Così il giudice per le indagini preliminari di Perugia Valerio d'Andria motiva le misure emesse nell'ambito dell'inchiesta che ha portato all''arresto del segretario regionale Pd Gianpiero Bocci (ex sottosegretario, a destra nella foto) e dell'assessore regionale alla Sanità Luca Barberini. Per intercettare gli indagati sono stati utilizzati anche i trojan nei telefonini
“Un sistema illecito che in assenza di interventi dell’autorità giudiziaria è destinato a proseguire con le medesime modalità. La diffusività delle prassi illecite e la forza dei vincoli che legano gli indagati tra loro, derivanti dal fatto stesso di essere tutti beneficiati di tale sistema, rendono evidente il pericolo concreto di reiterazione di reati della stessa specie. Dall’altra parte, sono molteplici nelle conversazioni intercettate i riferimenti a concorsi da bandire e da gestire nel prossimo futuro con le medesime modalità…”. Così il giudice per le indagini preliminari di Perugia Valerio d’Andria motiva le misure emesse nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all”arresto del segretario regionale Pd Gianpiero Bocci (ex sottosegretario, a destra nella foto) e dell’assessore regionale alla Sanità Luca Barberini. Il giudice non ha riconosciuto l’associazione a delinquere, così come contestata dalla procura “operante nell’azienda ospedaliera e volta a garantire mediante i reati più volte individuati di rivelazioni di segreti d’ufficio, abuso d’ufficio e falso in atto pubblico per il superamento delle selezioni ai candidati prestabiliti”, ma si è invece “senza dubbio di fronte a un sistema”. Per il gip si è di fronte a un “meccanismo clientelare diffusissimo di cui gli stessi indagati sembrano essere in qualche misura dei semplici ingranaggi”. Insomma, a quanto si legge nell’ordinanza, “non è affatto dimostrato che costoro abbiano agito in forza di un vincolo di natura associativa e non, invece, più semplicemente, di una prassi generalmente accettata e approfittando della disponibilità di ciascuno a commettere gli illeciti“.
L’intercettazione: “A Bocci è a Roma… gli porto le domande”
Proprio nelle intercettazioni, ottenute anche con l’uso dei trojan, emerge il nome di Bocci “. A parlare dell’esponente democratico è il dg dell’ospedale, Emilio Duca che parla con Alvaro Mirabassi, vicepresidente del Consiglio comunale di Perugia che “chiede di avere le tracce della prova scritta che si terrà il 16 maggio”. Il direttore generale lo tranquillizza dicendo avrebbe dovuto darle anche a Giampiero, un chiaro riferimento secondo gli inquirenti a Bocci. Nella seconda intercettazione e in altre a seguire si conferma, secondo il giudice, “la necessità avvertita da entrambi di far combaciare i diversi interessi clientelari, in particolare quelli segnalati dai predetti Barberini (assessore regionale alla Salute, ndr) e Bocci, al quale, ultimo, il Duca ripromette di consegnare le tracce scritte l’indomani”. Il gip riporta l’intercettazione nella quale Duca dice: “Ah, anche Bocci è a Roma, me lo ha detto lui, ora gli mando un messaggio e domani pomeriggio, quando tornava su, gli porto le domande“. Cuore dell’inchiesta almeno otto concorsi per assunzioni di una trentina tra medici, infermieri e personale ausiliario all’ospedale di Perugia, sui cui la Guardia di finanza sta indagando da mesi. Secondo l’accusa, i politici coinvolti hanno segnalato le persone da assumere ai vertici dell’azienda ospedaliera. I candidati individuati sono stati quindi messi nelle condizioni – ritengono gli inquirenti – di vincere i concorsi. In tal senso le procedure di selezione del personale sono state “condizionate illecitamente”.
In un’altra conversazione tra Duca e Maurizio Valorosi, direttore amministrativo, del 29 maggio il secondo informa il primo aver parlato con Bocci che teme che la sua candidata possa non sostenere al meglio l’esame orale. Il dg dice di tranquillizzare Bocci perché, si legge nell’ordinanza, la sua raccomandata sarà tra i primi quattro. Il 31 maggio, poi, i due si incontrano per parlare nuovamente dello stesso
argomento e il Valorosi dice esplicitamente al Duca che l’on. Bocci chiede che gli siano fornite anche le domande della prova orale. “Messaggio da Bocci .. . vuole gli orali, le domande orali .. ” e Duca: “Ho capito“.
Il gip di Perugia fa il punto sulle presunte interferenze dell’ex sottosegretario all’Interno “In particolare, Barberini e Bocci hanno indicato i soggetti da favorire nelle selezioni pubbliche e hanno ricevuto una pronta risposta da parte del direttore generale e del direttore amministrativo, i quali hanno garantito loro la comunicazione di notizie riservate, nonché un costante impegno volto a monitorare le procedure e ad assicurare il risultato sperato”. Continua il gip: “L’assessore regionale alla Sanità ha così condizionato quattro procedure di selezione del personale; l’allora onorevole, nonché sottosegretario all’Interno Giampiero Bocci, oggi segretario regionale del Pd, è intervenuto illecitamente in tre procedure. Proprio l’abile sfruttamento di un efficiente e solido sistema clientelare della stabile utilizzazione delle funzioni e del ruolo istituzionale rivestito per finalità illecite, convincono della necessità di una misura cautelare di tipo detentivo per fare fronte alle esigenze cautelari sopra ravvisate”.
Il gip: “Sesso con candidata”, ma non riconosciuta corruzione
Nell’ordinanza si fa riferimento anche ad alcuni rapporti sessuali in ufficio tra uno degli indagati e una candidata. L’uomo “incontra la candidata e le dà suggerimenti sia sul curriculum che sulle condotte da assumere dopo la nomina della commissione esaminatrice. Alla fine del secondo colloquio – scrive il gip – inoltre i due interlocutori si scambiano effusioni e hanno un rapporto sessuale”. La circostanza si ripete anche in successive occasioni, riporta l’ordinanza: “Anche dopo la procedura i due si incontrano presso l’ufficio (…) consumando in ogni occasione un rapporto sessuale”. Il pm evidenzia come “i convegni amorosi si tengano proprio nel periodo in cui si svolge la procedura e senza che vi siano indici apparenti di una relazione sentimentale tra i due indagati” e ciò – sostiene – “indurrebbe a ritenere presente un vero e proprio accordo corruttivo fondato su uno scambio tra le prestazioni sessuali e la nomina”. Tuttavia, il gip, evidenziando come il legame tra i due “quantomeno di amicizia, era ben precedente”, sottolinea come più probabilmente si tratti di “una logica tipicamente clientelare che sfugge però all’inquadramento del delitto ipotizzato”. C’è stato – si legge nelle carte – anche il caso di una candidata sponsorizzata da Bocci che, però avendo fatto scena muta durante l’orale, è stata bocciata.
Il gip: “Intervento in indagini in corso” e l’attivismo di Bocci
Tra le esigenze cautelari il giudice sottolinea come la procura abbia evidenziato che gli indagati “abbiamo cercato di intervenire nelle indagini in corso, sfruttando relazioni con appartenenti alle forze dell’ordine e anche ai massimi livelli. Essi, in effetti, hanno così ottenuto informazioni rilevanti che – ragiona il gip – hanno seriamente pregiudicato la continuazione delle indagini”. A un certo punto gli indagati temono di essere finiti nel mirino del’autorità giudiziaria e quindi “iniziano ad attivarsi con i loro canali per acquisire notizie più precise su eventuali indagini in corso”. Il gip descrive l’attivismo di Emilio Duca, che contatta un ex primario in pensione che a sua volta chiede l’aiuto di un finanziere in congedo. “Inoltre, altre informazioni ugualmente importanti vengono acquisite da Gianpiero Bocci”, da un generale dei Carabinieri in pensione e da carabinieri in servizio presso il Nas. Ma quel che allarma il gip è soprattutto il presunto attivismo dell’ex sottosegretario all’Interno Bocci insieme a Pasquale Coreno. Dalle conversazioni tra alcuni indagati si fa cenno a “informazioni avute da Pasquale Coreno (forse da terze persone) dicendo che a sua volta, secondo altre fonti informative nell’ambito dei carabinieri che aveva sondato era probabile che da Natale erano in corso intercettazioni che avrebbero rinnovato ogni sei mesi“. Il giudice per le indagini preliminari si concentra su un passaggio di un’intercettazione in cui il direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera Valorosi “aggiunge che da quanto saputo dal Bocci le intercettazioni erano in corso anche all’interno degli uffici e che le spie erano state piazzate quando si presentarono i vigili del fuoco per delle verifiche concernenti l’antrace“.
A riscontro di ciò il gip fa presente che, come indicato dall’informazione ricevuta da Duca e da Valori “tramite Bocci in ordine all’inizio di un’attività di intercettazione ambientale”, effettivamente le intercettazioni “furono attivate in data 17 novembre 2017 utilizzando come copertura un intervento dei vigili del fuoco”. Ma c’è di più. Un ulteriore riscontro della provenienza “di informazioni riservate da Gianpiero Bocci si ricava da una ulteriore intercettazione del 19 luglio 2018”. Il riferimento è a quando Duca, parlando con una persona, “gli anticipa che avrebbe dovuto ricevere una notifica della procura e teme che possa essere un avviso di garanzia. A questo proposito aggiunge – conclude il gip – che da quanto aveva saputo da Bocci i provvedimenti sarebbero dovuti arrivare a settembre e non adesso“. Dalle carte emerge anche un caso di peculato: Duca aveva fatto eseguire una bonifica nel suo ufficio e la fattura alla società, per un importo di circa 1300 euro, è stata pagata dall’Azienda ospedaliera.