1. È possibile parlare di Kurt Cobain, leader dei Nirvana, senza mistificarne la figura? È difficile. In ambito musicale la cultura tende a celebrare le rockstar, ancor più quelle passate a miglior vita. A prendere il sopravvento è generalmente la versione romantica della vicenda. A tale riguardo Frances Bean Cobain, la figlia oggi ventiseienne afferma: “È scritto sulla pietra che mio padre è uno dei padri putativi del Grunge, avrà per sempre ventisette anni e resterà bello e biondo in eterno. Tutto ciò è ok, ma non sopporto il romanticismo attorno alla sua figura, mio padre è morto nel modo peggiore”.
2. Fu la radio locale di Seattle a trasmettere le prime agghiaccianti indiscrezioni circa la tragica morte del musicista. Quella che sembrava essere soltanto una voce, timidamente prese corpo; un silenzio che si fece presto rumore assordante, fino a divenire tam tam inesorabile nella mente e nel cuore di chi nelle sue canzoni aveva trovato rifugio. Era l’8 aprile 1994 (ma morì il 5) e la voce dello speaker gelidamente annunciò: “Il cantante dei Nirvana, Kurt Cobain, si è ucciso con un colpo di arma da fuoco nella sua abitazione”. Parole pesanti, in grado di sgretolare in un istante le certezze di un’intera generazione.