La procuratrice generale di Firenze, Luciana Piras, ha paragonato i vertici delle aziende imputate nel processo di appello per la strage di Viareggio al comandante della Costa Concordia, depositando agli atti la sentenza con la quale la Cassazione ha condannato Schettino a 16 anni di carcere: in un caso come nell’altro si fece "affidamento sulla condotta degli altri presumendo che fosse rispettosa delle prescrizioni e capace di evitare rischi"
“Si comportarono come Francesco Schettino“. La procuratrice generale di Firenze, Luciana Piras, ha paragonato i vertici delle aziende imputate nel processo di appello per la strage di Viareggio al comandante della Costa Concordia, depositando agli atti la sentenza con la quale la Cassazione ha condannato Schettino a 16 anni di carcere. Secondo l’accusa, infatti, i vertici di Rfi, Fs Logistica e delle società tedesche (Jungenthal e Gatx Rail) sono da ritenersi responsabili di condotte omissive nell’incidente che provocò 32 morti, ha affermato Piras nelle repliche seguite alle arringhe dei difensori.
Facendo un parallelo col naufragio del Giglio del 13 gennaio 2012 e citando proprio la sentenza di condanna della Cassazione, la pg ha spiegato che a Schettino non furono date informazioni che avrebbero potuto evitare il disastro e che lui certamente avrebbe dovuto chiederle, così come i vertici di Rfi, Fs Logistica e le società tedesche imputate per la strage ferroviaria del 2009 avrebbero dovuto effettuare le dovute verifiche sui materiali rotabili e sull’infrastruttura.
In un caso come nell’altro, ha proseguito Piras, si fece “affidamento sulla condotta degli altri presumendo che fosse rispettosa delle prescrizioni e capace di evitare rischi”. La posizione gerarchica di Schettino, ha aggiunto Piras proseguendo nel raffronto usato nella sua replica alle difese, “gli dava il potere, di sorveglianza e coordinamento, per imprimere alla nave la condotta salvifica”. Parallelamente, “le società tedesche, alla stessa maniera, avrebbero dovuto verificare gli assili”, e Rfi non avrebbe dovuto accettare che i materiali andassero in circolazione sulla rete ferroviaria senza controllarli.
Lo scorso febbraio, la procura generale di Firenze ha chiesto 15 anni e 6 mesi di condanna per Mauro Moretti, sia come ad di Rfi sia come ad di Fs (per questa parte fu assolto in primo grado dove fu condannato a 7 anni). L’accusa ha chiesto inoltre 14 anni e 6 mesi per Michele Mario Elia (ex ad Rfi) e 7 anni e 6 mesi per Vincenzo Soprano (ex ad Trenitalia). Le richieste tengono conto di sei mesi in meno per la prescrizione di alcuni reati, alla quale Moretti ha annunciato di voler rinunciare. Nella requisitoria Piras aveva ripercorso tutte le criticità di controllo e sicurezza dell’infrastruttura, addebitandole proprio a mancanze gestionali di Fs e Rfi.