Dopo Socrate, Giorgio La Pira, Paolo Veronese, Tina Anselmi, Francesco Borromini e Don Lorenzo Milani prosegue con Piero Calamandrei la galleria dei personaggi scomodi presentati da Tomaso Montanari nel suo programma “Eretici”, realizzato da Loft Produzioni in esclusiva per la piattaforma Loft (www.tvloft.it e app TvLoft), da un’idea di Alessandro Garramone e Annalisa Reggi con la collaborazione di Matteo Billi, Nanni Delbecchi e Simone Rota. “A nessuno verrebbe in mente di considerare Piero Calamandrei un eretico. Se fosse vivo oggi un Matteo Salvini o un Matteo Renzi lo chiamerebbero “un professorone”, un pezzo del potere accademico”, esordisce Tomaso Montanari. Piero Calamandrei era professore di Diritto processuale e civile, rettore dell’Università di Firenze, membro della Costituente, rappresenta un pezzo della storia d’Italia. Certamente non è un uomo qualunque, ma c’è qualcosa nella sua vita intellettuale e morale che ci obbliga a considerarlo un eretico. Innanzitutto Calamandrei fu un eretico per 20 anni perché fu un grande antifascista. E anche nel modo di essere antifascista si dimostrò un eretico nel senso di bastian contrario, dissenziente, spesso anche verso se stesso. Spesso si chiese quale fosse il modo migliore di combattere il fascismo: rimanere in Italia o andare all’estero? Rifiutarsi di giurare fedeltà al regime o, invece, come fece, rimanendo all’università, quella che lui chiamava il proprio “posto di combattimento”. Calamandrei infatti, era convinto che la cultura, la conoscenza, fossero gli strumenti più importanti per combattere il fascismo. Egli condivideva questa idea con altri amici, tra cui i fratelli Carlo e Nello Rosselli che nella Firenze degli anni ’20 fondarono un circolo antifascista, il Circolo di cultura. Così mentre i fascisti picchiavano e bruciavano libri, loro pensavano, anteponendo all’azione il pensiero poiché la resistenza al fascismo altro non era per loro se non senso critico individuale. Ecco perché i fratelli Rosselli fondano una biblioteca per ragazzi nel quartiere più popolare di Firenze. Calamandrei si tormenterà alla fine della guerra: era giusto prendere le armi e passare nella Resistenza in prima persona o questa scelta sarebbe stata troppo oltre le sue possibilità? Egli ha passato i 50 anni, è un professore, non ha la vocazione delle armi pur avendo combattuto la Prima guerra mondiale: non se la sente di diventare un partigiano, ma lavora intellettualmente per costruire quegli anticorpi che possano in un futuro impedire che l’Italia torni fascista. Calamandrei capisce anche di essere solo: non entra nelle grandi forze politiche dell’Italia del Dopoguerra, né nel partito comunista, né nella Democrazia Cristiana. Con un ristretto gruppo d’amici preferisce invece fondare un piccolo partito, il Partito d’Azione, che non avrà mai un grande seguito di consensi, ma sarà sempre visto come una piccola pattuglia di rompiscatole, di ingenui. Ma proprio l’ingenuità è una delle parti più originali dell’eresia di Calamandrei. Egli pensava che portare uno spirito aperto che guardasse alla verità delle cose fosse fondamentale per controbilanciare l’ortodossia, la convinzione che la politica dovesse essere cinica e mendace.
Uno dei tratti che contraddistingue gli eretici è che sono tra coloro che “hanno scagliato il potere dalle mani”, per dirla con Fabrizio De Andrè. In una delle scelte più laceranti della sua vita, in pieno fascismo, Calamandrei accettò di scrivere un codice per la pratica dell’avvocatura, per la legge e lo fece senza accettare nessun pagamento da parte dei fascisti, ma pensando che per rendere l’Italia un po’ meno bestiale bisognasse spendersi in prima persona anche a costo di essere considerati dei collaborazionisti. Oggi associamo la vita di Calamandrei all’importante pagina che lo vede protagonista della Costituente, eletta il 2 giugno 1946. In quell’assemblea egli ha un ruolo soprattutto morale. Egli contribuisce a scrivere la Costituzione con il suo prestigio. In in suo discorso del ’55 fatto davanti agli studenti di Milano egli definisce la Costituzione una “polemica contro lo stato delle cose”. Questa idea può far sentire vicina la Costituzione a tutti coloro che hanno l’età dei ragazzi che nel ’55 ascoltavano Calamandrei: se capissero che, se quella Costituzione fosse attuata, scardinerebbe lo stato delle cose, cambierebbe radicalmente la faccia di questo Paese, capirebbero una cosa importantissima e cioè che la Costituzione sta dalla loro parte, dalla parte di chi fa polemica. Un altro grande eretico del ‘900 Antonio Gramsci aveva scritto nei Quaderni dal carcere che la credenza, “l’idolo”, ciò che tutti pensano sia ovvio, più difficile da abbattere è l’idea secondo cui tutto ciò che esiste è naturale che esista così com’è. Quindi, il credere che non si possa cambiare nulla è solo, appunto, una credenza. Calamandrei, scrivendo e soprattutto spiegando la Costituzione a generazione di giovani ci dice che quel testo non è nato da una rivoluzione, ma contiene una rivoluzione perché se essa venisse attuata nulla sarebbe più come prima. “Allora la Costituzione non è una cosa polverosa – conclude Montanari – non sta dalla parte del potere, la Costituzione è contro e questa è la grande eresia di Piero Calamandrei, un’eresia carica di futuro”.
“Eretici” (10 episodi X 16 minuti) è un programma originale realizzato da Loft Produzioni in esclusiva per la piattaforma Loft (www.tvloft.it e app Loft). Dopo Socrate, Giorgio La Pira, Paolo Veronese, Tina Anselmi, Francesco Borromini, Don Milani e Piero Calamandrei, Montanari ci racconterà le eresie di Hannah Arendt, Papa Francesco e Danilo Dolci.