Tante premesse da fare prima di leggere. La prima: chi sono io per dare i voti ai politici. Sono un buon osservatore, il mio mestiere mi offre un angolo privilegiato; in passato ho lavorato anche per qualcuno di loro ma li seguo soprattutto come cittadino: il giudizio che esprimo è prevalentemente sul loro tipo di comunicazione, non sui contenuti. Voglio parlare dei leader che si presentano alle elezioni europee democraticamente e hanno il diritto di dire quello che vogliono nei limiti della legge e della Costituzione italiana.
Altra premessa: il contenuto è importante. Questo significa che non è come lo dici né quando lo dici che può fare la differenza: il contenuto vale almeno l’80%, tutto il resto è ‘spin’ – come si dice in gergo.
Poi c’è una domanda di fondo in questo tipo di analisi: quanto i social network possano spingere un candidato nell’incrementare i consensi e quanto ad affossarlo? C’è un dibattito ampio su questo argomento che dura da anni, almeno dalla prima elezione di Obama, che riuscì secondo molti analisti a interpretare per primo e meglio la rete. La mia opinione è che la comunicazione politica vada analizzata sempre nel totale del sistema media: tv, radio, web, social, news on line, ecc. I social contano ma non sono determinanti ai fini del consenso elettorale.
Alla luce di questa premessa, mi sento di bocciare tutti gli attori in scena: nessuno ha un sito degno di nota, nessuno mi risulta usi l’email come strumento di comunicazione con i propri ‘seguaci’ (Renzi ha un e-news settimanale, Di Maio scrive agli utenti Rousseau e poco altro) che è ancora alla base di qualsiasi strategia in rete, soprattutto politica. E’ ovvio che uno staff costi, tenere in piedi un sito costi tant’è che negli ultimi anni, complici i tagli alla politica, i consulenti vengano fatti assumere dall’amministrazione statale di turno: presidenza del Consiglio, ministeri vari, ecc. Non è serio fare propaganda e campagna elettorale con i soldi pubblici.
Ora veniamo a noi: ecco le mie personalissime pagelle.