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Jeremy Irons: “Brexit? Spaventoso e imbarazzante atteggiamento regressivo. In Uk pessima aria”

L'attore premio Oscar è in Italia a promuovere il documentario Il museo del Prado - La corte delle meraviglie (in 360 sale dal 15 al 17 aprile come film evento per Nexo Digital) di cui è eccezionale voce narrante ma non ha, suo malgrado, potuto esimersi da esprimere la propria contrarietà a quanto sta avvenendo nel suo Paese

di Anna Maria Pasetti

Dall’estasi per l’arte all’orrore per la Brexit. Jeremy Irons è in Italia a promuovere il documentario Il museo del Prado – La corte delle meraviglie (in 360 sale dal 15 al 17 aprile come film evento per Nexo Digital) di cui è eccezionale voce narrante ma non ha, suo malgrado, potuto esimersi da esprimere la propria contrarietà a quanto sta avvenendo nel suo Paese. “In Gran Bretagna si respira una pessima aria. L’errore è stato di attribuire agli altri – in questo caso all’Europa come entità esterna – la crisi finanziaria che ancora si sta vivendo, in Regno Unito come altrove naturalmente. Metà dei miei concittadini ha pensato che votando per la Brexit si tornasse grandi come una volta, un po’ come predica Trump negli USA. Ma quando mai possiamo pensare di essere stati grandi?”. E con il disappunto visibile sul volto, il grande attore inglese ha continuato a inveire senza mezzi termini “Tutto questo è falso, pericoloso e profondamente deprimente. Non so cosa accadrà, neppure i nostri politici lo sanno, ma è davanti al mondo l’imbarazzante e spaventoso atteggiamento regressivo in corso in UK, e già ora ne stiamo pagando le spese: sono sicuro che oggi, se tornassimo a votare con un nuovo e auspicabile referendum, molti voterebbero per rimanere in Europa. Peraltro sono convinto che il drammatico risultato di quella votazione sia nato dalla cattiva informazione fornita da chi ha interessi sulla Brexit, e vi assicuro che non sono gli interessi di benessere per il popolo britannico”.

Convinto a lasciare l’Inghilterra e trasferirsi in Irlanda, terra della moglie (e dove è proprietario di un castello), nel caso di un “secondo referendum con esito pro Brexit”, Jeremy Irons torna a sorridere a riappacificare lo spirito parlando della magnificenza delle opere del Prado, il cui direttore Miguel Falomir lo sta accompagnando nel tour promozionale del  documentario realizzato per celebrare i 200 anni del principale museo spagnolo. Prodotto da 3D Produzioni e dalla stessa Nexo Digital in collaborazione Intesa Sanpaolo e lo stesso Museo del Prado, si tratta di un percorso cronologico e visionario dentro la storia della straordinaria collezione che conta 1700 opere esposte ed altre 7mila conservate. Un’avventura quella del Prado partita nel 1785 con Carlo III di Borbone con l’incarico all’architetto de Villanueva di disegnare un edificio quale Gabinete de Historia Natural, cosa che non accadde mai. Aperto dunque al pubblico quale collezione di opere pittoriche nel 1819, da allora il Museo Nacional del Prado si è arricchito di capolavori di artisti supremi da Goya a Velazquez, da Tiziano a Bosch, da El Greco a Rubens passando per Caravaggio, Fra Angelico e Dürer.

“Non so chi potrei essere fra i maestri esposti al Prado se dovessi interpretarne uno, forse El Greco, perché la sua vita misteriosa mi affascina molto” scherza il 71enne Irons, uno dei pochi attori ad essersi aggiudicato i tre massimi premi delle performing arts, le cosiddette “tre corone”: Oscar per il cinema (nel 1990 per Il Mistero Von Bulow di Barbet Schroeder), Tony Award per il teatro ed Emmy Award per la televisione. Un talento assoluto che tuttavia non intende frenare la voglia di rinnovarsi e tentare nuove strade, anche per “ampliare la mia conoscenza e mettere a tacere la mia facile noia”, chiosa con ironia. Posto a “visitatore-mediatore” del Museo, Irons è una voce narrante-guida che per prima si sorprende e cerca, con voluta enfasi, di trasmettere il suo stupore estatico al pubblico del film, virtuale visitatore del Prado. “Preferisco l’arte laica a quella a sfondo religioso, ma davanti ad ogni capolavoro di questa galleria, che a questo giro ho avuto la fortuna di visitare a fondo, mi chiedo quale miracolo ciascun artista abbi compiuto per infondervi tale forza eterna ed universale”. Un transfer quasi magico che certo non appartiene al cinema tratto dai graphic novel (Irons sta girando la serie tv Watchmen, ndr), benché qualcuno già lo avvisti quali pop art del futuro. “Io non credo sarà così, al limite passerà alla storia come i “quadretti” popolari del nostro William Hogarth, ma niente di più!”

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