Apocalypse Now (1979) - 4/6
La più lucida definizione di un’opera che ha segnato un’epoca ci è stata regalata dallo stesso Coppola: “Questo non è un film sul Vietnam, è il Vietnam”. Il viaggio del capitano Willard sulle tracce del folle e illuminato colonnello Kurtz racconta, infatti, la guerra come elemento a un tempo fondante e distruttivo della nostra società e dell’uomo stesso. Di rado una pellicola ha saputo toccare una simile complessità narrativa, morale e filosofica. Prendendo slancio dal romanzo Cuore di tenebra di Joseph Conrad, il regista e i co-sceneggiatori John Milius e Michael Herr sviluppano un discorso personalissimo e ancora straordinariamente attuale. Nel denunciare un conflitto barbaro, che penetra carne e pensieri di chi vi è rapito, Apocalypse Now mette in scena l’eterna lotta tra bene e male. Luci e tenebre si sovrappongono, anche fisicamente, nella liturgica fotografia di Vittorio Storaro (non a caso premiato con l’Oscar), rendendo indistinguibili le une dalle altre. Funestato da incidenti, ritardi e spese incontrollabili, questo lavoro gettò nella depressione lo stesso Coppola, che perse più di 30 chili e tentò persino di suicidarsi. I mesi di riprese nella giungla filippina misero a dura prova l’intera troupe, con Brando tormentato dall’obesità e Martin Sheen colto da un infarto e vittima della dipendenza dall’alcol. Proprio questi dolori intimi e personali tracimarono tuttavia in scena, rendendo “l’orrore” ancora più umano e tangibile.
Curiosità: Quando Marlon Brando lo raggiunse nelle Filippine, Coppola fu sconvolto dal suo aumento di peso. L’enorme mole rendeva infatti impossibile la messa in scena di intere sequenze previste da copione. Non solo, Brando non si era preso neppure la briga di leggere Cuore di tenebra, che per Francis invece era una sorta di Bibbia laica.