Un altro passo verso la tregua. Il Consiglio dell’Ue, composto dai paesi membri dell’Unione, ha dato il via libera alla Commissione europea per l’apertura dei colloqui commerciali con gli Stati Uniti. La Francia ha votato contro il mandato, preoccupata per il possibile contraccolpo interno in vista delle elezioni europee, ma per far passare la decisione era sufficiente una maggioranza qualificata. Il “no” francese è quindi risultato soltanto simbolico.
Il raggiungimento di un accordo è un elemento chiave della tregua commerciale negoziata lo scorso luglio tra le due parti. Negli ultimi giorni la tensione tra Usa e Ue era cresciuta a causa della minaccia del presidente Trump di imporre all’Europa dazi per 11 miliardi di dollari, molti dei quali rivolti a prodotti made in Italy. In risposta, l’Ue aveva stilato una lista di merci statunitensi da sottoporre a restrizioni, con un impatto potenziale di 20 miliardi di dollari.
La Commissione europea dovrà negoziare due accordi. Da una parte, un’intesa commerciale limitata all’eliminazione delle tariffe unicamente sui beni industriali, escludendo i prodotti agricoli. Dall’altra, un accordo sulla valutazione di conformità, che ha l’obiettivo di rimuovere le barriere non tariffarie, rendendo più facile per le imprese dimostrare che i loro prodotti rispettano i requisiti tecnici sia nell’Ue che negli Usa, pur “mantenendo un elevato livello di protezione nell’Ue”.
Il Consiglio ha anche deciso di rendere pubblici sia l’autorizzazione all’apertura dei negoziati sia le relative direttive. “Si tratta di una decisione benvenuta e che aiuterà a stemperare le tensioni commerciali”, commenta la Commissaria europea per il Commercio, Cecilia Malmström. “Questi due accordi porteranno benefici tangibili alle persone e alle economie su entrambi i lati dell’Atlantico”. L’eliminazione delle barriere commerciali tra i due blocchi “potrà portare a una situazione win-win” di beneficio reciproco. L’esclusione dei prodotti agricoli dai negoziati commerciali “per noi è una chiara linea rossa”, aggiunge.
Sulle tempistiche, non c’è ancora un’indicazione precisa. “Non ho una data, questo è chiaramente nelle loro mani. Siamo pronti non appena lo saranno loro”, ha precisato la commissaria. “Da parte nostra siamo determinati a fare di tutto perché si possa arrivare a una conclusione sotto il mandato della Commissione Juncker”, che scadrà tra pochi mesi.