“La Flat tax sarà nel Def, con il coefficiente familiare come avevamo chiesto, affinché della riduzione non ne possa beneficiare chi è già ricco, ma le famiglie che ne hanno realmente bisogno, come chiediamo da giorni. In questo senso esprimiamo grande soddisfazione”. A dirlo, nel tentativo di soffocare la polemica interna al governo senza rinunciare alle proprie rivendicazioni è il vice premier Luigi Di Maio. Da giorni, infatti, si susseguono nell’esecutivo le scaramucce sulla tassa piatta e il suo inserimento nel documento di economia e finanza, la cui discussione è prevista martedì in consiglio dei ministri. Lo stesso Di Maio, in una lettera al Correire della Sera, ancora stamattina rimarcava le differenze, sempre più spigolose, con l’alleato leghista.
Prima i ringraziamenti – “Caro Matteo, grazie. Grazie per il sostegno che hai offerto al cambiamento che abbiamo avviato” – poi la richiesta di evitare “una certa scortesia ingiustificata da parte di qualcuno, che mi auguro non si ripeterà. Siamo e dobbiamo restare, in qualità di rappresentanti dello Stato, garanti della coesione nazionale”. Infine l’avvertenza: “Della flat tax di cui si discute accesamente – scrive ancora Di Maio – condividiamo i termini e lo scopo. Ne parla il contratto e sarà uno dei punti che occorrerà raggiungere”. Ma “associandovi, a mio parere, comunque un principio di proporzionalità per fare in modo che il beneficio stesso sia distribuito con criterio verso le famiglie e il ceto medio”.
Il leader leghista aveva risposto a stretto giro: “La Flat tax è un’idea rivoluzionaria ed è unica, piatta e uguale, non esiste che sia progressiva, altrimenti mi tengo il sistema fiscale attuale. Puntiamo a entrare nelle case degli italiani. Si mantenga questo impegno”.
In realtà, secondo Di Maio con la Lega “c’è un accordo di base, una road map che culminerà al termine del naturale corso della legislatura. Da parte del M5S, e dunque del maggiore azionista dell’esecutivo, non c’è alcuna tensione“. Il vicepremier sottolinea “di disporre delle opportune credenziali per rassicurare non solo gli italiani, ma anche gli investitori, i mercati finanziari e chi ci osserva con attenzione”.
Nella stessa lettera il leader dei 5 stelle è tornato poi a parlare della questione delle alleanze in vista delle elezioni europee del prossimo 26 maggio: “Trovo paradossale, è la mia opinione, un’alleanza europea con quei governi che rifiutano di accettare la ridistribuzione dei migranti che arrivano in Italia – ha ribadito Di Maio – sarebbe un controsenso lamentarsi con l’Ue perché non accetta le quote e poi stringere intese partitiche con gli stessi Paesi (penso ad Orbán) che sono causa della nostra emergenza”.
Il leader M5s ha sottolineato poi che quei Paesi “ci ignorano e ci snobbano, violando le regole, mancando di rispetto all’Italia e agli italiani. A ognuno il suo, però, non voglio entrare nel merito dell’argomento. Ne faccio solo una questione di coerenza”. “Dal canto suo – ha continuato – il M5S vuol dar vita ad un progetto nuovo, che cambi l’Europa dall’interno, che abbia al centro della propria agenda le imprese, il lavoro, la democrazia diretta, i diritti e l’ambiente”. In vista del voto quindi, Di Maio ha detto di aspettarsi “una sana e leale competizione tra i due contraenti del contratto durante la campagna elettorale”.