Cultura

Pirelli Hangar Bicocca e Fondazione Prada vincono l’Oscar dell’Arte. Al Poldi Pezzoli Any Smith incontra Fornasetti. A MiArt, il quadro più caro della fiera: Le Salon de Dieu dell’amatissimo Matisse valutato 15 milioni di euro

Con questo spirito apre Miart, una concentrazione di 185 gallerie, le più influenti del mondo, provenienti da 19 paesi. Perché c’è differenza fra arte e fiera dell’arte

di Januaria Piromallo
Pirelli Hangar Bicocca e Fondazione Prada vincono l’Oscar dell’Arte. Al Poldi Pezzoli Any Smith incontra Fornasetti. A MiArt, il quadro più caro della fiera: Le Salon de Dieu dell’amatissimo Matisse valutato 15 milioni di euro

Hanno vinto l’Oscar. Il Pirelli Hangar Bicocca e la Fondazione Prada hanno vinto il Global Fine Art Awards di New York, il prestigiosissimo riconoscimento per le migliori installazioni nel 2018: quella all’Hangar sugli “Ambienti” di Lucio Fontana e, per la Fondazione Prada, sull’arte e la società in Italia negli anni del fascismo. Milano si conferma the Place to Be. E con questo spirito apre Miart, una concentrazione di 185 gallerie, le più influenti del mondo, provenienti da 19 paesi. Perché c’è differenza fra arte e fiera dell’arte.

Alla Miart, tanta roba, troppa, prismi specchiati e sfaccettai, una canoa rossa poggiata su un barile, stracci appesi, in sospensione artistica anche pezzi di riciclo, semi sfere e spugne/scultura. La tela rosa pallido di Ettore Spalletti ci informa che è un lavoro dell’artista su luce e colore. Si chiamano soft sculture e sono coperte etniche provenienti da Cusco che formano un arco “naturale” (senza struttura portante). Gallerista ante litteram nel senso prima che diventasse una professione à la page, Franco Calarota, da 50 anni la sua Galleria d’Arte Maggiore, sede principale a Bologna, è un crocevia di collezionisti da ogni dove. Con nonchalance ha appeso un “morandino”, nel senso una natura morta di Giorgio Morandi che costa quanto un appartamento, 950mila euro. Alla Donna nel vaso di Matisse (valutato 8 milioni) è troppo affezionato e spera tanto di non venderlo. Mentre le Salon de Dieu sempre di Matisse, sublime, è valutato 15 milioni di euro. Ma è come annusare troppi profumi, alla fine non li riconosci più. Anzi ti danno un po’ l’assuefazione.

Al Poldi Pezzoli Any Smith incontra Fornasetti, storico atelier milanese di design: dipinti ispirati alle collezioni del Museo, incisioni, reinterpretazioni di piatti, vasi e trumeau in collaborazione con Barnaba Fornasetti. “Mountain of the muse” ( fino al 12 maggio) questo il nome evocativo della mostra, fa riferimento al Parnaso della Divina Commedia ma si riferisce anche all’iconica serie “Tema e Variazioni” di Fornasetti. Per Any, giovane artista inglese molto quotata e rappresentata da Hauser & Wirth, galleria di Zurigo molto quotata, diventa musa la dama del Pollaiolo, ritratto rinascimentale di somma bellezza, tra l’altro molto amato da Piero Fornasetti. Arte fusion, tra antico e contemporanea, tra le sale storiche del museo, fra madonne rinascimentali e armature, si snoda una sorta di caccia al tesoro alle  creazioni simbolo di Barnaba e Any.

Passaggio in India all’Hangar Bicocca che inaugura la personale dell’artista indiana Sheela Gowda, che vive e lavora a Bangalore, la prima volta in Italia. Un percorso di 23 installazioni realizzate con materiali di scarto, dai capelli alla pietre per la macina, cenere d’incenso, sterco di mucca pietrificato e contenitori usati nei cantieri battuti a mano per ottenere forme tondeggianti. Marco Tronchetti Provera, amministratore delegato Pirelli, in una conversazione itinerante fra le opere, chiede il significato significante della mostra “Remains”, l’artista risponde con candore: “E’ più difficile spiegare che farlo”( Fino al 15 settembre).

Fondazione Prada: di pura arte concettuale è la lunghissima installazione “Wheter Line” concepita dal duo artistico Lizzie Fitch e Ryan Trecartin, entrambi americani. Si percorre un percorso obbligato in un’unica direzione formato da un reticolato: potrebbe significare il nostro vissuto esistenziale, senza via d’uscita. O anche terre di confine che il progetto multimediale rende labili. Diverse le forme di narrazione, echi sonori di sottofondo, come trovarsi in un luna park, in uno zoo, camminare in corridoi guidati da strutture di limitazioni e reclusioni dove il pubblico può avere possibilità di scelta e di azione, diventando spettatore e protagonista.

Foto Januaria Piromallo.

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