Nei due processi era imputato anche Calogero Pulici, appuntato della Guardia di Finanza (ex assistente della Principato, allontanato dagli uffici della Procura nel settembre 2015), che è stato prosciolto in uno e assolto nell'altro
Un proscioglimento e una condanna. Così due dei magistrati che hanno dato la caccia al latitante Matteo Messina Denaro sono stati giudicati dal tribunale di Caltanissetta. È stato prosciolto “nel merito” Marcello Viola, ex capo della procura di Trapani e adesso procuratore generale a Firenze mentre è stata condannata a 40 giorni di reclusione (pena sospesa) Maria Teresa Principato, ex procuratore aggiunto di Palermo e adesso tra i componenti della Dna (Direzione Nazionale Antimafia). Entrambi erano accusati di rivelazione del segreto d’ufficio e mentre il procedimento di Viola si trovava dinanzi al gup quello della Principato era a giudizio dal gip, con il rito abbreviato. Nei due processi era imputato anche Calogero Pulici, appuntato della Guardia di Finanza (ex assistente della Principato, allontanato dagli uffici della Procura nel settembre 2015), che è stato prosciolto in uno e assolto nell’altro.
Viola era accusato di aver ricevuto nell’ottobre 2015 una pen drive, consegnata dal finanziere, contenente materiale coperto da segreto investigativo: erano i verbali di interrogatorio del collaboratore di giustizia Giuseppe Tuzzolino. In un primo momento erano stati indagati con l’aggravante dell’articolo 7, cioè di aver agevolato la mafia, mettendo a repentaglio le indagini della Dda di Palermo. Per i due la procura di Caltanissetta aveva chiesto l’archiviazione sostenendo che è “processualmente accertato un continuo rapporto di collaborazione e di scambio di atti tra le Autorità Giudiziarie di Trapani e Palermo”. Ma il gip aveva disposta l’imputazione coatta. Nell’ultima udienza il gup Graziella Luparello aveva acquisito i verbali di testimonianza di due magistrati tuttora in servizio a Palermo, che raccontavano modalità e metodologie con cui venivano condotte le indagini sul latitante Messina Denaro. Alla luce di queste informazioni il gup aveva chiesto di ascoltare la Principato che oggi si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Principato, invece, era finita a processo perché, dopo essere stata interrogata nell’ambito di un’altra indagine che riguardava Pulici (poi archiviata), aveva chiamato il finanziere riferendogli il contenuto dell’interrogatorio.