Addio bus. Da qualche mese agli allenamenti Fabien ci va con il monopattino, la sua personale via di fuga dalle meschinità degli adulti. Gliel’hanno regalato i suoi genitori, dopo aver scoperto che il ragazzo, 13 anni, nato in Congo e adottato all’età di 2 anni, era stato più volte insultato sul pullman per il colore della sua pelle. “Non sale più sull’autobus, quindi per il momento abbiamo risolto così, ma non è certo una soluzione” racconta la madre, Gabriella Nobile. Prima delle elezioni del 4 marzo, la donna aveva scritto una lettera aperta a Matteo Salvini, denunciando gli episodi di razzismo vissuti dai suoi figli. “Dopo quell’appello ho ricevuto decine di messaggi di persone che si trovavano nella mia stessa situazione. Così ho deciso di dar voce a tutte noi”. Da qui il passo successivo: la decisione di creare l’associazione “Mamme per la pelle”, con l’obiettivo di promuovere la diversità con progetti culturali e scolastici, e offrire assistenza psicologica e legale ai ragazzi e alle loro famiglie. Oggi ne fanno parte circa 500 madri, in gran parte adottive con bambini che arrivano da ogni angolo del mondo. Ma sono iscritte anche mamme straniere e di coppie miste. I loro racconti sono uniti da un filo comune, descrivono oltraggi e discriminazioni nelle banali attività quotidiane. “Il vero problema sono i comportamenti degli adulti. Loro sono quelli che dovrebbero proteggerli”.
Sabato 6 aprile le madri di Mamme per la pelle saranno a Roma, per un sit-in in piazza Euclide, la stessa dove alcuni giorni fa è stata aggredita una donna africana con i suoi bambini: “Sarà un presidio pacifico e colorato”. Le famiglie raccontano di un’escalation razzista, che loro vivono in prima persona dentro le mura di casa. Vedono i figli tornare da scuola sconvolti, arrabbiati, a volte addirittura traumatizzati. “La situazione è peggiorata nell’ultimo anno, riceviamo lettere da tutta Italia. Sono voci che non possono rimanere inascoltate”. Una pioggia di segnalazioni che va a comporre un archivio fatto di singoli episodi, ma anche di condotte ripetute e diffuse. Comportamenti che non sempre finiscono in denunce, ma che sulla vita di un bambino o di un adolescente possono avere comunque un effetto dirompente. “Ci sono giovani che non riescono più a entrare in discoteca, perché lasciati alla porta dai buttafuori. Oppure il caso di un bambino quattordicenne etiope finito in terapia dopo essere stato scambiato e perquisito come uno spacciatore su un treno”.
Tra le sostenitrici dell’associazione c’è anche Paola Crestani, presidente del Ciai, Centro italiano di aiuti all’infanzia, ente nato nel 1968, il primo a introdurre in Italia l’adozione internazionale. “In questi 50 anni di attività abbiamo creato decine di famiglie ‘colorate’ e abbiamo sempre registrato episodi di razzismo – racconta – negli ultimi anni però le segnalazioni che ci arrivano dalle nostre famiglie sono aumentate. Pensavamo di andare avanti, invece stiamo tornando indietro”. Anche sua figlia, una ragazza di origine indiana, ne è rimasta vittima. “Qualche mese fa, sul treno una signora si è rifiutata di sedersi accanto a lei insultandola per il colore della pelle. Non ne vuole parlare perché, oltre a stare male per l’accaduto, è rimasta molto colpita dai commenti ricevuti. Commenti non certo piacevoli”. La richiesta comune di queste famiglie è una maggiore attenzione nel linguaggio, soprattutto da parte di chi ha un ruolo pubblico. “Le parole sono importanti, sono fondamentali. Si ripercuotono sulla vita di ragazzini che non hanno colpe”. E a chi parla di “falso problema” rispondono così: “Se qualcuno pensa sia un’esagerazione, dovrebbe provare a vivere ciò che viviamo noi tutti i giorni”
Diritti - 5 Aprile 2019
Razzismo, la mobilitazione delle madri adottive: “Insultati e trattati da spacciatori. Così è cambiata la vita nei nostri figli”
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Addio bus. Da qualche mese agli allenamenti Fabien ci va con il monopattino, la sua personale via di fuga dalle meschinità degli adulti. Gliel’hanno regalato i suoi genitori, dopo aver scoperto che il ragazzo, 13 anni, nato in Congo e adottato all’età di 2 anni, era stato più volte insultato sul pullman per il colore della sua pelle. “Non sale più sull’autobus, quindi per il momento abbiamo risolto così, ma non è certo una soluzione” racconta la madre, Gabriella Nobile. Prima delle elezioni del 4 marzo, la donna aveva scritto una lettera aperta a Matteo Salvini, denunciando gli episodi di razzismo vissuti dai suoi figli. “Dopo quell’appello ho ricevuto decine di messaggi di persone che si trovavano nella mia stessa situazione. Così ho deciso di dar voce a tutte noi”. Da qui il passo successivo: la decisione di creare l’associazione “Mamme per la pelle”, con l’obiettivo di promuovere la diversità con progetti culturali e scolastici, e offrire assistenza psicologica e legale ai ragazzi e alle loro famiglie. Oggi ne fanno parte circa 500 madri, in gran parte adottive con bambini che arrivano da ogni angolo del mondo. Ma sono iscritte anche mamme straniere e di coppie miste. I loro racconti sono uniti da un filo comune, descrivono oltraggi e discriminazioni nelle banali attività quotidiane. “Il vero problema sono i comportamenti degli adulti. Loro sono quelli che dovrebbero proteggerli”.
Sabato 6 aprile le madri di Mamme per la pelle saranno a Roma, per un sit-in in piazza Euclide, la stessa dove alcuni giorni fa è stata aggredita una donna africana con i suoi bambini: “Sarà un presidio pacifico e colorato”. Le famiglie raccontano di un’escalation razzista, che loro vivono in prima persona dentro le mura di casa. Vedono i figli tornare da scuola sconvolti, arrabbiati, a volte addirittura traumatizzati. “La situazione è peggiorata nell’ultimo anno, riceviamo lettere da tutta Italia. Sono voci che non possono rimanere inascoltate”. Una pioggia di segnalazioni che va a comporre un archivio fatto di singoli episodi, ma anche di condotte ripetute e diffuse. Comportamenti che non sempre finiscono in denunce, ma che sulla vita di un bambino o di un adolescente possono avere comunque un effetto dirompente. “Ci sono giovani che non riescono più a entrare in discoteca, perché lasciati alla porta dai buttafuori. Oppure il caso di un bambino quattordicenne etiope finito in terapia dopo essere stato scambiato e perquisito come uno spacciatore su un treno”.
Tra le sostenitrici dell’associazione c’è anche Paola Crestani, presidente del Ciai, Centro italiano di aiuti all’infanzia, ente nato nel 1968, il primo a introdurre in Italia l’adozione internazionale. “In questi 50 anni di attività abbiamo creato decine di famiglie ‘colorate’ e abbiamo sempre registrato episodi di razzismo – racconta – negli ultimi anni però le segnalazioni che ci arrivano dalle nostre famiglie sono aumentate. Pensavamo di andare avanti, invece stiamo tornando indietro”. Anche sua figlia, una ragazza di origine indiana, ne è rimasta vittima. “Qualche mese fa, sul treno una signora si è rifiutata di sedersi accanto a lei insultandola per il colore della pelle. Non ne vuole parlare perché, oltre a stare male per l’accaduto, è rimasta molto colpita dai commenti ricevuti. Commenti non certo piacevoli”. La richiesta comune di queste famiglie è una maggiore attenzione nel linguaggio, soprattutto da parte di chi ha un ruolo pubblico. “Le parole sono importanti, sono fondamentali. Si ripercuotono sulla vita di ragazzini che non hanno colpe”. E a chi parla di “falso problema” rispondono così: “Se qualcuno pensa sia un’esagerazione, dovrebbe provare a vivere ciò che viviamo noi tutti i giorni”
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Tel Aviv, 26 feb. (Adnkronos) - Le Idf hanno colpito diverse postazioni di lancio nella zona di Khan Yunis, nel sud di Gaza, dalle quali è stato lanciato un razzo poi caduto all'interno della Striscia.
Gaza, 26 feb. (Adnkronos) - Hamas ha annunciato che l'ospedale europeo di Khan Yunis si sta preparando ad accogliere i 602 detenuti palestinesi che dovevano essere rilasciati da Israele sabato e la cui liberazione era stata rinviata. Si prevede che arriveranno nella Striscia di Gaza tra le 22 e la mezzanotte di oggi.
Roma, 26 feb (Adnkronos) - Pd e M5s hanno chiesto, nella Conferenza dei capigruppo della Camera, che la premier Giorgia Meloni riferisca in aula prima del 6 marzo, data del Consiglio Ue straordinario sull'Ucraina. "Vedremo, ma l'agenda della Meloni è molto impegnata", ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani al termine della capigruppo.
"Speriamo che venga, non ci hanno dato molti margini ma riteniamo che per una cosa così importante doveva essere automatico. Ci è stato detto che ci sono degli impegni", ha spiegato il capogruppo del M5s Riccardo Ricciardi.
"La nostra è stata una richiesta molto pressante e ci auguriamo che il ministro Ciriani che ci ha detto che la avrebbe incontrata a breve ci possa dare una risposta. Questo Consiglio straordinario del 6 marzo richiede un confronto parlamentare inevitabile. Non è sufficiente aspettare le comunicazioni del 18 e 19 marzo. Ci auguriamo che la stessa presidente del Consiglio comprenda quanto sia necessario un confronto parlamentare sui temi della politica internazionale e dell'Ucraina nel caso specifico", ha spiegato la capogruppo del Pd Chiara Braga.
Roma, 26 feb (Adnkronos) - Si terrà il 5 marzo alla Camera la commemorazione di Nicola Calipari a 20 anni dalla sua scomparsa.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - "La vergogna dei centri per migranti in Albania si arricchisce giorno dopo giorno di altre perle. Non solo violano le leggi e le convenzioni internazionali; non solo sono uno sperpero ingente di risorse dei contribuenti; non solo restano sostanzialmente chiusi o tramutati in canili; oggi scopriamo, grazie ad una denuncia del sindacato Silp-Cgil, che i poliziotti italiani impegnati nella vigilanza non ricevono neanche il giusto compenso per la loro attività. Ritardi sui pagamenti degli straordinari, ma anche sulle altre voci della busta paga". Così il deputato democratico, Matteo Mauri, responsabile Sicurezza del Partito Democratico.
"Per il trattamento di missione all'estero, ad esempio, hanno ricevuto solo un acconto dall’agosto 2024 e nulla più. Si tratta di un trattamento inaccettabile per un personale che si è trovato senza colpa anche al centro di polemiche mediatiche proprio per la condizione di sostanziale inutilità della presenza in Albania. Il governo intervenga subito per mettere fine a questa doppia beffa e, soprattutto, faccia marcia indietro su un’operazione inutile, costosa e disumana”.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - Il seguito dell'esame della mozione sfiducia al ministro della Giustizia Carlo Nordio alla Camera si svolgerà martedì 4 marzo se conclusi i precedenti Odg, altrimenti giovedì 13 marzo. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio.
Roma, 26 feb. (Adnkronos) - "Due anni fa, nelle acque di Cutro, si consumava una delle più tragiche stragi di migranti nel Mediterraneo. Un’imbarcazione salpata dalla Turchia con oltre 180 persone a bordo, si è trasformata in una bara per almeno 94 di loro, tra cui donne e bambini. Una tragedia annunciata, che avrebbe potuto e dovuto essere evitata. Su questa strage pesa una responsabilità politica chiara". Così Angelo Bonelli parlamentare di Avs in una nota.
"Il governo di Giorgia Meloni, che dopo la tragedia si recò a Cutro per promettere che avrebbe inseguito gli scafisti 'lungo tutto il globo terracqueo', non ha mai fatto luce sulle scelte e sulle omissioni che hanno portato a quel naufragio. Perché l’allarme lanciato da Frontex non è stato accolto con la tempestività necessaria? Perché si è lasciata quella barca in balia delle onde, senza un intervento di soccorso adeguato? A due anni di distanza, il governo continua con la sua politica repressiva e propagandistica sull'immigrazione, senza affrontare le cause profonde delle migrazioni né garantire i salvataggi in mare. Il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, con il suo linguaggio disumano – definendo le vittime un 'carico residuale' – ha incarnato la cinica indifferenza con cui questo esecutivo ha trattato la vicenda".
"Ma l’ipocrisia del governo Meloni non si ferma qui. Dopo aver promesso di dare la caccia agli scafisti, ha permesso che Mohammed Almasri – accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l'umanità e crimini di guerra, ritenuto responsabile di omicidi, violenze sessuali e torture nella prigione di Mitiga a Tripoli, dove migliaia di migranti vengono rinchiusi e torturati – fosse scortato in Libia con un aereo di Stato. Un gesto che rivela, ancora una volta, la complicità del governo italiano con le milizie libiche responsabili di abusi indicibili nei confronti di uomini, donne e bambini che cercano di fuggire dall’inferno. La premier Meloni deve rispondere alla famiglie delle 94 vittime: perché non sono partiti mezzi adeguati che avrebbero potuto mettere in sicurezza l'imbarcazione sulla quale viaggiavano i migranti? Perché non è partita la Guardia costiera?. Oggi come allora chiediamo verità e giustizia per le vittime di Cutro e per i 30 mila migranti morti nel Mediterraneo in 10 anni: 1.452 (tra morti e dispersi) solo nel 2024", conclude Bonelli.