Per il presidente della Rai, Marcello Foa, nei primi dieci mesi del governo Conte, di fronte a una “situazione senza precedenti”, nel corso dei tg delle reti pubbliche c’è stato “un maggior equilibrio tra maggioranza, governo e opposizione” e la “possibilità assicurata alla minoranza di esprimere la sua opposizione alle politiche dell’esecutivo è stata superiore” rispetto ai governi Letta, Renzi e Gentiloni. In audizione di fronte alla commissione di Vigilanza, che lo ha convocato assieme l’ad Fabrizio Salini per il rispetto del pluralismo, il numero uno di viale Mazzini snocciola i dati relativi al tempo di parola assicurato dai telegiornali del servizio pubblico a esponenti di governo e maggioranza, opposizione e istituzioni.
Il governo Conte, sottolinea Foa in apertura del suo intervento, “rappresenta una situazione senza precedenti”, caratterizzato com’è tra l’altro “da due vicepremier che rappresentano due ministeri chiave” e “insieme sono i leader dei due principali partiti di maggioranza”. In questa “situazione insolita” nei telegiornali, ammette, “è stata privilegiata la voce dell’esecutivo rispetto agli esponenti politici della maggioranza, con l’informazione focalizzata sui leader, ma a scapito della voce della maggioranza, non certo dell’opposizione”.
E quindi mette mano ai numeri per spiegare che dal 1 giugno 2018 al 31 marzo 2019 “a governo e maggioranza è andato il 50% del tempo in voce, all’opposizione il 25%, ad altre forze il 5%, alle istituzioni il 10%”. In particolare, rivendica, “al Pd è andato il 17% del tempo in voce, a Forza Italia il 14%, al Movimento Cinque Stelle il 7%, ad altre forze il 5%, alla Lega il 3%, a Fdi il 2% e ancora al governo il 40% e alle istituzioni il 10%”.
Quindi si difende citando in parallelo i dati paralleli del governo Renzi: “A maggioranza e governo è andato il 59% del tempo di parola”, spiega evidenziando la differenza di 9 punti rispetto alla Rai giallo-verde, alle istituzioni l’8% e alle altre forze il 3%. Nel dettaglio, aggiunge Foa: “Al Pd il 19%, a Fi il 13%, a M5S l’11%, ad Alternativa popolare il 3%, a Sinistra italiana il 3%, alla Lega il 3%, al governo il 35% e alle istituzioni l’8%”. Quanto al governo Gentiloni, “a maggioranza e governo andò il 57% del tempo in voce, alle opposizioni il 26%, alle istituzioni l’11% e alle altre forze il 6%. Il Pd ottenne il 21%, M5S l’11% e la Lega il 3%”.
Foa fornisce poi i dati del governo Letta in due fasi, quella “di unità nazionale, con Fi nella maggioranza e il M5S che rifiutava la presenza in voce nei programmi di approfondimento e nelle news, con maggioranza e governo al 78%, le opposizioni all’11%, le istituzioni all’11% e le altre forze al 3″. Nel secondo periodo, con maggioranza e governo al 59%, l’opposizione al 29%, le istituzioni al 9%, le altre forze al 3%”. Numeri che, a giudizio del presidente Rai fotografano tutti “una situazione più sbilanciata rispetto a quella attuale”. In vista delle Europee, Foa ha riportato anche i dati relativi ai primi 10 giorni della par condicio: “A governo e maggioranza – comunica – è andato uno spazio pari al 51,4%, a fronte del 39,6% delle opposizioni”.
Ma le minoranze sono insorte e parlano di “fake news” e di “appiattimento” sulle posizioni della maggioranza. “L’occupazione selvaggia di tutti gli spazi televisivi da parte di Salvini e Di Maio la vedono tutti gli italiani da mesi, ma Foa chi vuole prendere in giro?”, attacca Michele Anzaldi, convinto che la commissione abbia “dovuto subire l’umiliazione dei dati farlocchi di Foa, l’ennesima fake news”. Il presidente della Rai “forse non è stato avvertito che Salvini e Di Maio sono i principali esponenti della maggioranza, la loro occupazione dei tg non può essere certo conteggiata a discapito della maggioranza. Foa conferma di essere un bugiardo”, accusa il senatore Pd Davide Faraone, capogruppo dem in Vigilanza. Si dicono “delusi” dall’audizione del presidente della Rai anche gli esponenti di Fratelli d’Italia, il capogruppo Daniela Santanchè e Federico Mollicone: “Altro che presidente sovranista, Foa – dicono – si conferma appiattito sulla maggioranza e zelante esecutore dei voleri di Lega e M5S”.
L’ad Salini, invece, ha ribadito quanto comunicato nel piano industriale con il ritorno all’utile previsto nel 2021 e ha annunciato la creazione di un canale in inglese. “Alla Rai servono certezze economiche e di governance – ha spiegato – solo tali certezze possono garantire concretamente quell’autonomia da tutti auspicata”. In particolare, “un’azienda di servizio pubblico ha bisogno di risorse economiche certe” e di “una governance più stabile e di lungo respiro, per ridurre i periodi di stallo” e dare all’azienda “più velocità e possibilità di competere nel mercato globale”. Per quanto concerne la novità del canale in lingua inglese “arricchirà l’offerta e promuoverà la cultura e le nostre imprese”. L’obiettivo, ha concluso, “è valorizzare l’influenza e l’immagine del nostro Paese all’estero”.