Il Likud del premier uscente e il Blue e White dello sfidante Gantz sono alla pari con 35 posti nel Knesset. Ma grazie ai 32 seggi ottenuti dai cinque partiti di destra e dai religiosi ultra-ortodossi, Netanyahu potrebbe formare un governo simile alla sua attuale coalizione. Dall'altro lato, quattro formazioni di sinistra e arabi hanno raccolto soltanto 55 posti. L'Olp: "Gli elettori hanno votato per l'occupazione della Palestina"
Solo 14mila voti separano i due principali contendenti in Israele. Il primo ministro uscente Benjamin Netanyahu e il suo sfidante l’ex generale Benny Gantz con circa il 95% dei voti scrutinati sono testa a testa. Il Likud e Blue e White sono alla pari, ma il blocco di destra ha un chiaro vantaggio e Netanyahu si prepara al suo quinto mandato da premier. Con oltre quattro milioni di voti contati a partire dalle 8 del mattino, il Likud si è imposto al 26,27% dei voti, cioè 35 seggi su 120 – il miglior risultato del partito dopo le elezioni del 2003 (quando ebbe 38 seggi sotto Ariel Sharon). Nel frattempo il principale rivale di Likud nelle elezioni, il partito Blu e Bianco guidato da Benny Gantz e Yair Lapid, ha ottenuto il 25,94% dei voti, che valgono comunque 35 seggi. In numeri reali, solo circa 14mila voti hanno separato i due maggiori partiti.
Nessun altro partito è andato in doppia cifra nel numero di seggi. Con cinque partiti di destra e i religiosi ultra-ortodossi che hanno ottenuto circa 32 seggi insieme, Netanyahu potrebbe formare un governo simile alla sua attuale coalizione di destra, con ben 65 seggi. Dall’altro lato, quattro partiti di sinistra e arabi hanno raccolto soltanto 55 posti nel Knesset. Il terzo e il quarto partito più votato sono stati gli ultra-ortodossi Shas e United Torah Judaism, con rispettivamente il 6,10% e il 5,90% (a entrambi vanno 8 seggi).
Al quinto posto il partito arabo Hadash-Ta’al con il 4,61% (6 seggi). Il partito laburista, storicamente dominante, si è schiantato al sesto posto con il 4,46% (6 seggi): per il Labour è il peggior risultato nei suoi 71 anni di storia. Con cinque seggi ciascuno sono passati Yisrael Beytenu (con il 4,15%) dell’ex ministro Avigdor Lieberman e l’Unione dei partiti di destra (3,66%). Nel frattempo la sinistra libertaria di Meretz (3,64%), il partito centrista Kulanu (3,56%) e il partito arabo Ra’am-Balad (3,45%) hanno ottenuto quattro posti ciascuno.
Con uno sviluppo choc invece, il New Right Party, guidato dagli attuali ministri Naftali Bennett e Ayelet Shaked, sembrava aver fallito nel superare la soglia elettorale del 3,25%, guadagnando appena il 3,14% dei voti. Un’altra sorpresa è stato Zehut di Moshe Feiglin che era cresciuto nei sondaggi nelle ultime settimane: alla fine, il partito di estrema destra a favore della legalizzazione pro-marijuana ha avuto il solo 2,53% ed è rimasto fuori dalla Knesset. Non ce l’ha fatta nemmeno il Ghesher di Orly Levy-Abekasis, con l’1,75%.
I risultati non sono ancora definitivi, ci sono decine di migliaia di schede ancora da contare. Solo nel pomeriggio la Commissione elettorale rilascerà i dati ufficiali. Resa nota l’affluenza che è stata del 67,8%, in calo rispetto al 2015, quando aveva votato il 71,8% degli aventi diritto. Nella notte, Netanyahu ha parlato di “vittoria enorme” e di un “traguardo inimmaginabile”. Il nuovo Parlamento si insedierà il 23 aprile.
Olp: “Gli israeliani hanno votato per l’occupazione”
“Purtroppo gli israeliani hanno in maggioranza votato per candidati impegnati ad arroccarsi nello status quo di oppressione, occupazione, annessione ed esproprio in Palestina“. Così l’esponente dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp), Hanan Ashrawi, ha commentato il voto in Israele. Il Paese ha scelto “un parlamento di destra razzista e xenofobo“, aggiunge. “L’agenda estremistica e militaristica, guidata da Netanyahu, è stata incoraggiata dalle politiche sconsiderate e dal cieco sostegno dell’amministrazione Trump ” in un’alleanza ‘cinica’”, secodno Ashrawi. Dello stesso avviso anche il segretario generale del Comitato esecutivo dell’Olp, Saeb Erekat: “Gli israeliani hanno votato per preservare lo status quo. Hanno detto no alla pace e sì all’occupazione”, ha scritto su Twitter. “Solo 14 sui 120 membri eletti nel Parlamento israeliano sono favorevoli alla soluzione dei due Stati in base ai confini del 1967”, ha aggiunto, indicando 10 deputati arabi israeliani e quattro esponenti di sinistra.
Aggiornato da redazione alle 12.09 del 10/04/19