Nelle intenzioni dei suoi ideatori, la laburista Yvette Cooper e il conservatore Oliver Letwin, dovrebbe evitare il rischio di un no-deal, ma il disegno di legge approvato dai Comuni e attualmente all’attenzione della Camera dei Lord, concepito forse troppo in fretta, pare formulato in modo da non garantire il suo scopo. L’ha fatto presente in aula Lord Pannick, nel suo intervento di giovedì scorso, impegnandosi insieme ad un altro giurista, Lord Judge, a presentare oggi un emendamento correttivo che potrebbe poi essere recepito rapidamente dalla Camera dei Comuni.
La legge Cooper/Letwin prevede l’obbligo per il primo ministro di chiedere al Consiglio europeo una proroga del termine per l’uscita del Regno Unito dalla Ue, previsto al punto 3 dell’art. 50, fino ad una data indicata dal Parlamento. In caso di risposta negativa del Consiglio e successiva controproposta, la legge non dà al primo ministro il potere di accettare la nuova data, ma prevede che ritorni prima in Parlamento per riceverne l’assenso.
Se però il primo ministro presentasse la richiesta di proroga alla riunione del Consiglio convocata per il 10 aprile e, in caso di diniego e controproposta, dovesse tornare in Parlamento, non farebbe in tempo a tornare a Bruxelles prima della fine della riunione, prevista per la sera di mercoledì 10, e il giorno 11 non ci sarebbe più nessuno a ricevere la risposta deliberata, il giorno 12 poi scadrebbe la proroga attualmente in vigore e il Regno Unito uscirebbe automaticamente dall’Unione senza accordo.
Esiste un ulteriore problema sorto il 5 aprile, quando Theresa May ha presentato autonomamente al Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, una richiesta di proroga fino al 30 giugno. Se la legge Cooper/Letwin verrà approvata, il Consiglio europeo potrebbe trovarsi di fronte a due diverse richieste di proroga: una, vecchia, d’iniziativa del primo ministro e un’altra, nuova, su impulso del Parlamento. Il Consiglio potrà rispondere come meglio crede, ma potrebbero sorgere dubbi su quale posizione il primo ministro dovrebbe tenere a seconda della nuova data di scadenza accettata dal Consiglio. Nel caso della richiesta presentata dalla signora May rientrava nelle prerogative del primo ministro il potere di concludere la trattativa con il Consiglio, nel caso della richiesta su mandato del Parlamento una nuova data dovrebbe essere approvata dai Comuni prima della decisione finale.
E’ quindi possibile che oggi venga inserito nella legge un emendamento che dia al Primo Ministro il potere di decidere la nuova data di scadenza per la Brexit direttamente con il Consiglio senza passare attraverso il voto dei Comuni.
Tutto questo dal punto di vista procedurale che, al momento, con tutte le falle del caso, pare tuttavia uno dei pochi elementi sicuri. Nessuna chiarezza o novità, invece, su quei cambiamenti concreti nell’approccio alla Brexit che l’Unione ritiene necessari per motivare l’estensione dei termini dell’articolo 50.