“Se le accuse si rivelassero fondate, sono stata tradita”. E’ indagata per concorso in abuso d’ufficio, violazione di segreto e falso, ma davanti a telecamere e microfoni Catiuscia Marini parla come fosse una parte lesa nell’inchiesta sui concorsi che ha falciato l’ospedale di Perugia e la dirigenza di Regione e Pd dell’Umbria. Non si è dimessa dall’incarico, non si è autosospesa dal Pd a differenza degli altri indagati. “Perché sono estranea alle accuse e so che posso ancora onorare il Pd e l’istituzione che rappresento”. All’inviato del Corriere che l’ha incontrata, il presidente dell’Umbria “appare quasi spavalda”, quando “solo nel chiuso del suo ufficio accetta di rispondere a qualche domanda”. Cercata dal fattoquotidiano.it non ha voluto commentare, restano le sue dichiarazioni in cui respinge ogni addebito, nega di essere stata a conoscenza del sistema di potere che procedeva a spartizioni clientelari delle assunzioni dell’ospedale perugino.

Dalle intercettazioni e dalle carte risulta il contrario. L’ordinanza che ha portato a misure cautelari per 35 persone in alcuni passaggi la chiama in causa eccome. A pagina 11, ad esempio, le contestano un episodio specifico che induce gli inquirenti a  mettere la Marini sullo stesso piano del suo assessore alla Salute Barberini e del segretario del Pd Giampiero Bocci (arrestati) indicandoli tutti come “concorrenti morali ed istigatori”, in quanto erano loro – secondo l’accusa – a impartire le direttive per favorire alcuni candidati, parenti e raccomandati.

Nel passaggio contestato si dà conto della consegna a mano nel suo ufficio dei quesiti che sarebbero stati posti nelle prove di alcuni concorsi. “In particolare Rosa Maria Franconi (presidente di commissione, ndr) comunicava le tracce dei temi delle prove pratiche e scritte al direttore generale Duca Emilio, il quale, dopo averne ricevuta richiesta, le portava alla presidente della Regione Marini Catiuscia, anche per il tramite di Valentina Valentini, sua consigliera politica, affinché le consegnasse alla candidata Anna Cataldi”. Segue elenco di altri raccomandati della partita.

Marini però nega di far parte di questo “sistema”. “Ho sempre lavorato perché il sistema dell’amministrazione pubblica fosse trasparente, con un rigore morale considerato perfino troppo rigido”. E dunque: ha mai ricevuto quelle domande dal suo assessore? “Su questo non dico nulla”, dice al Corriere. “Ne parlerò con i magistrati se e quando vorranno sentirmi”.

Quando il discorso cade sul direttore Duca, arrestato, Marini che lo ha nominato precisa: “Aveva tutti i requisiti necessari sul piano dell’esperienza e della preparazione, e fu una scelta condivisa con il rettore dell’università. Poi vedremo se le responsabilità individuali ipotizzate saranno confermate, ma questo riguarda i singoli comportamenti”. Ma allora con quali criteri scelse i vertici dell’azienda ospedaliera di Perugia? “Sulla base di professionalità e competenza. Voglio ricordare che all’epoca subii fortissime pressioni per nominare altre persone, ma non mi piegai”. Secondo i magistrati Duca e l’altro candidato che non nominò si sarebbero messi d’accordo per spartirsi le assunzioni.

“Aspettiamo l’esito dell’inchiesta. Bisogna capire se ciò di cui si parla sia riconducibile al conflitto politico o ai comportamenti delle persone. Certo che se dovesse essere confermata l’ipotesi dell’accusa mi sentirei tradita almeno due volte: dalle persone che ho scelto, ma anche da un sistema di controlli che evidentemente non ha funzionato. È un sistema complesso e articolato, ma perché tutto questo emerge solo con l’intervento dell’autorità giudiziaria?”. Catiuscia Marini si definisce parte lesa “politicamente”: “Perché dopo otto anni di duro lavoro tutto viene messo in secondo piano, e si lascia campo libero alle strumentalizzazioni politiche di chi ha interessi solo elettorali, non alla verità”.

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