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Libia, incontro riservato tra Conte ed emissari a Roma. Lui alla Camera: “Sono in contatto con Serraj e Haftar”

Il presidente del Consiglio, durante la sua informativa alla Camera sulla situazione libica, ha parlato delle relazioni con i principali attori in campo. Fonti all'agenzia Adnkronos: "Premier ha sempre mantenuto un profilo molto attivo, avrebbe ribadito le sollecitazioni del governo italiano a trovare una soluzione che scongiuri lo scontro armato tra le diverse fazioni in campo"

“In questi mesi sono stato, e sono in questi stessi giorni ed ore tuttora in contatto diretto, con i due principali attori libici, il presidente Serraj e il generale Haftar (quest’ultimo nelle scorse ore attraverso un suo emissario), così come con gli altri protagonisti del panorama politico interno”. Giuseppe Conte, durante la sua informativa alla Camera sulla Libia, ha parlato delle relazioni con Tripoli in queste ore di forte tensione nel Paese. “Il mio sostegno al governo di Accordo Nazionale è andato in questi mesi di pari passo con una forte azione di ‘moral suasion‘ volta a identificare ogni possibile spazio di intesa politica con gli altri attori”, ha detto. E ha aggiunto poco dopo: “Oggettivamente siamo tra i pochi paesi che possiamo credibilmente interloquire con tutti i principali attori della scena libica”.

La notizia di un incontro riservato avvenuto lunedì scorso è stata pubblicata da Repubblica in queste ore. Al colloquio, avvenuto nella Capitale, ha partecipato anche il figlio del generale Khalifa Haftar, così come riferito da fonti libiche all’agenzia Adnkronos, nella delegazione che lunedì scorso ha incontrato a Roma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Agli emissari libici il premier, che dall’inizio della crisi ha sempre mantenuto un profilo molto attivo, avrebbe ribadito le sollecitazioni del governo italiano a trovare una soluzione che scongiuri lo scontro armato tra le diverse fazioni in campo.

L’informativa di Conte alla Camera: “Forte preoccupazione per l’Italia”
“Gli ultimi sviluppi in Libia”, ha esordito il premier, “ed in particolare l’escalation militare sono motivo di forte preoccupazione per l’Italia, così come lo sono e devono esserlo anche per tutta l’Europa e per l’intera Comunità internazionale”. “Le evoluzioni” in Libia non ci devono far deflettere dalla ricerca di una soluzione politica, l’unica davvero sostenibile. Urge dunque lavorare innanzitutto in direzione di un cessate-il-fuoco e di un’immediata interruzione della spirale di contrapposizione militare, preservando l’integrità di Tripoli e la distensione sul resto del territorio”. Quindi ha parlato del quadro generale del Paese: “Le informazioni che giungono dal terreno, che risentono di un contesto complesso e soggetto anche a evidenti tentativi di disinformazione e propaganda, descrivono un quadro di situazione estremamente fragile e fluido. Nel complesso, si registra al momento un certo equilibrio nei rapporti di forza ed alterne vicende sul piano militare, in un quadro di crescente intensità e violenza, con l’uso di raid aerei e l’afflusso su entrambi i lati di armamento pesante”.

Conte ha anche parlato dei rischi che la crisi abbia effetti sui flussi di migranti. “Il succedersi degli scontri e l’aumento dei morti – stimati in alcune centinaia – e di feriti, ma anche degli sfollati, segnalano un concreto rischio di crisi umanitaria che va scongiurato rapidamente”, ha continuato. “L’emergenza umanitaria, con conseguenze sui flussi migratori, così come il riaffacciarsi dello spettro dell’insorgenza terroristica dimostrato dal recente attentato perpetrato da Daesh a Fuqaha, impongono determinazione e rapidità di azione”. Il premier ha anche “ribadito il pieno sostegno al Segretario Generale delle Nazioni Unite Guterres e al suo Rappresentante Speciale Salamé per riportare le parti al tavolo negoziale e riattivare il processo politico guidato dalle Nazioni Unite, che la Conferenza di Palermo era riuscita a riportare al centro dello sforzo internazionale. La stessa Missione Onu (UNSMIL) ha rilevato con allarme un probabile aggravamento della crisi nelle prossime ore/giorni, in corrispondenza con l’atteso massimo sforzo di Haftar per entrare a Tripoli”.

In questo contesto di tensione generale, Conte ha garantito di essere in contatto con le varie diplomazie: “Sono intensamente impegnato sul piano diplomatico, anche attraverso le mie numerose missioni all’estero. In virtù anche dell’azione del mio staff diplomatico e dei competenti organismi, abbiamo ulteriormente rafforzato in questi giorni il dialogo con tutti i principali stakeholder internazionali, a partire dagli Stati Uniti, dai partner europei e dagli attori regionali più influenti in Libia. Molto intensa è l’interlocuzione con Washington, in particolare con la Casa Bianca”. Comunque al momento l’ambasciata italiana a Tripoli rimane “operativa e a pieno regime”: “Anche il personale militare italiano presente in Libia non è stato evacuato. I nostri interessi sul terreno sono parimenti tutelati. Monitoriamo naturalmente di ora in ora le condizioni di sicurezza nel Paese“.

Conte si è poi schierato contro l’uso della violenza: “Non vi sono interessi economici o geopolitici che possano giustificare derive militari ed in ultima analisi il rischio di una guerra civile. La violenza genera violenza, genera ferite che difficilmente si rimarginano e non serve in ultima analisi né gli interessi della popolazione, né quelli della comunità internazionale. Non ci possono essere ambiguità e mistificazioni, a maggior ragione in un momento così critico”. In Libia “entrambi i contendenti hanno sinora ignorato la proposta di UNSMIL per un cessate il fuoco umanitario temporaneo nelle aree a sud di Tripoli interessate agli scontri, che resta però un obiettivo prioritario”.

Dai banchi dell’opposizione ha replicato l’ex premier Paolo Gentiloni: “In Libia è ancora possibile fermare il disastro”, ha detto. “L’Italia non deve avallare l’offensiva di Haftar. Può recuperare un ruolo per premere per una soluzione politica nell’ambito dell’Onu ma a partire dal ricoinvolgimento degli USA: senza di loro non riusciamo a svolgere un ruolo”. E ancora: “Abbiamo bisogno della Ue. Lavorando con Germania e Spagna dobbiamo costruire una cornice europea in cui i diversi interessi che si dimostrano in quella area siano racchiusi in una cornice comune. E Infine dobbiamo rassicurare i vicini; nessuno può vincere questa guerra per procura”. Ma per Gentiloni “la vera condizione è in casa nostra. Nel governo qualcuno dice di sentirsi a Mosca più a casa che a Bruxelles, molti parteggiano per Maduro, altri aprono alla Cina per dei miseri piatti di lenticchie. Non siamo mai stati così isolati in Ue e nel Mediterraneo. Cambiate rotta finchè siete in tempo: se lo farete avrete il nostro pieno sostegno”.