A una settimana esatta dal “no deal” e dal caos che potrebbe conseguirne, qualcosa si muove sull’asse Londra-Bruxelles. L’iniziativa la prende di buon mattino Donald Tusk che, secondo una fonte europea citata dalla Bbc, vuole proporre un rinvio “flessibile” di 12 mesi per la Brexit. Il piano del il presidente del Consiglio europeo permetterebbe comunque al Regno Unito di lasciare l’Ue prima, se il Parlamento britannico ratificherà un accordo, ma la proposta dovrà essere accettata dai 27 leader europei al vertice straordinario del 10 aprile.

Una proposta che funge da pungolo per Londra, dove proseguono le trattative tra i Tory e il Labour. Tre quarti d’ora dopo che la Bbc aveva diffuso la proposta di Tusk, Downing Street ha fatto sapere che Theresa May ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Ue per proporre un rinvio dell’uscita dall’Unione fino al 30 giugno. “Nel caso in cui le parti siano in grado di ratificare più velocemente, l’estensione sarà conclusa prima”, scrive May in una lettera a Tusk, in vista del summit straordinario dei leader Ue della prossima settimana.

Per ora le due parti restano divise su diversi temi. La prima condizione posta nelle ultime settimane da Bruxelles per l’ok a un eventuale piano di rinvio è che il Regno Unito partecipi alle elezioni europee, eventualità che finora la May ha cercato di evitare: essere costretto a organizzare il voto per il rinnovo dell’Europarlamento a tre anni dal referendum è considerata sulle due sponde della Manica un motivo di grande imbarazzo per il governo conservatore che ha condotto le trattative.

Per evitare di andare al voto “il governo britannico vuole concordare una tabella di marcia per la ratifica che permetta al Regno Unito di ritirarsi dall’Ue prima del 23 maggio e così cancellare le elezioni parlamentari europee – si legge nella lettera che la May ha scritto a Tusk, in vista del vertice del 10 aprile – ma continuerà a fare preparazioni responsabili per organizzarle, se” questo piano “non si dimostrasse possibile”, prosegue la premier consapevole dell’estrema fermezza della Commissione europea sulla questione. May quindi “accetta la posizione del Consiglio europeo per cui se sarà ancora un paese membro dell’Unione europea il 23 maggio sarà tenuto a indire elezioni”.

Per superare lo stallo in cui Londra ormai è impantanata da diverse settimane l’Ue aveva chiesto, inoltre, una svolta significativa: elezioni politiche o un nuovo referendum.

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