Per l'Anac prima del concordato preventivo il Comune avrebbe dovuto indire una gara pubblica invece di procedere all’affidamento da 560 milioni l’anno per 3 anni, così da permettere ai creditori avere delle basi solide su cui poggiare il proprio consenso all’operazione: "Restrizione alla concorrenza non è giustificata né proporzionata alla continuità del servizio". L'amministrazione Raggi deve presentare le controdeduzioni entro 45 giorni
Atac pubblica al 100%? Secondo l’Anac non c’erano motivi per non mettere a gara i trasporti capitolini. Dopo le “censure” dell’Antitrust, anche l’Authority Anticorruzione si pronuncia contro la delibera del Comune di Roma che, nel gennaio 2018, ha prorogato fino al 2021 il servizio in house alla municipalizzata romana dei trasporti. Nel parere di 32 pagine, firmato dal presidente Raffaele Cantone, si presentare entro 45 giorni ulteriori controdeduzioni circa le motivazioni che hanno spinto l’amministrazione capitolina a produrre tale atto. “Ma il parere dell’Anac, seppur autorevole, non è vincolante, né in alcun modo mette in discussione la procedura concordataria”, spiegano a IlFattoQuotidiano.it dal Campidoglio.
La sindaca Virginia Raggi e la sua giunta hanno sempre difeso a spada tratta questa decisione, nonostante il concordato preventivo in continuità avviato nel settembre 2017 presso il Tribunale Fallimentare di Roma e quasi arrivato a destinazione dopo la votazione positiva dei creditori registrata nel gennaio 2019 (manca la “formalità” dell’omologazione da parte del Tribunale). Anzi, proprio per permettere a questa procedura di andare a buon fine, il Campidoglio ha ritenuto di procedere all’affidamento da 560 milioni di euro l’anno per 3 anni, così da permettere ai creditori avere delle basi solide su cui poggiare il proprio consenso all’operazione.
Il Comune, in particolare ha già controdedotto all’Antitrust e alla stessa Anticorruzione che “un eventuale nuova gara pubblica non sarebbe stata in grado di sopperire o contenere i disservizi derivanti da una situazione di amministrazione straordinaria o di fallimento” e che “se fosse stato dichiarato il fallimento o l’amministrazione straordinaria”, le “ovvie ripercussioni sui tempi utili a redigere il bando avrebbero assunto carattere problematico”. Un assunto che non trova d’accordo l’Authority guidata da Cantone: “La restrizione alla concorrenza non appare giustificata – si legge – essa infatti non risulta essere né giustificata né proporzionata alla continuità del servizio”. E ancora: “Il ricorso a misure alternative come l’esercizio provvisorio e l’amministrazione straordinaria di grandi imprese in stato di insolvenza sembra confare meglio con l’obiettivo della continuità del servizio”. Pertanto, “la proroga rappresenta sia una diretta violazione dell’articolo di cui il Comune vuole avvalersi, sia una restrizione alla libertà di stabilimento”.
La possibilità di un’amministrazione straordinaria, con commissario inviato dal Ministero Infrastrutture e Trasporti, era stata votata dal Parlamento nel 2016, su proposta degli ex senatori Stefano Esposito (Pd) e Francesco Aracri (Forza Italia). “Lo dico da sempre che c’erano altre strade oltre al concordato – tuona Claudio De Francesco, segretario Faisa Sicel – ma qualcuno ha imposto quella più rischiosa”.
L’Anac, poi, contesta anche l’efficacia del cosiddetto “controllo analogo”, ovvero la capacità dell’amministrazione di verificare l’operato della sua azienda in relazione ai costi sostenuti. In realtà, l’Authority passa in rassegna tutta una serie di atti che vanno dal 2009 – anno della fusione voluta da Gianni Alemanno – fino ad oggi, dunque relativi ai tanti esercizi in perdita che hanno portato al fallimento de facto della società.
Tutto lavoro per l’Avvocatura Capitolina e per lo studio legale di Atac, che entro un mese e mezzo dovranno presentare le controdeduzioni all’Anac. Fonti capitoline, come detto, fanno sapere che “il parere dell’Anticorruzione non preoccupa” in quanto “non vincolante”, che comunque “la procedura concordataria non e’ in discussione” e che la “linea politica” di mantenere il trasporto pubblico proseguirà sulla strada intrapresa. Anche i romani si sono espressi in favore di questa linea, il 12 novembre, scorso partecipando solo in minima parte (16,4%) al referendum indetto dai Radicali Italiani.