Habemus commissione! Il Presidente ha firmato.
La commissione bicamerale d’inchiesta sugli istituti di credito è realtà. Il paese si munisce di un organo, regolato dall’articolo 82 della Costituzione italiana, che svolgerà le stesse funzioni della magistratura (indagare su argomenti di interesse pubblico) non potendo, però, sentenziare.
Ma c’è un però. Che la commissione “non sconfini dai suoi compiti e rispetti l’autonomia delle authority”, è stato l’avvertimento, alquanto irrituale di Sergio Mattarella. Irrituale tanto quanto il monito del presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, “i componenti della commissione siano scelti tra gli esperti del settore”, che manda la Costituzione al bar.
Il documento è firmato, il Presidente ha firmato ma c’è preoccupazione. C’è la preoccupazione di BankItalia (organo di vigilanza, il quale si ritroverà esso stesso vigilato), c’è la preoccupazione della casta, che ha paura di ritrovarsi uomini del governo gialloverde (su tutti Gianluigi Paragone, possibile Presidente della futura commissione) ad intralciare le proprie sacrosante attività di lobbying.
Ciò che traspare, infatti, dalla lettera inviata da Mattarella ai Presidenti delle Camere è che l’appoggio del Capo dello Stato sia solo formale. In sostanza c’è il timore del pericolo antieuropeista, suscitato dalle intemperanze populiste del nuovo governo, per non essere gli artefici della fine dell’età d’innocenza. In pratica la gestione ordinaria degli istituti di credito non va influenzata, così come la Ue e la Bce vanno trattate con serenità e moderazione. Sembrerebbe quasi un premio di consolazione per il M5S, con la promessa, però da mantenere, di fare “i bravi”.
Promesse però che il Paragone di cui sopra, senatore, esponente del M5S e uomo scelto da Di Maio per la presidenza della commissione, non sembra voler mantenere, tanto da urtare anche la Lega che vorrebbe trattare ancora sulla nomina. Paragone non può mantenere questa promessa, perché è uno dei pochi che conosce il sistema bancario da sempre, anche da giornalista, e ne combatte, e ne ha combattuto, le storture con competenza e coraggio.
Non può perché “la sovranità appartiene al popolo”, ha scritto egli stesso su Facebook e ancora “la commissione d’inchiesta serve per capire le dinamiche di alcune crisi bancarie” e punire, aggiungiamo, chi ha fatto finta di non vedere, chi non ha vigilato, chi le ha causate. Punire molti dei preoccupati, quelli chiusi nelle segrete stanze dove nessuno è mai potuto entrare (o non ha mai voluto) e dove ora dalle finestre della commissione potrà entrare l’aria del cambiamento.