Il ddl Pillon slitta di un mese per motivi tecnici, ma il senatore leghista e promotore del Family Day garantisce che il governo andrà avanti: “Troveremo un accordo con gli amici grillini ne sono sicuro. Troveremo un’intesa, ma non ritiro il ddl”. Nonostante poco più di una settimana fa il sottosegretario alle Pari opportunità Vincenzo Spadafora abbia detto che “il disegno di legge sarà archiviato”, la Lega non intende cedere. In un colloquio con il Messaggero’, Simone Pillon, primo firmatario del provvedimento contestato da femministe e centri antiviolenza ha chiuso alla possibilità che vengano presi in considerazione altri documenti sulla materia: “Lo ha detto anche Matteo Salvini a Como dopo il Congresso della famiglia a Verona, si parte dal testo del mio ddl”.
Il provvedimento ha iniziato il suo percorso in commissione Giustizia al Senato il 9 aprile, ma oggi è stato deciso un rinvio tecnico. La presidenza si è riunita in tarda mattinata per fare una riprogrammazione delle prossime riunioni. Quindi, tenendo conto dello stop al lavoro delle commissioni previsto la prossima settimana quando si riunirà l’Aula, delle festività pasquali e di quelle del 25 aprile e primo maggio, è emerso che la data di martedì 7 maggio è la prima utile per riprendere l’esame del ddl. Oggi comunque continuerà la discussione generale, dalle 15.30. La prima iscritta a parlare è la senatrice Julia Unterberger, capogruppo delle Autonomie. Poi proseguirà la ‘maratona’ del Pd che farà intervenire tutti i suoi 52 senatori, come protesta al disegno di legge di cui chiede il ritiro.
Al riavvio della discussione nel pomeriggio, Pillon ha chiesto di non essere più citato: “Vorrei chiedere se si può evitare di fare il mio cognome da parte di chi interviene per discutere. Qui si sta parlando del disegno di legge 735 e di quelli collegati. Credo che prendersela con le persone sia qualcosa di mediatico e credo che questo non appartenga alle persone qui presenti”, ha detto. Sul tavolo della commissione ci sono quattro disegni di legge: a parte quello proposto da Pillon insieme ad altri leghisti e sottoscritto da cinque senatori del M5s, un testo di Maria Gallone di Forza Italia, un altro del forzista Antonio De Poli e uno di Alberto Balboni di Fratelli d’Italia.
Esulta il Partito democratico che rivendica “una prima vittoria” dovuta alla loro opposizione. “L’esame del ddl Pillon è sospeso in commissione Giustizia fino al 7 maggio”, ha dichiarato la senatrice Pd Valeria Valente. “E’ una nostra prima vittoria, visto che come senatori Pd ci stiamo opponendo con tutte le forze a questa controriforma del diritto di famiglia, contro la quale le donne sono scese in piazza in tutta Italia. E’ anche un ulteriore segnale di difficoltà nella maggioranza, dove il M5S prova a rialzare la testa schiacciata dal giogo leghista”. E ha concluso: “Nonostante le dichiarazioni di Spadafora, però, le firme grilline rimangono in calce al disegno di legge del Carroccio e i senatori pentastellati continuano a rimanere in silenzio”.
Alle accuse dei democratici, hanno risposto i 5 stelle che siedono in commissione giustizia: “Il Pd la smetta di speculare e venga al tavolo con le sue proposte, se le ha. Altrimenti le loro saranno solo chiacchiere”, hanno scritto in una nota i senatori del Movimento 5 stelle Alessandra Riccardi e Mattia Crucioli, rispettivamente capogruppo e vice presidente in commissione Giustizia. “Il Pd fa finta di non sapere come si lavora in Parlamento: al Senato il ddl Pillon da oggi è all’esame della commissione Giustizia insieme ad altre tre proposte sull’affido condiviso. Funziona così per tutte le leggi. Nei prossimi giorni si dovrà per forza giungere a un testo unificato. Sarà un testo nuovo, che supera tutti i precedenti, a cui vogliamo lavorare insieme alle opposizioni, se vorranno dimostrare un atteggiamento costruttivo al servizio dei diritti”. E hanno concluso: “Il Movimento 5 stelle porterà le sue proposte elaborate alla luce delle nostre idee e delle oltre 120 audizioni che abbiamo svolto negli ultimi mesi con tutti gli esperti del settore. Il nostro obiettivo è rispettare l’impegno preso nel contratto di governo sull’affido condiviso con una legge equilibrata, tenendo come punto fermo la tutela dei figli e della loro serenità, del loro percorso di crescita equilibrato”.