Il Papa ha accompagnato il gesto - che ribalta la ratio del bacio della sacra pantofola abolito da Giovanni XXIII - con una supplica: “E a voi, che avete firmato l’Accordo di pace, vi chiedo come fratello, rimanete nella pace". Ma cristiani e laici si sono divisi sulla portata del messaggio e sulla opportunità di inchinarsi di fronte ai responsabili di un conflitto che ha fatto 400mila morti e oltre 4 milioni di sfollati
Indignazione e ammirazione. Sono i sentimenti opposti suscitati nell’opinione pubblica dal gesto, decisamente inedito, di Papa Francesco di baciare i piedi dei leader del Sud Sudan. In una sala della sua residenza, Casa Santa Marta, Bergoglio ha tenuto la meditazione conclusiva del ritiro spirituale di due giorni cui hanno partecipato le autorità civili ed ecclesiastiche del Paese africano. Un evento organizzato di comune accordo tra la Segreteria di Stato vaticana e l’Ufficio dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. Al termine del suo discorso, in modo del tutto inatteso, Francesco si è chinato a terra e ha baciato i piedi al presidente e ai vicepresidenti designati del Sud Sudan. “Un segno straordinario – lo ha definito la Sala Stampa della Santa Sede – per invocare l’impegno dei leader sud sudanesi per la pace”. Eppure il gesto di Bergoglio, soprattutto nel mondo cattolico, ha suscitato molto sconcerto e perfino indignazione.
Il Papa ha accompagnato questo segno con una supplica accorata: “E a voi tre, che avete firmato l’Accordo di pace, vi chiedo come fratello, rimanete nella pace. Ve lo chiedo con il cuore. Andiamo avanti. Ci saranno tanti problemi, ma non spaventatevi, andate avanti, risolvete i problemi. Voi avete avviato un processo: che finisca bene. Ci saranno lotte fra voi due: sì. Anche queste siano dentro l’ufficio; davanti al popolo, le mani unite. Così da semplici cittadini diventerete padri della Nazione. Permettetemi di chiederlo con il cuore, con i miei sentimenti più profondi”. Francesco ha anche aggiunto: “Confermo il mio desiderio e la mia speranza di potermi recare prossimamente, con la grazia di Dio, nella vostra amata Nazione, insieme ai miei cari fratelli qui presenti, l’arcivescovo di Canterbury e già moderatore della Chiesa Presbiteriana”.
Il gesto di Bergoglio, però, ha suscitato profonde divisioni. Da un lato c’è chi si indigna per il fatto che il Papa si sia inginocchiato davanti a uomini che non sono certamente l’emblema della santità. Dall’altro c’è, invece, chi si esalta davanti a quella che definisce una prova di grande umiltà finalizzata alla ricerca della pace in Sud Sudan. C’è anche chi ha ironizzato per il fatto che Francesco non vuole farsi baciare la mano “per motivi igienici” e poi bacia i piedi a dei leader politici.
Durissimo il commento del giornalista Antonio Socci: “Qualcuno ha sostenuto che, con questa trovata, Bergoglio pensava di oscurare il grande intervento di Papa Benedetto XVI. Ma non è così. Egli invece voleva farci capire che la ‘sciatica’ ce l’ha solo quando è davanti al SS. Sacramento. Solo per Gesù non si può inginocchiare”. Il riferimento è al lungo scritto di Ratzinger sulla pedofilia, pubblicato dal Papa emerito con l’esplicita autorizzazione di Francesco e del suo Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin. Ma ignoto, fino alla divulgazione sui giornali, allo staff comunicativo del Papa.
Socci non si ferma qui e aggiunge: “La scena ha dell’incredibile, gela tutti i presenti, tanto è stravagante e imbarazzante. Il surreale bacio delle scarpe da parte di Bergoglio a questi politici (gesto plateale non previsto e di certo non richiesto), fatto probabilmente per rinverdire con una trovata architettata a tavolino la storiella del ‘Papa tanto umile’, finisce per diventare un colossale autogol mediatico. Se qualcuno del suo entourage gli volesse bene dovrebbe sconsigliargli pensate pubblicitarie del genere. Un pastore della Chiesa non deve fare di tutto per ‘far notizia’, ma deve annunciare la Buona Notizia”. Opposta l’analisi della vaticanista di Avvenire, Stefania Falasca, amica di lunga data di Bergoglio, che scrive: “Papa Francesco ha concluso in modo così inaudito il ritiro spirituale di due giorni in Vaticano, per certi versi unico nel suo genere, data la presenza nel ‘chiostro’ di Santa Marta del presidente del giovane e martoriato Stato del Sud Sudan, Salva Kiir, del leader dell’opposizione Riek Machar ora primo vicepresidente, degli altri leader (tra i quali anche Rebecca Nyandeng De Mabior) e dei vertici delle diverse Chiese cristiane. Un incontro che, ha sottolineato il Papa, non voleva essere ‘diplomatico’, ma ‘piuttosto di preghiera’ per una pace ancora imperfetta ma che può tuttavia lasciare definitivamente alle spalle una guerra civile che dal 2013 fino ad oggi ha provocato più di 400mila morti e oltre 4 milioni di sfollati e rifugiati”.
Era stato San Giovanni XXIII, appena eletto, il 28 ottobre 1958, ad abolire il famoso “bacio della sacra pantofola”: l’atto di obbedienza che i cardinali facevano verso il Pontefice. C’è chi, nella Curia romana, oggi sottolinea proprio che una volta era il Papa a farsi baciare i piedi e non viceversa. Eppure il gesto di Bergoglio non è inedito nella storia recente del papato. Nel 1975, infatti, San Paolo VI baciò i piedi al metropolita ortodosso Melitone di Calcedonia, inviato in rappresentanza dell’allora Patriarca di Costantinopoli Dimitrios a una celebrazione ecumenica in Vaticano. Montini, che spese tutto il suo pontificato in favore dell’ecumenismo e del dialogo interreligioso, compì quel gesto davvero inedito rovesciando così l’antico rituale dell’adoratio che prescriveva il bacio del piede del Papa. Quello di San Paolo VI fu un gesto riparatore. Montini, infatti, faceva riferimento alla pretesa di Papa Eugenio IV che al Concilio di Firenze, nel 1439, aveva chiesto, senza ottenerlo, il bacio del piede da parte dei Patriarchi ortodossi invitati all’assise.
Diverso ovviamente è il significato del gesto compiuto da Bergoglio che si è inginocchiato davanti a leader politici per supplicare la pace e non davanti a dei capi religiosi. Certamente il segno compiuto da Francesco è una supplica accorata, fatta non solo di parole, ma accompagnata anche da questo gesto forte, come del resto è nel suo stile. Forse il più forte che un Papa potrebbe compiere. Soprattutto perché rivolto a dei laici. Un gesto che fa comprendere in modo chiaro quanto a Bergoglio stia a cuore la pace nel Sud Sudan, come in tanti altri Paesi martoriati del mondo. E per ciò non ha paura di attirarsi ulteriori critiche, soprattutto all’interno della stretta geografia cattolica.
Twitter: @FrancescoGrana