Mario Draghi il popolo non lo vuole a Roma. Abbiamo già dato. Soffriamo ancora per la scelta di Giorgio Napolitano che nel drammatico autunno 2011 nominò senatore a vita Mario Monti, prima di installarlo a Palazzo Chigi a capo del governo tecnico “lacrime e sangue”, dopo aver defenestrato Berlusconi. Non è pensabile che un banchiere centrale, ex Goldman Sachs ed ex governatore della Banca d’Italia, abbia un ruolo in future fasi della politica italiana.
La premessa da cui partire è che il governo di MoVimento 5 Stelle e Lega poggia su una maggioranza parlamentare forte e le divergenze ideologiche sui diritti sociali non potranno scalfirne il consenso, nonostante i giornali nostalgici del Patto del Nazareno sparino ad alzo zero, quotidianamente, contro Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Ma le voci fatte circolare sul fatto che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella avrebbe intenzione di nominare senatore a vita Draghi, oltre ad essere irricevibili, sono indicative dello stato di disperazione in cui versa l’opposizione. Mestare nel torbido e perseguire disegni antidemocratici per scalzare l’attuale esecutivo non esiste. E il presupposto da cui partono i carbonari golpisti, qual è? “Dare una sferzata al governo più pazzo del mondo che, dalla Libia alle infrastrutture, non ne indovina una”. Insulti firmati da Luigi Bisignani, noto piduista e collettore delle voglie di potere dei perdenti, frustrati dalla presenza di Giuseppe Conte a Palazzo Chigi.
Bisignani sbandiera le solite solfe su Kaiser Draghi, il coronamento di una fulgida carriera, il tecnico che garantisce lo status quo a nome e per conto di Fmi, Ocse, Commissione Europea, Troike varie, più tutto l’establishment finanziario globale. Così il problema rappresentato dal ministro dell’Economia Giovanni Tria (non pentaleghista, rema contro) pare infima cosa rispetto ai rumor romani. Pensate che Bisignani su Il Tempo si spinge a scrivere: “L’interrogativo ora allo studio degli uffici del Quirinale è quando formalizzare la nomina: il 2 giugno, giorno in cui il Consiglio dei Capi di Stato sceglierà il suo successore (alla Bce, ndr) e, dimettendosi, potrebbe teoricamente lasciare Francoforte o il 1° novembre, quando finirà effettivamente il mandato”.
Pochi lo sanno, ma il presidente della Bce è stato indagato da Emily O’Reilly, Ombudsman Ue. Motivo: la partecipazione del banchiere centrale al “Gruppo dei Trenta”, o G30, potentissima lobby di Washington, i veri “padroni del mondo”. Un club che include alcuni dei massimi dirigenti di banche commerciali globali ed europee vigilate proprio dalla Bce (azioniste di fatto dell’istituto di Francoforte) rappresenta – come dire – un pesantissimo conflitto di interessi e zero trasparenza, nei confronti dei 505 milioni di cittadini dell’Unione Europea.
Non secondaria, e legata alla membership al G30, è poi la questione del Quantitative Easing. Il QE non è stato quel miracolo per cui viene di solito spacciato. Draghi in quattro anni ha salvato banche e aziende decotte facendo acquistare alla Bce titoli spesso ‘tossici’ e attività per la cifra immensa di oltre 2,6 trilioni di euro (2600 miliardi), pari a 7.600 euro per ogni cittadino europeo. Ma, ad essere oggettivi, quest’operazione non ha fatto che perpetuare le aberrazioni e disfunzioni speculative del peggior capitalismo finanziario. Non ha prodotto veri benefici per le piccole aziende, per le famiglie e non ha creato nuovi posti di lavoro (un QE per il popolo, doveva essere: i settemilaseicento euro dovevano finire direttamente nei conti correnti di noi cittadini). Cosa si sarebbe potuto fare, con quei 2600 miliardi della Bce, per incentivare la crescita in Italia e in altri paesi dal Pil in affanno per i vecchi programmi dell’austerity e l’assurdo aggancio al famoso deficit? Di tutto e di più. Per questo il mandato della Bce va cambiato.
Nel luglio 2018 l’ufficio di Emily O’Reilly ha chiuso l’indagine su Draghi: “L’Ombusdam ha riscontrato che l’adesione del Presidente della Bce al G30 potrebbe minare la fiducia del pubblico nell’indipendenza della Bce”, per i problemi “in particolare tra una banca che supervisiona e i soggetti supervisionati”. “L’Ombudsman raccomanda pertanto che il Presidente della Bce sospenda la sua appartenenza al G30“. In altre parole: hanno troppo potere, fermiamoli. Il presidente Mattarella non può quindi avallare il piano dei salotti romani. Draghi è il loro uomo del destino, il nuovo Monti, “perfetto per consegnare la delicatissima fase di transizione verso le elezioni anticipate”, dicono i golpisti alla luce del sole.
Finora il Capo dello Stato ha nominato solo uno dei cinque senatori a vita cui ha diritto, la specialissima ed unica Liliana Segre. Per favore, non si faccia venire strane idee ora, signor Presidente. Dobbiamo continuare a combattere per la riaffermazione dei principi democratici e il rispetto della Costituzione senza consegnare l’Italia ai banchieri.