Blitz all'alba dei carabinieri del comando provinciale di Roma: tra destinatari delle misure 7 donne e membri delle famiglie Spada e Di Silvio. Sono accusati a vario titolo di diversi reati, in buona parte commessi con l’aggravante del metodo mafioso
“Una continua sfida allo Stato”, secondo il capo della Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, Michele Prestipino. “Impossibile uscirne vivi”, dice Christian, una delle vittime delle estorsioni del clan. Ci sono 18 appartenenti alla famiglia Casamonica, due Spada, un Di Silvio e uno Spinelli fra le 23 persone arrestate nella nuova operazione, denominata Gramigna bis, che ha portato questa mattina i carabinieri del comando provinciale di Roma a portare un nuovo colpo al noto clan sinti della Capitale. Nel complesso l’inchiesta del procuratore aggiunto Michele Prestipino e del pm Giovanni Musarò vede indagate 32 persone, fra cui un notaio di Roma.
GLI ARRESTATI – La custodia cautelare in carcere è stata disposta per Celeste Casamonica, Consiglio Casamonica, Cosimo Casamonica, Christian Casamonica, Giuseppe Casamonica detto Bitalo, Giuseppe Casamonica detto Monca, Lauretta Casamonica, Liliana Casamonica detta Stefania, Luciano Casamonica (noto alle cronache romane per essersi fatto fotografare nel 2010 con Gianni Alemanno durante di una cena al Baobab alla quale era presente anche Salvatore Buzzi), Massimiliano Casamonica detto Ciufalo, Pasquale Casamonica detto Rocky, Rocco Casamonica, Rosaria Casamonica, Salvatore Casamonica, Gelsomina Di Silvio, Emanuele Proietto, Alizzio Spada e Ottavio Spada detto ‘Cicciollo’, Vincenzo Spinelli. Nel corso delle perquisizioni odierne, inoltre, sono stati rinvenuti e sequestrati denaro contante, gioielli e 14 orologi di lusso per un valore stimato di oltre 150.000 euro.
IL BLITZ ALL’ALBA – Gli indagati sono accusati, a vario titolo, di estorsione, usura, intestazione fittizia di beni, spaccio di stupefacenti. Reati in buona parte commessi con l’aggravante del metodo mafioso. Come detto, le indagini che hanno portato al blitz di questa mattina sono la prosecuzione dell’operazione ‘Gramigna’ che la scorsa estate fece scattare misure nei confronti di altri 37 appartenenti al clan. Le ulteriori 23 misure cautelari sono state emesse dal gip di Roma su richiesta della procura di Roma: il blitz è scattato all’alba e ha coinvolto circa 150 carabinieri con unità cinofile e del personale dell’ottavo reggimento Lazio. Perquisizioni e arresti sono stati effettuati nella Capitale, ma anche in provincia e in altre regioni italiane.
LA “SFIDA ALLO STATO” – “E’ sufficiente leggere gli accertamenti patrimoniali e reddituali” per “rendersi conto che praticamente tutti gli indagati, ad eccezione di Emanuele Proietto, risultano sostanzialmente privi di redditi”. Nell’atto viene menzionata una nota dei carabinieri del 2 gennaio scorso, in cui viene ricostruita la vicenda che ha come responsabile “Asia Sara Casamonica (per la quale il gip ha disposto l’obbligo di dimora a Grottaferrata per violazione della normativa antimafia, ndr) convivente dell’indagato Emanuele Casamonica”. Il giudice specifica che l’abitazione era “da anni oggetto di confisca definitiva e che era stata sgomberata solo il 17 settembre 2018″ e che “un tempo era di proprietà del boss Giuseppe Casamonica e che Asia Sara Casamonica ha occupato, allacciando anche le utenze telefoniche e forzando la serratura, nuovamente al chiaro fine di consentire al nucleo familiare del boss di riappropriarsene, dando anche un segnale all’istituzioni” come “una sfida allo Stato”.
I FATTI DI PIAZZALE CLODIO – E non è tutto. Due esponenti della famiglia Casamonica cercarono di intimidire in Tribunale una parte offesa coinvolta nel processo a carico di Pasquale Casamonica. In particolare, una nota del 23 giugno 2017 del commissariato Viminale comunicava di quanto accaduto una settimana prima quando, in occasione in un incidente probatorio nel processo a carico di Pasquale Casamonica, una parte offesa era stata “avvicinata dagli indagati Consiglio Casamonica, detto Simone, e Liliana Casamonica detta Stefania, rispettivamente cugino e sorella di Pasquale, i quali gli dicevano che avrebbe dovuto ‘far uscire Pasquale’, o meglio, da intendersi tale ordine di ritrattare le dichiarazioni accusatorie precedentemente rese”. Il gip aggiunge che “sappiamo come l’udienza con le forme dell’incidente probatorio non sia pubblica. Appare, quindi, evidente come la presenza dei due Casamonica, nei locali del Tribunale di piazzale Clodio, si spieghi esclusivamente con la finalità di avvicinare e intimidire la persona offesa al fine di indurla a ritrattare le precedenti accuse”. Per giudice questa condotta è “in sostanza una conferma del metodo mafioso”.
IL RACCONTO DI CHRISTIAN: “NON E’ POSSIBILE USCIRNE VIVI” – “Dei Casamonica e dei loro illeciti comportamenti in forma associata o singola, ma contando sulla forza di intimidazione del gruppo, le persone hanno paura”. Buona parte dell’ordinanza cautelare del gip Gaspare Sturzo nell’ambito della operazione ‘Gramigna bis’ si fonda sui racconti fatti agli inquirenti, e per certi aspetti anche drammatici, da un commerciale di una importante attività a Roma, finito nelle mani del clan. “I Casamonica oggi – ha fatto mettere a verbale la vittima – non fanno più usura con le minacce perché sanno di poter essere intercettati o di essere denunciati. Sono tutti collegati fra loro. Fanno bene i giornali a definirlo un clan. E vi ripeto non sono uno sprovveduto, faccio il commerciante da una vita e di furbetti ne ho trattati tanti ma vi ripeto loro sono degli abili soggiogatori. Vi dico anche cosa fanno per farti avere timore: ti fanno assistere a delle scene di scazzottate tra loro, anche con l’uso di armi, per farti capire che possono essere anche violenti. Una di queste scene l’ho vissuta personalmente ed ho già riferito nel corso delle indagini che vi ho accennato in premessa e mi hanno visto vittima di usura ed estorsione. Questa è la tecnica, credetemi. Non è possibile uscirne vivi. Ultimamente sono arrivato al punto di fare cattivi pensieri relativamente alla mia vita”
VIRGINIA RAGGI: “RIPRISTINO LEGALITA’” – Un’operazione “di ripristino della legalità” per la quale un “ringraziamento sentito va agli uomini del comando provinciale dei carabinieri e ai magistrati della Procura di Roma per il loro lavoro importantissimo”. Così la sindaca di Roma Virginia Raggi commenta su Facebook, ribadendo il “grazie a nome di tutta la città” e sottolineando che “la reazione dello Stato c’è“. “Un duro colpo ad uno dei clan mafiosi più pervasivi e più sottovalutati che esistono nella capitale d’Italia. Troppe volte si è sottovalutato il gruppo dei Casamonica, derubricandoli a piccolo fenomeno criminale. Usura, spaccio, intestazione di beni fittizi e violenza sono mafia e va ribadito. Roma sta reagendo e ribadendo che la città vuole essere libera e vivere nella legalità”, sottolinea Nicola Morra, presidente della commissione Antimafia.