A bordo dell'imbarcazione ci sono anche donne e bambini. Le motovedette libiche - allertate - non hanno rilasciato dichiarazioni se non a mezzogiorno quando hanno annunciato che sarebbero intervenute per salvare i naufraghi. I migranti in un audio: "moriremo in mare, moriremo in Libia e in Tunisia. Se non arriviamo in Italia moriremo tutti".
Dalle sei di questa mattina un gommone è in avaria davanti alle coste della Libia, a venti chilometri dal confine con la Tunisia. A bordo dell’imbarcazione dopo la morte di otto naufraghi caduti in mare, ci sono altre 20 persone, tra cui donne e bambini. L’allarme è stato dato da Alarm Phone, servizio di supporto che ha ricevuto la chiamata stamattina. Le motovedette libiche – allertate – non hanno rilasciato dichiarazioni se non a mezzogiorno quando hanno annunciato che sarebbero intervenute per salvare i migranti.
L’aereo della ong SeaWatch, Moonbird, sostiene di aver allertato nel frattempo l’imbarcazione Vos Triton&Aphrodite che batte bandiera di Gibilterra. L’ong ha però successivamente comunicato che l’imbarcazione, che già altre volte ha soccorso migranti, ha risposto di “non avere intenzione di parlare” con l’organizzazione.
Il ministro dell’Interno Matteo Salvini non ha prospettato possibilità di soccorso: “Il barcone? É in Libia, lontanissimo dall’ Italia“.
Il racconto della mattinata
L’allarme è scattato stamattina alle sei quando Alarm Phone ha ricevuto una telefonata di allarme: “Il motore non funziona e il barcone imbarca acqua”. Il servizio di supporto sostiene di aver allertato le autorità competenti. Ma a Tripoli nessuno ha risposto. Perciò è stato richiesto “l’immediato lancio di un’operazione di salvataggio per le venti persone che chiedono aiuto”.
Durante la mattinata la barca è stata avvistata da due aerei: uno (Moonbird) della SeaWatch e uno della missione Sophia. Il primo – che ha scattato la foto e ha gettato una scialuppa di salvataggio – ha promesso di tornare per monitorare la situazione dopo aver fatto rifornimento. Nel frattempo, l’ organizzazione non governativa ha riferito di aver ricevuto l’ordine dal secondo di rivolgersi alle autorità tunisine. Ma da Tunisi è arrivato un diniego a causa della mancanza di mezzi a disposizione.
We were told by the #EU aircraft to call RCC in #Tunisia, who told @alarm_phone they don’t have any assets in the area and cannot reach the Libyans. When we called, we were put on hold by Tunisia and nobody picked up anymore.
What now, #EU?
How many more calls until they drown? pic.twitter.com/wTb5aJh0q5— Sea-Watch International (@seawatch_intl) April 10, 2019
Le motovedette libiche hanno poi annunciato un loro intervento. Il portavoce Ayob Ammr Ghasen ha infatti dichiarato: “Sono in corso sforzi per salvarli”. Ghasen ha inoltre negato qualsiasi condizionamento dei combattimenti in Libia sulle attività di salvataggio: “La Marina continua ad assolvere il proprio compito di salvare i naufraghi”.
Ma i migranti, in un audio inviato ad Alarm Phone, implorano di raggiungere il nostro paese: “Stiamo morendo, moriremo in mare, moriremo in Libia e in Tunisia. Se non arriviamo in Italia moriremo tutti“. E Alarm Phone sostiene che il telefono da cui è stato inviato il messaggio rischia di non avere più batteria.
L’ong Mediterranea Saving Humans ha commentato: “Si sta consumando un dramma inumano e le istituzioni non hanno di meglio da fare che scaricarsi responsabilità” e Luca Casalini della stessa organizzazione ha rilanciato: “Nessuno interviene, compresa Roma. Che voi siate maledetti, assassini“: