Alcuni giorni orsono un paziente giovane, fresco di laurea, che aveva appena finito di leggere il giornale, mi ha fatto notare che spesso in Italia chi si erge a difensore della famiglia tradizionale è separato, ha figli fuori dal matrimonio e alcuni hanno anche una cattiva nomea. Viceversa, i propugnatori delle libertà sessuali e di convivenza hanno, frequentemente, delle famiglie tradizionali.
Sul momento gli ho risposto con un celebre aforisma: “Gli piaceva tanto la famiglia tradizionale che ne aveva due o tre”. Ragionando più pacatamente possiamo citare Sigmund Freud, che affermava come, di fronte a resistenze psicologiche molto elevate, si potesse ipotizzare l’esistenza di pulsioni consce o inconsce altrettanto forti. Per usare una metafora, se qualcuno erge un muro alto e fortificato con filo spinato, spesso significa che ha qualcosa da tenere gelosamente nascosto.
Nella pratica clinica, quasi sempre, le persone che hanno pulsioni omosessuali, represse e distoniche rispetto alle proprie convinzioni ed educazione, divengono omofobe. D’altronde è logico che, se mi sento sessualmente appagato e felice, non provo alcun disgusto o repulsione verso comportamenti affettivi e sessuali di altre persone. Se invece sono represso, con spinte sessuali che non accetto in me stesso, mi sento colpito e scandalizzato di fronte a un bacio fra due donne o due uomini. Avverto che questi comportamenti suscitano in me spinte e desideri che, coscientemente, voglio reprimere. La struttura psicologica di chi prova spinte sessuali perverse o inaccettabili per il proprio modello educativo porta a divenire una sorta di inquisitore verso gli altri.
Parlare di famiglia per cercare di migliorare questa fondamentale organizzazione sociale è lodevole, ma diviene deleterio nel momento in cui, per puntellare le proprie convinzioni o i propri valori, si attaccano le convinzioni o i valori altrui. Voler rinforzare il proprio convincimento denigrando gli altri è indice di scarsa fiducia in se stessi e nei propri punti di riferimento. Ad esempio insistere sul termine “famiglia naturale”, raccontando una verità priva di fondamenti, esprime una scarsa convinzione nei propri valori. Se sono convinto che la famiglia eterosessuale, generatrice di figli, ha una sua forza intrinseca legata all’amore, non ho bisogno di combattere le altre forme di unione e di affermare, falsamente, che la natura ci impone un solo modello.
Gli studi antropologici hanno dimostrato che, in natura, si sono determinate diverse forme di organizzazioni sociali, in cui esistono vincoli emotivi, sessuali e procreativi differenti. Si passa così dalla famiglia patriarcale, caratterizzata da un maschio con diverse femmine e una prole numerosa, a quella matriarcale, fino a nuclei in cui il legame principale è fra individui dello stesso genere, relegando l’altro sesso a puri ruoli procreativi.
Ritengo che chi vuole difendere la famiglia eterosessuale generatrice di figli, denigrando le altre forme di organizzazione sociale e familiare, forse lo faccia perché non ci crede del tutto. Se ci credesse veramente non avrebbe necessità di bollare gli altri come perversi e innaturali, ma si affiderebbe alla forza e alla bellezza dell’amore di coppia.