di Carblogger
Chiudete gli occhi e sedetevi: Elon Musk e John Elkann sono oggi i manager più a lungo al vertice dell’industria dell’auto e i più giovani anagraficamente. Il primo a quasi 48 anni dirige Tesla da oltre dieci, il secondo a 43 anni (1° aprile) è presidente di Fiat Group da nove (e di Fiat Chrysler da quattro anni e mezzo). Lo so che qualcuno di voi si è già alzato sbuffando: vabbè, Musk naviga a vista, Elkann è pervenuto solo dopo la scomparsa di Sergio Marchionne. Ma la medaglia è loro.
Via Marchionne, Ghosn e a maggio Zetsche, rispetto a Musk ed Elkann il top management dell’industria dell’auto globale è più vecchio d’età ma più fresco di patente da Ceo: Barra in Gm da 3,2 anni, Hackett in Ford da 1,8 anni, Manley in Fca da nove mesi. Bolloré in Renault ha appena superato l’esame, Diess in Volkswagen da meno di un anno, Kruger in Bmw da 3,8 anni. I due giapponesi, che contribuiscono alla popolazione più vecchia del mondo, fanno la figura di ragazzini: Toyoda è al potere in Toyota da 5,8 anni, Hachigo in Honda da 3,8 anni.
Che significa? Niente, la stessa cosa che Musk ed Elkann hanno in comune. Ma niente è anche ciò che capisco di quanto sta scrivendo nell’ultima settimana il Financial Times, probabilmente sotto effetto da Brexit. L’altro giorno se ne escono che Renault riparte con la fusione con Nissan, come se niente fosse stato. In modo che, dopo 12 mesi di passeggiata di salute e strage di samurai, il gruppo e non più l’Alliance possa inglobare pure Fiat Chrysler.
Fumo di Londra, rispondo a un amico che mi chiede un parere. Meno fumoso il giudizio di Max Warburton, il migliore degli analisti automotive: “Sbagliato, ingestibile, fondamentalmente improbabile”. E un “speriamo si tratti solo della fantasia di un banchiere”. Torno al Financial Times pensieroso, e che succede? M’imbatto nella seguente definizione del giovane vecchio Elkann: “Baluardo della dinastia Fiat”, “perfetto modello di un moderno industriale globale”.
Wow, mi sono perso qualcosa, è evidente. “Fiat Chrysler va, ma solo grazie a un camaleonte culturale”, scrive Warburton. Ancora Elkann? Macché, sta parlando dello “scomparso, grande Marchionne”. Brexit!