un appalto triennale da 2,7 milioni perché questa accogliesse i minori e li identificasse, prima di smistarli in case famiglia. Tutti gli interventi dovevano essere realizzati in 96 ore e l'associazione incassava il compenso per ogni ospite anche "se il giorno di uscita coincide con quello di entrata". Quindi ai gestori conveniva avere posti liberi da riempire per incassare nuove rette
Il cancello carrabile che dà su Via Maria Annibale di Francia è chiuso e non può essere aperto perché “ci sono le videocamere”. Per questo la ragazzina, arrivata pochi minuti prima, deve scavalcare. “Ma io ho paura”, risponde lei. “Dai, che non tu succede niente”, risponde l’operatrice. Quella si fa coraggio, scavalca e se ne va. La onlus denunciava, poi, falsamente l’allontanamento volontario e incassava illecitamente gli 84 euro di quota fissa (33 euro di quota variabile) per ciascun “ospite”. Quindi dichiarava la disponibilità di un nuovo posto e il giro ricominciava. Operavano così i dipendenti della Virtus Italia secondo la Procura di Roma, che questa mattina ha emesso un provvedimento cautelare nei confronti di 22 persone nell’ambito dell’indagine che coinvolge i vertici della onlus, centro di primissima accoglienza per minori non accompagnati in zona Villa Spada, a Roma.
Il Campidoglio aveva aggiudicato alla Associazione “Virtus Italia Onlus – Consorzio di solidarietà sociale” un appalto triennale da 2,68 milioni di euro, perché questa accogliesse i minorenni e provvedesse alla loro identificazione e alle prime cure, prima di smistarli in case famiglie. In questo contesto, scrive il Gip, “il Centro si obbliga a garantire una continua disponibilità di posti, assicurando che tutti gli interventi siano realizzati in 96 ore, al termine delle quali il minore deve essere indirizzato verso una sistemazione caratterizzata da maggiore stabilità”. Per questo motivo “il servizio residenziale deve avere durata molto breve, essendo volto a garantire l’identificazione, l’accertamento della sua situazione personale e familiare e il soddisfacimento dei bisogni primari del minore stesso”.
Il Comune, da parte sua, corrispondeva all’associazione che gestiva il centro “un compenso giornaliero per singolo ospite (per un totale di 30 posti) pari ad € 118,50, suddivisa in una quota fissa di € 84,87 ed una quota variabile – riferita ad ogni giorno di effettiva presenza nel Centro – pari ad € 33,63. “E’ significativo – prosegue il Gip – che l’importo giornaliero di € 84,87 – per ciascuno dei trenta posti – è corrisposto in maniera fissa e con cadenza mensile, indipendentemente dalla presenza di ospiti o meno, mentre la quota giornaliera di € 33,63 è corrisposta soltanto in ragione dell’effettiva presenza di un minorenne presso detta struttura, sin dal momento dell’accesso”. Il contratto prevede addirittura che “se il giorno di uscita coincide con quello di entrata, indipendentemente dall’orario di entrata/uscita, viene riconosciuto il corrispettivo per una giornata“.
E’ qui che risiede il guadagno della Virtus, secondo gli inquirenti: alla onlus conveniva avere posti liberi da riempire continuamente: per raggiungere questo obiettivo gli operatori lasciavano andare via gli ospiti, in modo da poterne accogliere altri e incassare altre rette. Sono stati 58 i ragazzini non accompagnati, tutti compresi tra i 9 e 17 anni, di cui i pubblici ministeri hanno accertato l’allontanamento tra il 2017 e il 2018. Gli operatori aprivano il cancello carrabile che dà sulla stradina a pochi passi dalla via Salaria, zona nord della Capitale, e poi li facevano uscire il più in fretta possibile. In altri casi facevano scavalcare loro il cancello. In uno di questi casi un ragazzino era caduto riportando una contusione polmonare ed è stato ricoverato in ospedale con una prognosi di 15 giorni.
I ragazzi, prosegue l’accusa, “vengono lasciati allontanare persino qualche minuto dopo il loro ingresso. In tal modo, tuttavia, il Centro lucra non solo la quota fissa, ma anche la quota variabile giornaliera per ciascuno dei minori, che viene incamerata da parte del Centro senza avere di fatto gli operatori fornito alcuna prestazione, che non sia quella di aprire il cancello carrabile, di voltarsi dall’altra parte in occasione della fuga dei minori o; talvolta, di fingere una rincorsa del fuggitivo nella poco riuscita imitazione del bravo operatore”. In questo modo il contratto firmato con il Campidoglio veniva disattesa e la onlus veniva pagata per servizi che non erogava. Di qui le accuse dei pm di piazzale Clodio: abbandono di minori, falso e frode in pubbliche forniture.