Il protagonista è un buco nero che dimora nel cuore della galassia ellittica M87 (Messier 87), a circa 54 milioni di anni luce dal Sistema solare, in direzione della costellazione della Vergine. È un autentico gigante, con una massa superiore a 6 miliardi di volte quella del Sole. I dettagli di questa storica scoperta sono stati pubblicati in sei articoli sulla rivista The Astrophysical Journal Letters. L’Italia ha contribuito con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf) e l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). La foto ritrae un disco nero, all’estremità del quale restano intrappolati i fotoni di luce.
Danzano caoticamente e pericolosamente ai bordi del buco nero, disegnando una serie di anelli luminosi, prima di precipitare al suo interno. È il loro addio, l’ultima immagine che ci regalano prima di sparire per sempre tra le fauci del mostro. Prima di superare il cosiddetto orizzonte degli eventi, poetica espressione con cui gli scienziati indicano il confine tra un buco nero e il resto dell’universo. Quel limite invisibile, fino a oggi, tra la luce e il buio. Tra lo spazio e l’ignoto. Un confine anche per le nostre conoscenze, oltre il quale le leggi della fisica non riescono a spingersi fino in fondo. Come ci ha insegnato Einstein con la sua Teoria della Relatività Generale.