L’evasione fiscale delle attività manifatturiere in Campania, in particolare nel settore tessile e della pelletteria, è ormai la universalmente riconosciuta causa prima di “Terra dei Fuochi” e della sua apparente invincibilità. Nella Regione si registra un valore medio di evasione fiscale del 23,2%. In Italia non si sta molto meglio: ci aggiriamo a circa il 30% per un riconosciuto danno erariale non inferiore ai 200 miliardi di euro, ma soprattutto con un non-riconosciuto danno gravissimo alla salute pubblica legato allo smaltimento illegale di tutti i rifiuti industriali e tossici, oggi specialmente al Nord all’interno del circuito legale delle discariche.
L’Atlante delle diseguaglianze è uno studio molto importante, che fornisce ulteriori spunti di riflessione per il sempre più evidente e ingravescente danno alla salute pubblica, che si registra specificamente nelle aree del Paese dove maggiore insiste l’evasione fiscale delle attività manifatturiere direttamente collegate a smaltimenti illeciti e quindi dannosi per la salute pubblica. Risulta evidente dalle tabelle che, laddove esiste la maggiore concentrazione di impianti di trattamento rifiuti e discariche legali al Nord (ad esempio in provincia di Brescia) e impianti di stoccaggio e discariche illegali al Sud (province di Napoli e Caserta) registriamo il massimo di danno alla salute per cancro indipendentemente dallo stato di istruzione, censo, sesso e accesso alle cure. Un caso?
“L’Atlante pone come obiettivo per tutti i maschi il raggiungimento di un tasso di mortalità standardizzato per età basso quanto quello dei residenti a Bolzano con alto titolo di studio (pari a 92 per 10mila). I maschi con basso titolo di studio della Campania hanno una lunga strada da percorrere, essendo il loro tasso di mortalità pari a 169 per 10mila (quasi il doppio!)”.
Un altro dato di natura apparentemente molto lontana dalla mortalità è apparso in questi giorni, dove ricompaiono agli antipodi le province di Napoli e di Bolzano: il numero delle domande di reddito di cittadinanza. Le domande arrivate da Napoli sono oltre 78mila. Da tutta la Lombardia 71.360. Dalla provincia di Bolzano 356! La presenza di una quantità eccezionale di lavoro nero in regione Campania rende comprensibile e logico il sospetto che una parte consistente delle domande di reddito di cittadinanza nasconda attività lavorative “a nero”.
La mancanza di dignità e sicurezza del lavoro è – ormai oggi in modo sempre più evidente – la prima causa di morbilità nelle zone più colpite da insediamenti industriali “legali”, ma che svolgono la proprio attività in spregio delle pur presenti regole di tutela ambientale e del lavoro (ad esempio l’Ilva di Taranto). Oppure, ancor di più, sono probabilmente la prima causa di morbilità, sottraendo pure risorse al Ssn laddove un’eccezionale parte delle attività manifatturiere è “lavoro a nero” per oltre il 47%, come in Campania.
“Chi evade certamente avvelena anche te!”. Deve essere la giusta presa di coscienza di tutti del fatto che chi lavora “a nero” in cambio di pochi soldi sporchi di sangue non ha tutele per la propria salute, non paga le tasse per sostenere il Ssn per sé e i propri figli, non aiuta le politiche di controllo e di repressione delle illegalità.
Siamo i più giovani d’Italia, riceviamo meno soldi perché siamo i più giovani d’Italia e quindi dovremmo consumare meno risorse in sanità per curarci e cercare di non morire troppo presto.
Abbiamo invece un tasso di mortalità quasi doppio rispetto ai nostri connazionali di Bolzano, maschi e femmine, con alto o basso grado di istruzione che si voglia osservare.
In data 3 febbraio 2019 il più importante giornale locale, Il Mattino, pubblicava in prima pagina che erano ormai pronti per essere resi noti i dati eccezionalmente gravi del registro tumori di Napoli centro. Napoli centro, la terza città metropolitana d’Italia, non dispone da sempre di dati regionali ufficiali, validati, resi noti e discussi in trasparenza. In data 8 febbraio 2019 la Asl ha deliberato la presa d’atto della produzione e certificazione dei primi dati epidemiologici, ormai già obsoleti prima ancora di essere resi noti. Ad oggi, ancora nessun dato ufficiale è stato prodotto, reso pubblico e discusso.
Questi dati, che Napoli continua a non avere, riguardano ormai un ben modesto periodo di tempo (2010-2012) laddove sia i dati prodotti dal Comune di Napoli con lo studio Angir nell’ormai lontano 2013, sia i dati in questi mesi presentati dal ministero della Salute (2010-2016) hanno da tempo coperto e illustrato chiaramente la situazione di gravissimo danno alla salute pubblica certificato da molti anni pure dall’Istituto Superiore di Sanità, i cui ripetuti appelli sono stati non solo elusi ma addirittura contestati! Siamo trasparenti solo sulla buona salute delle pummarole! Non lo siamo certo né sulla salute delle nostre acque, né tantomeno sulla salute dei nostri concittadini, specie a Napoli!
La principale responsabilità dell’attuale governo regionale, condivisa con tutti i governi precedenti, è a mio parere di avere continuato ad affidare la gestione dei dati e della sanità campana alle stesse persone che ne hanno provocato il disastro. E’ come se si fossero affidate le bonifiche di Terra dei Fuochi agli stessi che ne hanno provocato il danno. Per le bonifiche ancora siamo in tempo per evitarlo, per la Sanità purtroppo ormai non siamo più in tempo. E mentre continuiamo a non avere i dati di Napoli per una corretta gestione e programmazione sanitaria, si litiga su un Commissario che comunque, a mio parere, non avrebbe i mezzi per operare l’indispensabile spoil system di tutto un sistema gestionale profondamente malato.
Purtroppo è vero, amaramente vero: meglio essere una pummarola San Marzano, è tutelata meglio del cittadino campano.