Cronaca

L’Aquila 10 anni dopo, fiaccolata con il premier Conte: “Abbiamo il dovere della memoria, lavoriamo a piano nazionale”

"La Repubblica non dimentica. Occorre procedere con forza perché ancora molto deve essere fatto", ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio agli aquilani

Un’onda di luce disegnata dalle fiaccole ha sfilato per le vie dell’Aquila nella notte del decennale del terremoto che alle ore 3 e 32 del 6 aprile del 2009 distrusse la città e il suo circondario causando la morte di 309 persone. Ad aprire il corteo lo striscione dei familiari delle vittime con la scritta “Per noi, per loro e per tutti” e con i nomi di tutte le vittime del sisma. Al fianco del sindaco del capoluogo abruzzese, Pierluigi Biondi, anche il premier, Giuseppe Conte, il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, il senatore Giovanni Legnini e Walter Veltroni. “Sono passati dieci anni e abbiamo il dovere della memoria – ha detto Conte -. Ci sono tante persone hanno perso i loro cari, che rivivono in questo momento una grande sofferenza. La mia presenza qui è la testimonianza che la ferita della comunità locale è una ferita della comunità nazionale”.

Come ogni anno da dieci anni il silenzio è rotto solo dal rumore dei passi del lungo serpentone umano: per le vie de L’aquila hanno sfilato anche le persone colpite da altri disastri, da Amatrice a Rigopiano, dall’Emilia a Viareggio, a San Giuliano di Puglia. “Il nostro impegno in questi dieci anni si può sintetizzare nello slogan ‘cercare giustizia e trovare la legge‘, due principi che spesso non coincidono – ha spiegato Antonietta Centofanti, presidente del comitato vittime della Casa dello Studente -. Il nostro stato d’animo? Ci rimbocchiamo le maniche e lottiamo, il terremoto per noi è sempre, ce lo abbiamo dentro tutti i giorni, non è ritualità una volta l’anno. La ricostruzione? Quella privata è avanti, quella degli edifici pubblici, in particolare le scuole, è ferma al palo, comunque, è stato fondamentale aver riportato i bambini in classe subito”.

Oltre al profondo dolore e alla commozione per le perdite umane e per le gravi ferite non del tutto rimarginate – che ha raggiunto il culmine nella lettura dei nomi in piazza Duomo e nei 309 rintocchi delle campane della chiesa di Santa Maria del Suffragio, riaperta al culto il 6 dicembre scorso alla presenza del Capo dello Stato – nella commemorazione del decennale si respira voglia di riscatto e di rinascita di una città che vuole tornare più bella di prima: in questo senso, il sentimento è interpretato dalle parole del sindaco che, rispetto ai reportage troppo negativi che hanno dato all’Italia e al mondo l’immagine di “una landa desolata, popolata di disperati, folli che hanno perso la fiducia, un narrazione ingenerosa, in alcuni casi addirittura falsa”, ha rivendicato, sia pure tra le difficoltà, la condizione di territorio “in rigenerazione”, di “città rimarginata” che non può e non deve essere considerata “una vergogna nazionale”.

Il discorso di Mattarella – “Sono trascorsi dieci anni da quel tragico 6 aprile che sconvolse L’Aquila: il terremoto provocò morte e distruzioni, colpì al cuore l’intero Paese, lasciò segni profondi e dolorosi che il tempo e l’impegno umano hanno in parte lenito ma mai potranno cancellare. La Repubblica non dimentica. E, personalmente, desidero rinnovare ai cittadini di tutti i comuni colpiti i miei sentimenti di vicinanza e solidarietà”. In un messaggio agli aquilani, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto esprimere la sua vicinanza ai familiari delle vittime e a tutte le persone coinvolte nel sisma del 2009. “Il percorso della ricostruzione è cominciato, ma occorre procedere con forza perché ancora molto deve essere fatto“, ha aggiunto.

La ricostruzione resta una grande sfida nazionale. Il motore della ricostruzione va portato a pieno regime. Gli stessi cantieri devono diventare simbolo e incentivo alla speranza”, ha proseguito Mattarella. “I giovani de L’Aquila e dei comuni colpiti dal terremoto del 2009 hanno diritto alla rinascita delle loro città, dei paesi, delle comunità. Lo dobbiamo ai giovani de L’Aquila anche ricordando quei ragazzi della Casa dello Studente, a cui il sisma spezzò i progetti di vita, e che nella memoria del Paese rappresentano ancora oggi il segno più penoso della tragedia del 6 aprile”.

Il premier Conte: “Lavoriamo a piano nazionale” – “Abbiamo lavorato a un piano nazionale per la messa in sicurezza del territorio contro i rischi del dissesto idrogeologico, intervenire successivamente è sempre peggio che intervenire prima”, ha spiegato Conte. “Sono già stati stanziati tre miliardi per quest’anno, che sono stati distribuiti alle Regioni, per il prossimo triennio sono stati stanziati 11 miliardi. Abbiamo inserito alcune norme per la ricostruzione nel decreto sblocca-cantieri, approvato due settimane fa, il Governo ha nominato il Commissario straordinario, ha un delegato che costantemente segue il processo e i problemi legati alla ricostruzione. Non è un caso che la mia prima visita istituzionale sia stata in una zona terremotata del Centro Italia. È stata una visita dal grande valore simbolico”, ha concluso.

Papa Francesco: “Vicino nella faticosa ricostruzione” – “Prego per tutte le vittime di quella tragedia e per le loro famiglie. Vi assicuro che accompagno, con viva partecipazione, il faticoso cammino che vi impegna a ricostruire – bene, rapidamente e in maniera condivisa – gli edifici pubblici e privati, come anche le chiese e le strutture aggregative”. Così scrive papa Francesco in una lettera agli Aquilani nel decimo anniversario del terremoto che ha colpito l’Abruzzo. “Il Signore Risorto doni a tutti e a ciascuno – scrive ancora il Papa nella sua – la luce e la forza per rendere sempre più coesa e creativa la vostra comunità ecclesiale e sociale, facendovi, così, coraggiosi testimoni di operosa legalità, di fattiva sinergia e di fraterna solidarietà”.