Si è appena conclusa la seconda edizione di Napoli Città Libro, la nuova fiera dell’editoria a Napoli. Oltre 20mila presenze, in uno scenario unico, quello di Castel Sant’Elmo. Più di 100 espositori provenienti da varie parti d’Italia. Ospiti quali Carofiglio, Serra, Quesada, Salemme, Pippo Baudo e tantissimi altri scrittori e non solo. Napoli ha vinto! E come dice Mario Marotta, editore della sigla Valtrend: “Napoli vuole una fiera del libro”.
Sabato e domenica sono state due giornate speciali, dopo l’ondata di ragazzi dei primi due giorni, sono arrivati i lettori, quelli veri, quelli che passeggiano tra gli stand perché amano libri e letteratura. Una fiera del libro si organizza innanzitutto per questo, per far incontrare lettori ed editori. Gli organizzatori, a cui va il mio plauso, Alessandro Polidoro, Antonio Parlati, Rosario Bianco e Diego Guida, hanno dimostrato che in città le cose di qualità si possono fare se ci si mette insieme. Una logistica perfetta per gli editori, nessun problema per montaggio e smontaggio, stand superiori alla passata edizione, navetta gratuita per i lettori, sconti per i taxi, ospiti di qualità rispetto al primo giro di boa dell’anno scorso, numero di presenze e vendite in netto aumento. Tanti giovani nello staff organizzativo ben coadiuvati da Pamela Tarantino, esperta organizzatrice di eventi del genere, che ha messo in campo tutto il suo talento e la sua esperienza per il buon esito del salone. È arrivato il momento che le istituzioni facciano la propria parte per far crescere questo salone a livelli ancora più importanti, così come accade nel Lazio e nel Piemonte.
Il tempo delle passerelle è finito: Napoli Città Libro ha bisogno di Regione Campania e Comune di Napoli. Sono tra i pochi editori presenti alla fiera che ogni anno partecipa a tutte le fiere nazionali dell’editoria. Posso senza alcun dubbio affermare che Napoli Città Libro ha già superato per qualità, organizzazione e presenze, fiera decennali come quella di Palermo, Pisa e Modena ed è già al pari livello col Book Pride di Milano. È vero, come in tutte le fiere, i problemi ci sono stati: assenza di wifi con disagi per i pagamenti col Pos, il clima non proprio ideale in alcuni settori della fiera e il posizionamento di certi editori in zone svantaggiate e difficilmente raggiungibili (ma questo accade in tutte le fiere). Anche la segnaletica andrà migliorata, ma sono errori che gli organizzatori hanno già compreso e che sicuramente non ripeteranno.
Da editore, che il prossimo anno parteciperà nuovamente a questa manifestazione, mi sento solo di consigliare una maggiore apertura alle realtà editoriali, associative, culturali, che dal basso provano a fare promozione della lettura, vedi per esempio la miriade di enti che Ricomincio da Libri coinvolge. Il dialogo tra Napoli Città Libro e Ricomincio da Libri, kermesse editoriale tanto cresciuta negli anni passati, può far solo bene al mondo del libro napoletano.
Con dispiacere ho letto sui giornali nazionali articoli che dopo il primo giorno di fiera stroncavano la manifestazione. Ho letto editori che davano giudizi sulla carta stampata dopo 10 ore di fiera. Errori da principianti. A chi ha scritto che la cultura napoletana si è arroccata in un castello, a chi ha criticato questa fiera senza nemmeno visitarla, a loro dico che il tempo delle prime donne a Napoli è finito. Che gli editori napoletani stanno dimostrando che mettendosi insieme, cooperando, investendo, provandoci, le cose possono cambiare e Napoli e la sua fiera possono tornare ad essere capitale del Mediterraneo. Napoli Città Libro è già la fiera più importante del Sud Italia. A questi signori, intellettuali che si “arroccano” sulle proprie poltrone in collina, che giudicano senza proporre, che si fanno da parte perché sono troppo poco al centro dell’attenzione, ai gufi, a chi distrugge senza costruire, a chi “o lo faccio io o è fatto male”, a loro dico: “e che vi siete persi”.