Le condanne di Emilio Fede e Nicole Minetti sono definitive. La Cassazione ha confermato la condanna a 4 anni e 7 mesi per l’ex direttore del Tg4 e quella a 2 anni e 10 mesi per l’ex consigliera regionale mettendo fine al processo Ruby bis. Accolta dunque la richiesta del procuratore generale della Cassazione Pina Casella che aveva chiesto di confermare la sentenza della corte d’appello Le accuse sono di favoreggiamento della prostituzione per le serate a Villa San Martino ad Arcore. Fede è accusato anche di tentativo di induzione. Il giornalista dovrebbe scontare la prima parte della pena, alcuni mesi, in detenzione domiciliare, e non in carcere, per poi poter chiedere l’affidamento in prova ai servizi sociali.

Fede verso i domiciliari – Stando a quanto riferito da fonti qualificate, infatti, il problema per Fede è che la pena supera i 4 anni e, dunque, la Procura generale deve emettere un ordine di carcerazione. Ordine che, tuttavia, può essere sospeso dagli stessi magistrati, dando 30 giorni di tempo alla difesa di Fede per chiedere la detenzione domiciliare come ultrasettantenne (ha 87 anni). Il favoreggiamento della prostituzione non è un reato ostativo per questo genere di istanza, anche se la stessa sospensione non è automatica e decide la Procura generale.  Quando la pena rimanente sarà di 4 anni Fede potrà chiedere l’affidamento.

“Ad Arcore non mantenute ma prostitute” – “La mantenuta non fornisce prestazioni sessuali dietro compenso, ma lo fa nell’ambito di un rapporto consolidato e correttamente la Corte d’appello di Milano, nel processo bis, ha qualificato come attività prostitutiva quella che si svolgeva ad Arcore e tanto basta per escludere che le ragazze fossero delle mantenute, dato che al massimo si può parlare di ‘favorite di turno”, ha detto la sostituto pg, respingendo la tesi difensiva dell’ex direttore del Tg4.  Ad avviso del Pg, nella sentenza di Appello Fede è stato ritenuto in maniera “congrua” “il garante delle serate di Arcore e il punto di riferimento per tutto quanto ruotava attorno al format di queste serate” e la Minetti era la “indispensabile cerniera tra Berlusconi e le ragazze a lui destinate”.

“Dichiarazioni di Fadil erano attendibili” – La pg Casella, inoltre, ha commentato le dichiarazioni di Imane Fadil, una delle testimoni fondamantali dell’inchiesta deceduta in ospedale. Sulla sua morte è in corso un’inchiesta per omicidio a carico di ignoti. “Sono pienamente attendibili e la veridicità delle sue dichiarazioni sulle serate di Arcore sono ampiamente confermate dai riscontri di Chiara Danese e Ambra Battilama e da intercettazioni telefoniche”, ha detto la sostituto procuratore generale. “Fede le aveva prospettato le serate di Arcore conoscendo le difficoltà economiche della ragazza e le aveva fatto pressioni per farle passare la notte con Berlusconi” ha aggiunto il Pg.

L’interrogatorio di Polanco – Nel frattempo proseguono le indagini sulla morte di Fadil: due le ipotesi principali, una malattia rara o un avvelenamento. Come ha raccontato il Fatto Quotidiano Marysthell Polanco è stata interrogata dai pm di Milano il 15 marzo scorso. Davanti all’aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Luca Gaglio che le comunicarono della morte di di Fadil, l’olgettina Polanco reagì dicento: “No! Il polonio!”. Da quanto si è appreso, fece anche riferimento ad una misteriosa persona che l’anno scorso le avrebbe detto “basta una punturina e siete fatte”. Anche Barbara Guerra è stata sentita nelle scorse settimane e pure lei ha detto di essere “spaventata”. Lo scorso 26 marzo, dopo che esami più approfonditi hanno escluso la presenza di radioattività negli organi della modella – radiazioni che erano state, invece, rilevate in analisi sulle urine e sul sangue – sono iniziati gli accertamenti autoptici, ancora in corso. Il quesito, a cui gli esperti nominati dalla Procura e guidati da Cristina Cattaneo dovranno rispondere, prende in considerazione ogni aspetto: si va dall’avvelenamento per intossicazione da metalli (è stata trovata una massiccia concentrazione di cadmio, antimonio e cromo), alla morte naturale per malattia fulminante (si ipotizza anche una forma rarissima di aplasia midollare). I familiari di Fadil seguono passo passo le indagini e gli accertamenti, assistiti dai legali Mirko Mazzali e Nicola Quatrano.

Le indagini sulla morte di Fadil – I consulenti sono anche chiamati ad accertare il motivo per cui dal risultato di un test comunicato ai pm lo scorso 12 marzo siano emerse appunto “tracce di raggi alfa“. Intanto, il giorno in cui il procuratore Francesco Greco comunicò ai cronisti la notizia della morte di Fadil, parlando di “sintomi di un sospetto avvelenamento“, ossia il 15 marzo, gli inquirenti hanno ascoltato Polanco che ha raccontato del misterioso avvertimento e del tale che avrebbe detto, non solo a lei, che bastava una “punturina” per avvelenarle. Nell’indagine, tra gli altri, è stata sentita anche Barbara Guerra, anche lei apparsa “spaventata”. L’ex legale di Fadil, l’avvocato Paolo Sevesi, in un atto depositato a fine febbraio aveva scritto che la modella marocchina era stata “interessata da minacce, tentativi corruttivi e pressioni per la revoca della costituzione di parte civile”, in particolare nel processo ‘Ruby bis‘, da parte di Iris Berardi e Barbara Guerra, anche loro, come Polanco, imputate nel ‘Ruby ter’ per corruzione in atti giudiziari con Silvio Berlusconi.

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