“Rievocare la realtà nei disegni piuttosto che immaginarseli reali”. È così che Isao Takahata descriveva il fine ultimo della sua arte. L’elemento simbolico e incantato fa capolino nella realtà invece di assorbirla completamente o di lasciarsi assorbire da essa, compiendo una rivalutazione radicale nel rapporto tra mimesi e astrazione alla base del processo di animazione. Attraverso questa peculiarità artistica Takahata si è reso immortale, lasciando una traccia ben più significativa dell’essere ricordato quale “altro volto” dello studio Ghibli, insieme al sodale e amico Hayao Miyazaki.
Cinema - 5 Aprile 2019
Isao Takahata, da Heidi allo Studio Ghibli. Un anno fa ci lasciava un gigante
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione