Gianluca Gotto nel 2001 molla l'università e parte per l'Australia. "L’idea che per essere felice devi laurearti, fare carriera e guadagnare tanti soldi mi metteva tantissima ansia". Da allora si è reinventato: lavora online, gestisce il suo blog e viaggia insieme alla sua compagna, Claudia. "Bisogna sempre essere grati. Fuori c'è un mondo da scoprire"
“Basta, mollo tutto e vado a Bali”. Tutti, prima o poi, lo hanno pensato almeno una volta guardando una scrivania piena di fogli, pc, scadenze, cartelle. Ma Gianluca Gotto l’ha fatto davvero: a 21 anni ha fatto le valigie ed è andato in Australia. Adesso vive (felicemente) da nomade digitale, perennemente in viaggio, raccontando la sua esperienza in un blog: MangiaViviViaggia.
“Volevo costruirmi una vita diversa: mi ero iscritto all’università perché era quello che facevano tutti. L’idea che per essere felice devi laurearti, fare carriera e guadagnare tanti soldi mi metteva tantissima ansia”. E così nel 2011 Gianluca saluta la sua casa a Torino lascia la facoltà di Giurisprudenza e parte per l’emisfero australe: “Non era la mia città ideale, ho provato a cercare lavoro ma senza trovare granché”. Si arrangia con mille lavoretti, mette via i soldi per poter partire e vedere come si vive dall’altra parte del mondo, non senza qualche perplessità dei genitori: “Sognavano tutt’altro per me, magari un buon lavoro da ufficio. Insomma il figlio che mostri in una foto incorniciata: ben rasato e in giacca e cravatta. Non l’hanno presa bene all’inizio, poi hanno capito. Anche perché mi sono sempre mantenuto da solo”.
In Australia Gianluca fa mille lavori: il cameriere, l’operaio, l’aiuto-cuoco, capita perfino in una fattoria. Ma il ricordo più bello di quell’esperienza è un viaggio on the road da Perth a Melbourne: con Claudia, la sua ragazza, hanno attraversato il Paese dormendo sui sedili di una vecchia Mitsubishi degli anni ‘80. “Ho capito tante cose durante quel viaggio: che per essere felice mi bastava poco, volevo essere padrone del mio tempo”.
Dopo l’Australia è la volta del Canada, poi una breve tappa in Italia. Gianluca deve ripartire da zero e prova a trasformare una sua passione in un lavoro: la scrittura. Manda candidature a cinquanta diversi siti: “Viaggiare mi ha insegnato che le opportunità sono infinite: io non avevo una laurea e non avevo intenzione di prendere il tesserino da giornalista. Perciò ho puntato sull’online, ho bussato a tutte le porte con molta testardaggine”. Comincia a creare contenuti per diversi siti, facendo il ghostwriter e occupandosi un po’ di tutto: “Ho anche finto di essere una casalinga che dava consigli per gli elettrodomestici migliori”, dice ridendo. Pian piano comincia a ingranare e arrivano i primi soldi. A quel punto Claudia e Gianluca decidono di occuparsi della cosa che amano di più – viaggiare – raccontandolo in un blog, MangiaViviViaggia: “Sono le tre cose che ci fanno felici: mangiare bene, vedere posti nuovi e vivere serenamente in modo da rendere ogni giorno memorabile”. Ma fra paesaggi da cartolina e aerei non mancano le difficoltà: “Soprattutto per i visti: avremmo voluto rimanere in Australia, ma non avevamo le qualifiche necessarie”. I soldi invece erano un problema relativo: “Siamo riusciti a ottenere l’indipendenza economica molto presto, ed è una fortuna: in Italia è molto più difficile, e tanti ragazzi della mia età sono costretti ad andar via. Noi in Canada e in Australia, con un po’ di buona volontà, abbiamo sempre trovato qualcosa da fare”.
Gianluca si definisce un “nomade digitale”: il suo ufficio è il suo computer sulle ginocchia. Può lavorare ovunque, su un camper a Valencia o sdraiato al sole in spiaggia alle Canarie. Secondo lui, il web ha spalancato tantissime porte e dato molte occasioni: bisogna solo saperle coglierle. “In Italia c’è una grande tendenza a lamentarsi: anche io quando sono partito dicevo che l’Italia non mi avrebbe mai dato niente. Ma non si guarda mai alle alternative, pensare fuori dagli schemi: solo così si vedono cose nuove”. Gianluca non condivide il pessimismo di chi crede che l’intelligenza artificiale ci ruberà il lavoro: “Cambiano molte cose, ma ci sarà sempre bisogno di chi fa il pane. Tante persone odierebbero una vita davanti al pc: semplicemente secondo me le alternative esistono, e il digitale ne offre tante”.
Uno dei suoi articoli più condivisi è sulla “dittatura del sabato sera”, sulla schiavitù del divertimento a tutti i costi: il locale giusto, i sorrisi di cortesia, la foto perfetta. “Abbiamo una sconfinata libertà rispetto ai nostri nonni, ma alla fine ci costruiamo vite tutte uguali, e siamo sempre schiavi delle apparenze, dei like. Si passano pomeriggi a scrollare la bacheca di Facebook quando si potrebbe leggere, conoscere, informarsi”. Sul suo blog parla di involtini vietnamiti, voli intercontinentali e dà consigli su come “viaggiare alla grande spendendo pochissimo”. Ma parla anche di chi, in tempi di crisi economica, ha trovato il coraggio di lasciare tutto e cambiare radicalmente vita: “Non esiste un modo giusto di vivere”, scrive sul suo blog. “Ti insegnano che ci sono tappe prestabilite per tutti: a 20 anni l’università, a 30 anni la carriera, a 40 anni la famiglia perché se a quell’età non hai moglie e figli sei uno sfigato, poi a 50 anni aspettare la pensione. Ma non è l’unica strada possibile”.
La sua esperienza in giro per il mondo alla fine è diventata un libro: Le coordinate della felicità, piccolo successo di self-publishing. Le loro puntavano molto più ad est dell’Italia: precisamente a Bali, dove Claudia e Gianluca passano parte dell’anno. Quell’angolo di mondo ha insegnato loro che per essere felici basta veramente poco, molto meno di quel che desideriamo nel frenetico Occidente: “Associamo la felicità ad avere tante cose, tanti amici, tanti soldi. A Bali mi ha colpito il fatto che la gente viva con pochi dollari e riesca comunque a sorridere di qualsiasi cosa. Anche in mezzo alle sventure. Poi torni in Italia e vedi gente in salute e che ha avuto un’istruzione – cioè tutto quello che un balinese potrebbe desiderare – eppure profondamente insoddisfatta”. La seconda lezione che ha imparato, dice, è godere delle piccole cose: “Bisogna sempre essere grati, semplicemente per una bella giornata di sole e la fortuna di essere vivi. Se poi hai anche un’istruzione e la salute, allora le lamentele non esistono: se si apre la finestra si capisce che c’è un mondo fuori, che aspetta di essere scoperto”.