“Si conferma la presenza di criticità in ordine alle patologie associabili con gli inquinanti emessi dagli stabilimenti dell’area industriale di Taranto, tuttavia con andamento dei tassi di ospedalizzazione in diminuzione”. È quanto scrive l’Asl di Taranto nella relazione inviata al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, chiamato a decidere se firmare o meno l’ordinanza di chiusura dell’ex Ilva dopo gli allarmi lanciati dalle associazioni ambientaliste nelle scorse settimane sugli aumenti dei livelli di emissioni provenienti dalla fabbrica.
Una questione che ha tenuto per giorni un’intera comunità sulle spine: dopo la chiusura di due scuole al quartiere Tamburi, il più vicino alla fabbrica, il primo cittadino aveva chiesto ad Arpa Puglia e all’Asl di fornire i dati e soprattutto di fornire una valutazione sugli eventuali rischi corsi dai cittadini. Arpa e Ispra hanno inviato poco dopo una mole di dati con le misurazioni effettuate anche in tempi molto recenti stabilendo che l’aumento di alcuni inquinanti era confermato, ma che tuttavia non erano stati superati i limiti di legge. Pochi giorni fa, invece, l’Asl ha inviato una relazione nella quale ha sostanzialmente analizzato i dati relativi allo stato di salute dei tarantini. Notizie che hanno spinto il sindaco Melucci a rimettere nel cassetto la bozza di ordinanza per la chiusura e che ha scatenato anche una bagarre politica con il parlamentare tarantino dei 5stelle Giovanni Vianello, che ha inviato un comunicato al vetriolo contro le associazioni ambientaliste accusandole di pianificare a tavolino allarmi infondati.
Nel documento si legge che da tempo nell’area di Taranto “si registrano eccessi rispetto al dato regionale di mortalità e di ospedalizzazione per le patologie cardiovascolari, per le patologie respiratorie e per le malattie dell’apparato digerente, nonché per alcune patologie oncologiche, come confermato dai dati di incidenza del Registro Tumori per gli anni coperti (per entrambi i sessi per i tumori della pleura, del polmone e del pancreas; nelle donne per tumore della mammella; negli uomini per tumore dello stomaco, della vescica e del rene)”, ma gli ultimi dati raccolti dall’Azienda sanitaria locale ha permesso di registrare che i valori relativi alle cause di ricovero “risultano tutte in decremento, pur rimanendo al di sopra dei valori regionali”.
In particolare per quanto riguarda i ricoveri nelle fasce di età tra 0 e 14 anni, l’Asl ha premesso che “le stime risentono dell’incertezza legata alla bassa numerosità dei casi osservati” e ha spiegato che “l’andamento dei tumori maligni presenta una riduzione nell’ultimo periodo (2016/20 17) pur rimanendo al di sopra dei valori provinciali e regionali”. Lo stessa riduzione, anche per questi casi basata su un numero particolarmente limitato di campioni, riguarda i ricoveri pediatrici per malattie respiratorie “che – sottolinea l’Asl – rimangono per tutto il periodo (2006/2017) costantemente al di sotto dei valori regionali”.
Per quanto riguarda invece i casi di morte, l’Asl ha confermato che sono negli uomini c’è un incremento “con tassi superiori al valore regionale per tutte le cause e per tutti i tumori, mentre per le malattie respiratorie si registra un trend in diminuzione nell’ultimo periodo”. Per le donne, invece “tutte le cause esaminate mostrano un lieve decremento nel tempo con i tassi dell’area SIN (sito di interesse nazionale di Taranto, ndr) sempre superiori a quelli regionali”. Infine per il tasso di mortalità nei bambini tra 0 e 14 anni, ribadendo “l’incertezza legata alla bassa numerosità dei casi osservati”, la valutazione indica “un eccesso per le patologie tumorali con particolare riferimento alle patologie emolinfopoietiche”. In sostanza nei casi di morte osservati a Taranto, le principali problematiche riguarderebbe le malattie del sangue.
Nelle stesse ore, inoltre, è giunto dall’Istituto Superiore di Sanità il risultato di uno studio commissionato dalla stessa Ilva per valutare l’esposizione delle donne di Taranto tramite l’analisi del latte materno a diossine e PCB. “Mediamente – si legge in una nota inviata dall’Iss alla stampa – lo studio ha mostrato una concentrazione di queste sostanze nel latte nelle donne residenti a Taranto e Statte del 28% più elevata rispetto a quella delle donne residenti in provincia in linea con quanto osservato in altre aree industrializzate in Italia”.
Nel dettaglio lo studio ha valutato che “nelle donatrici residenti a Taranto e Statte (comune a pochi chilometri dalla fabbrica, ndr) le concentrazioni degli inquinanti sono risultate più elevate, in modo statisticamente significativo, di quelle rilevate nelle donne residenti in Provincia con un aumento compreso tra il 18 e il 38% a seconda delle sostanze considerate (diossine, PCB diossina-simili e PCB non diossina-simili) e pari al 28% per l’insieme delle sostanze ad azione diossina-simile” aggiungendo comunque che “le concentrazioni di diossine e PCB in entrambi i gruppi di donne sono associabili a una bassa probabilità di effetti avversi per la salute”.
Per Elena De Felip del Dipartimento ambiente e salute dell’Istituto Superiore di Sanità, lo studio “mostra che l’esposizione delle donne residenti nell’area urbana è superiore, in modo statisticamente significativo a quella delle donne residenti in provincia ed è sovrapponibile a quella riscontrata in studi simili in altre zone industrializzate presenti in Italia. Il confronto con i risultati di altri studi di biomonitoraggio effettuati negli anni precedenti a Taranto e provincia suggerisce, inoltre, che nel tempo ci sia stata una riduzione dell’esposizione a queste sostanze”. Questi risultati – conclude la De Felip – “sono stati ottenuti grazie al prezioso contributo dei colleghi della Asl di Taranto il cui impegno sul territorio è stato per noi determinante”.
Per realizzare lo studio sono stati raccolti e analizzati complessivamente 150 campioni di latte, 76 appartenenti al gruppo delle donne residenti a Taranto e Statte, e 74 appartenenti al gruppo delle donne residenti in Provincia, in un’area quindi di controllo localizzata a più di 30 chilometri da Taranto. Le donne avevano infine caratteristiche simili: età compresa tra i 25 e i 40 anni, residenti in zona da almeno dieci anni e tutte diventate madre per la prima volta da poco tempo.
Ambiente & Veleni
Taranto, la Asl al sindaco: “Criticità per patologie associabili ad inquinamento industriale, ma meno ospedalizzazioni”
E arriva anche lo studio dell'Istituto Superiore di Sanità, commissionato dalla stessa Ilva, per valutare l’esposizione delle donne di Taranto, tramite l’analisi del latte materno, a diossine e PCB: "Concentrazione di queste sostanze nel latte nelle donne residenti a Taranto e Statte è del 28% più elevata rispetto a quella delle donne residenti in provincia. Ma bassi rischi per la salute"
“Si conferma la presenza di criticità in ordine alle patologie associabili con gli inquinanti emessi dagli stabilimenti dell’area industriale di Taranto, tuttavia con andamento dei tassi di ospedalizzazione in diminuzione”. È quanto scrive l’Asl di Taranto nella relazione inviata al sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, chiamato a decidere se firmare o meno l’ordinanza di chiusura dell’ex Ilva dopo gli allarmi lanciati dalle associazioni ambientaliste nelle scorse settimane sugli aumenti dei livelli di emissioni provenienti dalla fabbrica.
Una questione che ha tenuto per giorni un’intera comunità sulle spine: dopo la chiusura di due scuole al quartiere Tamburi, il più vicino alla fabbrica, il primo cittadino aveva chiesto ad Arpa Puglia e all’Asl di fornire i dati e soprattutto di fornire una valutazione sugli eventuali rischi corsi dai cittadini. Arpa e Ispra hanno inviato poco dopo una mole di dati con le misurazioni effettuate anche in tempi molto recenti stabilendo che l’aumento di alcuni inquinanti era confermato, ma che tuttavia non erano stati superati i limiti di legge. Pochi giorni fa, invece, l’Asl ha inviato una relazione nella quale ha sostanzialmente analizzato i dati relativi allo stato di salute dei tarantini. Notizie che hanno spinto il sindaco Melucci a rimettere nel cassetto la bozza di ordinanza per la chiusura e che ha scatenato anche una bagarre politica con il parlamentare tarantino dei 5stelle Giovanni Vianello, che ha inviato un comunicato al vetriolo contro le associazioni ambientaliste accusandole di pianificare a tavolino allarmi infondati.
Nel documento si legge che da tempo nell’area di Taranto “si registrano eccessi rispetto al dato regionale di mortalità e di ospedalizzazione per le patologie cardiovascolari, per le patologie respiratorie e per le malattie dell’apparato digerente, nonché per alcune patologie oncologiche, come confermato dai dati di incidenza del Registro Tumori per gli anni coperti (per entrambi i sessi per i tumori della pleura, del polmone e del pancreas; nelle donne per tumore della mammella; negli uomini per tumore dello stomaco, della vescica e del rene)”, ma gli ultimi dati raccolti dall’Azienda sanitaria locale ha permesso di registrare che i valori relativi alle cause di ricovero “risultano tutte in decremento, pur rimanendo al di sopra dei valori regionali”.
In particolare per quanto riguarda i ricoveri nelle fasce di età tra 0 e 14 anni, l’Asl ha premesso che “le stime risentono dell’incertezza legata alla bassa numerosità dei casi osservati” e ha spiegato che “l’andamento dei tumori maligni presenta una riduzione nell’ultimo periodo (2016/20 17) pur rimanendo al di sopra dei valori provinciali e regionali”. Lo stessa riduzione, anche per questi casi basata su un numero particolarmente limitato di campioni, riguarda i ricoveri pediatrici per malattie respiratorie “che – sottolinea l’Asl – rimangono per tutto il periodo (2006/2017) costantemente al di sotto dei valori regionali”.
Per quanto riguarda invece i casi di morte, l’Asl ha confermato che sono negli uomini c’è un incremento “con tassi superiori al valore regionale per tutte le cause e per tutti i tumori, mentre per le malattie respiratorie si registra un trend in diminuzione nell’ultimo periodo”. Per le donne, invece “tutte le cause esaminate mostrano un lieve decremento nel tempo con i tassi dell’area SIN (sito di interesse nazionale di Taranto, ndr) sempre superiori a quelli regionali”. Infine per il tasso di mortalità nei bambini tra 0 e 14 anni, ribadendo “l’incertezza legata alla bassa numerosità dei casi osservati”, la valutazione indica “un eccesso per le patologie tumorali con particolare riferimento alle patologie emolinfopoietiche”. In sostanza nei casi di morte osservati a Taranto, le principali problematiche riguarderebbe le malattie del sangue.
Nelle stesse ore, inoltre, è giunto dall’Istituto Superiore di Sanità il risultato di uno studio commissionato dalla stessa Ilva per valutare l’esposizione delle donne di Taranto tramite l’analisi del latte materno a diossine e PCB. “Mediamente – si legge in una nota inviata dall’Iss alla stampa – lo studio ha mostrato una concentrazione di queste sostanze nel latte nelle donne residenti a Taranto e Statte del 28% più elevata rispetto a quella delle donne residenti in provincia in linea con quanto osservato in altre aree industrializzate in Italia”.
Nel dettaglio lo studio ha valutato che “nelle donatrici residenti a Taranto e Statte (comune a pochi chilometri dalla fabbrica, ndr) le concentrazioni degli inquinanti sono risultate più elevate, in modo statisticamente significativo, di quelle rilevate nelle donne residenti in Provincia con un aumento compreso tra il 18 e il 38% a seconda delle sostanze considerate (diossine, PCB diossina-simili e PCB non diossina-simili) e pari al 28% per l’insieme delle sostanze ad azione diossina-simile” aggiungendo comunque che “le concentrazioni di diossine e PCB in entrambi i gruppi di donne sono associabili a una bassa probabilità di effetti avversi per la salute”.
Per Elena De Felip del Dipartimento ambiente e salute dell’Istituto Superiore di Sanità, lo studio “mostra che l’esposizione delle donne residenti nell’area urbana è superiore, in modo statisticamente significativo a quella delle donne residenti in provincia ed è sovrapponibile a quella riscontrata in studi simili in altre zone industrializzate presenti in Italia. Il confronto con i risultati di altri studi di biomonitoraggio effettuati negli anni precedenti a Taranto e provincia suggerisce, inoltre, che nel tempo ci sia stata una riduzione dell’esposizione a queste sostanze”. Questi risultati – conclude la De Felip – “sono stati ottenuti grazie al prezioso contributo dei colleghi della Asl di Taranto il cui impegno sul territorio è stato per noi determinante”.
Per realizzare lo studio sono stati raccolti e analizzati complessivamente 150 campioni di latte, 76 appartenenti al gruppo delle donne residenti a Taranto e Statte, e 74 appartenenti al gruppo delle donne residenti in Provincia, in un’area quindi di controllo localizzata a più di 30 chilometri da Taranto. Le donne avevano infine caratteristiche simili: età compresa tra i 25 e i 40 anni, residenti in zona da almeno dieci anni e tutte diventate madre per la prima volta da poco tempo.
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Il Cairo, 4 mar. (Adnkronos) - I leader arabi concordano di istituire un fondo fiduciario per finanziare la ricostruzione della Striscia di Gaza, devastata dalla guerra, sollecitando il contributo internazionale per accelerare il processo di ricostruzione. Secondo il comunicato finale del vertice della Lega araba al Cairo, visionato dall'Afp, il fondo "riceverà impegni finanziari da tutti i paesi donatori e dalle istituzioni finanziarie" per realizzare progetti di ricostruzione nel territorio.
Tel Aviv, 4 mar. (Adnkronos) - Il Ministero degli Esteri israeliano afferma che la dichiarazione del vertice arabo tenutosi al Cairo per discutere della ricostruzione di Gaza non ha affrontato la realtà della situazione successiva al massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023. "È degno di nota che il feroce attacco terroristico di Hamas non venga menzionato e che non vi sia nemmeno una condanna di questa entità terroristica omicida, nonostante le atrocità documentate", afferma la dichiarazione.
il ministero elogia invece il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di trasferire i cittadini di Gaza, sostenendo — nonostante Trump parli di trasferire tutta la popolazione della Striscia — che in base a questo, "c'è un'opportunità per i cittadini di Gaza di scegliere liberamente. Questo deve essere incoraggiato".
Sana'a, 4 mar. (Adnkronos) - Gli Houthi hanno abbattuto un drone statunitense nei cieli della città portuale di Hodeidah nello Yemen. Lo ha dichiarato portavoce del gruppo, Yahya Saree, in un post su Telegram.
Washington, 4 mar. (Adnkronos) - Secondo due fonti informate sui colloqui, gli Stati Uniti e l'Ucraina potrebbero firmare l'accordo sui minerali già oggi. Lo rende noto Abc News, secondo cui Trump ha indicato ai suoi principali consiglieri che vorrebbe concludere l'accordo prima del suo discorso congiunto al Congresso.
Il Cairo, 4 mar. (Adnkronos) - Il vertice arabo convocato al Cairo ha adottato un piano egiziano per la ricostruzione di Gaza. Lo ha affermato il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi in una dichiarazione conclusiva. Il piano mira a contrastare le proposte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per una "Riviera mediorientale" con un piano per ricostruire la Striscia devastata senza sfollare la sua popolazione.
Parigi, 4 mar. (Adnkronos/Afp) - Il presidente francese Emmanuel Macron ha accolto con favore la volontà del suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky “di riprendere il dialogo con gli Stati Uniti d'America”, secondo quanto riferito dall'Eliseo.
Il capo di Stato “ha ribadito la determinazione della Francia a lavorare con tutte le parti interessate per attuare una pace solida e duratura in Ucraina”, ha dichiarato la presidenza.
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - Elly Schlein è netta sul piano lanciato oggi da Ursula Von der Leyen. "Noi non ci stiamo", la posizione della segretaria del Pd. Una linea che, pur con sfumature diverse, trova d'accordo anche l'area riformista dem. Servono "modifiche", dice Lorenzo Guerini. In particolare, a mettere tutti d'accordo è la bocciatura della proposta della presidente della Commissione Ue sulla possibilità di dirottare i fondi di Coesione sulle spese per la difesa. E non solo. Anche la deroga al patto di Stabilità da parte dei singoli Stati, fuori da regia e investimenti comuni sulla difesa, è giudicata un errore trasversalmente tra i dem.
Schlein ha già annunciato che porterà la posizione del Pd alla riunione dei Socialisti e Democratici giovedì mattina a Bruxelles, il pre-vertice che precede il Consiglio europeo straordinario. In vista dell'appuntamento Schlein oggi ha sentito il premier spagnolo Pedro Sanchez. "Una lunga conversazione sullo scenario internazionale e la complicata situazione mondiale", fanno sapere fonti dem. Quella del Pd è la delegazione più numerosa nella famiglia socialista europea. Senza l'ok dei socialisti il piano Von der Leyen traballa. "È il momento delle scelte e della chiarezza. Abbiamo bisogno di una risposta all'altezza della sfida globale - strategica, economica, politica - al ruolo dell'Europa nel mondo. E questa risposta non è quella presentata oggi", rimarca Schlein.
Negli equilibri interni al Pd, la sollecitazione dei riformisti è quella di lavorare per modificare il piano Von der Leyen, "aiutare ad andare nella direzione giusta" ed evitare che ci si arrocchi in un "no a tutti i costi". L'importante, si spiega, "è non mettere in discussione la necessità dell'aumento di risorse per la difesa europea". Per Guerini si tratta di un'esigenza "ineludibile". Quindi la sollecitazione del presidente del Copasir: "Ora bisogna mettersi al lavoro, innanzitutto all’interno del Pse, per confermare in maniera convinta il nostro impegno per maggiori investimenti e capacità militari europee provando a dare un indirizzo più coerente agli strumenti per farlo".
Per Schlein "quella presentata oggi da Von Der Leyen non è la strada che serve all’Europa. All’Unione europea serve la difesa comune, non il riarmo nazionale. Sono due cose molto diverse". Anche il titolo 'Rearm' ha fatto sobbalzare più di uno e anche la segretaria lo mette in evidenza. "Il piano Von Der Leyen, a partire dal titolo, punta sul riarmo e non emerge un indirizzo politico chiaro verso la difesa comune".
Quindi elenca i nodi: "Indica una serie di strumenti che agevolerebbero la spesa nazionale ma senza porre condizioni sui progetti comuni, sull’interoperabilità dei sistemi. Ci sono molti aspetti da chiarire, ad esempio su come funzionerebbe il nuovo meccanismo in stile Sure, per capire se finanzia progetti comuni o spesa nazionale. Ma questa -avverte- non è la strada giusta. Manca ancora la volontà politica dei governi di fare davvero una difesa comune e in questo piano della Commissione mancano gli investimenti europei finanziati dal debito comune, come durante la pandemia. Così rischia di diventare il mero riarmo nazionale di 27 paesi e noi non ci stiamo".
"Noi -insiste- abbiamo un’idea precisa. Quello che serve oggi è un grande piano di investimenti comuni per l’autonomia strategica dell’Ue, che è insieme cooperazione industriale, coesione sociale, transizione ambientale e digitale, sicurezza energetica e anche difesa comune. Anche, ma non solo! Magari cancellando le altre cruciali priorità su cui i governi sono più divisi. È irrinunciabile contrastare le diseguaglianze che sono aumentate. Per questo è inaccettabile utilizzare i fondi di coesione per finanziare le spese militari nazionali".
Punti critici che vengono rilevati anche dai riformisti. Per Guerini "la proposta Von der Leyen definisce giustamente l’obiettivo in termini di risorse", ma "così come è stata prospettata necessita di essere modificata: è sbagliato l’utilizzo dei fondi di coesione e c’è poco coraggio a sostenere un vero salto in senso europeo delle spese per la difesa". Avverte Alessandro Alfieri: gli strumenti "che mettiamo in campo devono portare ad una maggiore integrazione delle principali aziende della difesa europea. In questo senso, se non vengono messe condizionalità alle deroghe al patto di stabilità, l’aumento dei bilanci dei singoli Paesi verrà speso prevalentemente su mercati extra Ue, da cui oggi dipendiamo per l’80%. Aumentando la dipendenza strategica dagli Usa anziché diminuirla".
Per il coordinatore della minoranza dem, il Pd non dovrà far "mancare il proprio contributo in tutte le sedi così come spiegheremo che serve una narrazione diversa che convinca le opinioni pubbliche europee a sostenere la sfida ineludibile della costruzione della difesa europea. Magari chiamando questa sfida Protect Europe invece di Rearm. Perché anche il linguaggio ha la sua importanza...”.
Interviene anche Giorgio Gori a sollevare criticità: sarebbe "un errore - ritengo, da parte della Commissione Europea - autorizzare maggiori spese per la difesa dei singoli Stati membri, in deroga al patto di stabilità, fuori da una comune regia. Ciò finirebbe per approfondire la frammentazione, senza apprezzabili benefici per la sicurezza comune. La deroga dal patto dovrebbe invece essere autorizzata solo per gli investimenti comuni: così si porrebbero le condizioni per l'avvio di un vero sistema di difesa europeo". E poi "ugualmente discutibile appare poi la contrapposizione tra spesa per la difesa e spesa sociale, suggerita dalla facoltà per gli Stati membri di attingere ai fondi per la coesione". Intanto questa mattina la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno ha lanciato un appello via social per un'Europa 'Libera e forte' in 5 punti, difesa comune compresa. Oltre duemila, finora, le adesioni.