Avrebbe tempestato di messaggi e ripetutamente tentato di avvicinare, la figlia più grande di Elena Ceste la donna uccisa a Costigliole d’Asti nel 2014, per tentare di convincerla a riprendere i rapporti con il padre, Michele Buoninconti, condannato dalla Cassazione a 30 anni per l’omicidio, e ora dovrà rispondere di stalking. A finire nei guai un’amica 57enne dell’uomo che nei giorni scorsi si è presentata in tribunale per una udienza che è stata aggiornata a luglio.
A denunciare i continui tentativi della donna di avvicinare Elisa era stato il nonno materno della ragazza, tutore con la moglie dei tre figli della vittima, perché all’epoca dei fatti la ragazza era minorenne. La ragazza, in qualità di parte offesa, ha annunciato attraverso i suoi avvocati la costituzione di parte civile nel caso in cui si tenesse il processo. “Elisa non vuole nulla da quella signora – ha detto all’Adnkronos Deborah Abate Zaro, uno dei legali che da anni segue la famiglia di Elena Ceste – per questo nel caso ci sia un processo abbiamo chiesto un risarcimento simbolico di un euro. In ogni caso – ha aggiunto – con la controparte stiamo valutando il percorso più idoneo per chiudere la vicenda senza arrivare in aula. Nel caso dovesse arrivare magari una lettera di scuse potremmo anche decidere per il ritiro della querela”. Nel corso delle indagini disposte dal pm a seguito della denuncia, ha spiegato poi l’avvocato Abate Zaro, è stata fatta anche una perquisizione a casa della signora durante la quale sono state trovate diverse lettere del padre della ragazza in cui le chiedeva di avvicinare la ragazza.