Circa 11 mila tonnellate di rifiuti pericolosi vetrosi di apparecchiature elettriche e elettroniche (Raee) stoccati illecitamente davanti a un capannone in una zona con vincolo paesaggistico vicino a un torrente ad Agugliano (Ancona), sequestro di conti correnti e postali per 3 milioni 190mila euro, quattro misure cautelari personali tra cui una agli arresti domiciliari ad Arezzo e sequestro di 12 camion. Sono numeri dell’operazione “Raehell” dei Carabinieri Forestali di Ancona iniziata nel 2017. La Dda di Ancona ha indagato 20 persone tra Ancona, Rimini – dove avevano sede le due società coinvolte nel mancato smaltimento dei rifiuti pericolosi per un guadagno illecito di oltre 2 milioni di euro, e alcuni amministratori – Arezzo e Lucca; contestati, a vario titolo, reati di associazione per delinquere, traffico illecito di rifiuti e falso in atto pubblico.
Secondo gli inquirenti gli indagati l’organizzazione ha iniziato ad agire dal 2010, ma è nel maggio del 2015 che il meccanismo è diventato operativo. Quando a Camerata Picena venne presentato, anche con lo sponsor di una nota associazione ambientalista, palesemente ignara delle illegalità, un nuovo progetto per ritirare e ricondizionare gli elettrodomestici usati, da parte di un’azienda con sede ad Agugliano, facente parte del gruppo di una azienda del Riminese, impegnata nella logistica e collegata a società polacche.
Gli amministratori della ditta marchigiana in associazione con quella di Rimini (operante nel settore dei rifiuti), già dal 2012 hanno iniziato ad accumulare rifiuti vetrosi pericolosi per i quali non c’era alcuna possibilità di mercato e di recupero, ricavati da monitor e televisori a tubo catodico provenienti da gran parte d’Italia, con il palese intento di accumulare denaro illegalmente ed abbandonare il sito: con la conseguenza di far fallire l’azienda per evitare le spese di smaltimento stimate in 1.100.000 euro. Le misure cautelari personali hanno riguardato quattro residenti in provincia di Arezzo, uno ai domiciliari, due colpiti da obbligo di dimora, e un quarto da misura interdittiva, accusati dei reati di associazione a delinquere e attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti speciali, falso in atto pubblico. Bloccati i conti a sei indagati e alle due società. Sequestrati, sempre in esecuzione di ordinanza del gip, 12 camion utilizzati per trasportare illegalmente rifiuti.
Le indagini sono iniziate da alcuni accertamenti svolti nel 2017 dalla Stazione carabinieri forestale di Ancona nei confronti dell’azienda di Agugliano (Ancona) dove erano stoccate ingenti quantità di rifiuti Raee, destinati ufficialmente al recupero. Dopo le analisi dei rifiuti dell’Arpam di Ancona “è emerso un quadro allarmante in merito alla gestione dei rifiuti” . Secondo le risultanze delle indagini il ricondizionamento degli elettrodomestici era uno dei modi per far fluire i soldi accumulati illegalmente con i rifiuti vetrosi, verso la società madre con sede legale in San Giovanni in Marignano (Rimini). In particolare l’azienda del riminese ritirava gli elettrodomestici usati presso le abitazioni, a seguito di contratti con la grande distribuzione, e li rivendeva per il ricondizionamento all’azienda del medesimo gruppo, di Agugliano, a prezzi più elevati rispetto a quelli di mercato, portandola inesorabilmente al fallimento. In questo modo si generava un flusso illegale di denaro verso la società Riminese, lasciando così ad Agugliano rifiuti ricchi di piombo e altri metalli pesanti, frammisti a polveri fluorescenti pericolose, in grado di inquinare gravemente il sito tutelato paesaggisticamente. Le prime analisi dei terreni eseguite dall’Arpam di Ancona, hanno evidenziato concentrazioni di metalli pesanti molto superiori a quelli consentiti.
Al termine della prima fase delle indagini, nel 2017 è stata sequestrata l’area in cui erano stoccate 10mila tonnellate di rifiuti pericolosi vetrosi derivanti dai monitor dei televisori. Gli investigatori hanno anche scoperto un traffico illecito di schede elettroniche sempre ricavate da rifiuti Raee, le quali venivano ritirate con mezzi non autorizzati, senza documentazione o con documentazione falsa, per poi essere venduti ad aziende che procedevano ad estrarre i metalli preziosi in esse contenuti. Oltre 37 viaggi documentati in poco più di un mese, con diverse tonnellate di rifiuti trasportati e commercializzati illegalmente. Accertata anche la falsificazione di bilanci aziendali e registri dei rifiuti anche con utilizzo di false fatturazioni.
Ambiente & Veleni
Marche, elettrodomestici e tubi catodici smaltiti illegalmente in zona a vincolo paesaggistico: 12 misure cautelari
Una persona agli arresti domiciliari, due obblighi di dimora, una misura interdittiva. Il gip di Ancona ha disposto anche il sequestro di conti correnti di sei indagati e due società dopo le indagini del Corpo forestale
Circa 11 mila tonnellate di rifiuti pericolosi vetrosi di apparecchiature elettriche e elettroniche (Raee) stoccati illecitamente davanti a un capannone in una zona con vincolo paesaggistico vicino a un torrente ad Agugliano (Ancona), sequestro di conti correnti e postali per 3 milioni 190mila euro, quattro misure cautelari personali tra cui una agli arresti domiciliari ad Arezzo e sequestro di 12 camion. Sono numeri dell’operazione “Raehell” dei Carabinieri Forestali di Ancona iniziata nel 2017. La Dda di Ancona ha indagato 20 persone tra Ancona, Rimini – dove avevano sede le due società coinvolte nel mancato smaltimento dei rifiuti pericolosi per un guadagno illecito di oltre 2 milioni di euro, e alcuni amministratori – Arezzo e Lucca; contestati, a vario titolo, reati di associazione per delinquere, traffico illecito di rifiuti e falso in atto pubblico.
Gli amministratori della ditta marchigiana in associazione con quella di Rimini (operante nel settore dei rifiuti), già dal 2012 hanno iniziato ad accumulare rifiuti vetrosi pericolosi per i quali non c’era alcuna possibilità di mercato e di recupero, ricavati da monitor e televisori a tubo catodico provenienti da gran parte d’Italia, con il palese intento di accumulare denaro illegalmente ed abbandonare il sito: con la conseguenza di far fallire l’azienda per evitare le spese di smaltimento stimate in 1.100.000 euro. Le misure cautelari personali hanno riguardato quattro residenti in provincia di Arezzo, uno ai domiciliari, due colpiti da obbligo di dimora, e un quarto da misura interdittiva, accusati dei reati di associazione a delinquere e attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti speciali, falso in atto pubblico. Bloccati i conti a sei indagati e alle due società. Sequestrati, sempre in esecuzione di ordinanza del gip, 12 camion utilizzati per trasportare illegalmente rifiuti.
Al termine della prima fase delle indagini, nel 2017 è stata sequestrata l’area in cui erano stoccate 10mila tonnellate di rifiuti pericolosi vetrosi derivanti dai monitor dei televisori. Gli investigatori hanno anche scoperto un traffico illecito di schede elettroniche sempre ricavate da rifiuti Raee, le quali venivano ritirate con mezzi non autorizzati, senza documentazione o con documentazione falsa, per poi essere venduti ad aziende che procedevano ad estrarre i metalli preziosi in esse contenuti. Oltre 37 viaggi documentati in poco più di un mese, con diverse tonnellate di rifiuti trasportati e commercializzati illegalmente. Accertata anche la falsificazione di bilanci aziendali e registri dei rifiuti anche con utilizzo di false fatturazioni.
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Il Cairo, 4 mar. (Adnkronos) - I leader arabi concordano di istituire un fondo fiduciario per finanziare la ricostruzione della Striscia di Gaza, devastata dalla guerra, sollecitando il contributo internazionale per accelerare il processo di ricostruzione. Secondo il comunicato finale del vertice della Lega araba al Cairo, visionato dall'Afp, il fondo "riceverà impegni finanziari da tutti i paesi donatori e dalle istituzioni finanziarie" per realizzare progetti di ricostruzione nel territorio.
Tel Aviv, 4 mar. (Adnkronos) - Il Ministero degli Esteri israeliano afferma che la dichiarazione del vertice arabo tenutosi al Cairo per discutere della ricostruzione di Gaza non ha affrontato la realtà della situazione successiva al massacro perpetrato da Hamas il 7 ottobre 2023. "È degno di nota che il feroce attacco terroristico di Hamas non venga menzionato e che non vi sia nemmeno una condanna di questa entità terroristica omicida, nonostante le atrocità documentate", afferma la dichiarazione.
il ministero elogia invece il piano del presidente degli Stati Uniti Donald Trump di trasferire i cittadini di Gaza, sostenendo — nonostante Trump parli di trasferire tutta la popolazione della Striscia — che in base a questo, "c'è un'opportunità per i cittadini di Gaza di scegliere liberamente. Questo deve essere incoraggiato".
Sana'a, 4 mar. (Adnkronos) - Gli Houthi hanno abbattuto un drone statunitense nei cieli della città portuale di Hodeidah nello Yemen. Lo ha dichiarato portavoce del gruppo, Yahya Saree, in un post su Telegram.
Washington, 4 mar. (Adnkronos) - Secondo due fonti informate sui colloqui, gli Stati Uniti e l'Ucraina potrebbero firmare l'accordo sui minerali già oggi. Lo rende noto Abc News, secondo cui Trump ha indicato ai suoi principali consiglieri che vorrebbe concludere l'accordo prima del suo discorso congiunto al Congresso.
Il Cairo, 4 mar. (Adnkronos) - Il vertice arabo convocato al Cairo ha adottato un piano egiziano per la ricostruzione di Gaza. Lo ha affermato il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi in una dichiarazione conclusiva. Il piano mira a contrastare le proposte del presidente degli Stati Uniti Donald Trump per una "Riviera mediorientale" con un piano per ricostruire la Striscia devastata senza sfollare la sua popolazione.
Parigi, 4 mar. (Adnkronos/Afp) - Il presidente francese Emmanuel Macron ha accolto con favore la volontà del suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky “di riprendere il dialogo con gli Stati Uniti d'America”, secondo quanto riferito dall'Eliseo.
Il capo di Stato “ha ribadito la determinazione della Francia a lavorare con tutte le parti interessate per attuare una pace solida e duratura in Ucraina”, ha dichiarato la presidenza.
Roma, 4 mar. (Adnkronos) - Elly Schlein è netta sul piano lanciato oggi da Ursula Von der Leyen. "Noi non ci stiamo", la posizione della segretaria del Pd. Una linea che, pur con sfumature diverse, trova d'accordo anche l'area riformista dem. Servono "modifiche", dice Lorenzo Guerini. In particolare, a mettere tutti d'accordo è la bocciatura della proposta della presidente della Commissione Ue sulla possibilità di dirottare i fondi di Coesione sulle spese per la difesa. E non solo. Anche la deroga al patto di Stabilità da parte dei singoli Stati, fuori da regia e investimenti comuni sulla difesa, è giudicata un errore trasversalmente tra i dem.
Schlein ha già annunciato che porterà la posizione del Pd alla riunione dei Socialisti e Democratici giovedì mattina a Bruxelles, il pre-vertice che precede il Consiglio europeo straordinario. In vista dell'appuntamento Schlein oggi ha sentito il premier spagnolo Pedro Sanchez. "Una lunga conversazione sullo scenario internazionale e la complicata situazione mondiale", fanno sapere fonti dem. Quella del Pd è la delegazione più numerosa nella famiglia socialista europea. Senza l'ok dei socialisti il piano Von der Leyen traballa. "È il momento delle scelte e della chiarezza. Abbiamo bisogno di una risposta all'altezza della sfida globale - strategica, economica, politica - al ruolo dell'Europa nel mondo. E questa risposta non è quella presentata oggi", rimarca Schlein.
Negli equilibri interni al Pd, la sollecitazione dei riformisti è quella di lavorare per modificare il piano Von der Leyen, "aiutare ad andare nella direzione giusta" ed evitare che ci si arrocchi in un "no a tutti i costi". L'importante, si spiega, "è non mettere in discussione la necessità dell'aumento di risorse per la difesa europea". Per Guerini si tratta di un'esigenza "ineludibile". Quindi la sollecitazione del presidente del Copasir: "Ora bisogna mettersi al lavoro, innanzitutto all’interno del Pse, per confermare in maniera convinta il nostro impegno per maggiori investimenti e capacità militari europee provando a dare un indirizzo più coerente agli strumenti per farlo".
Per Schlein "quella presentata oggi da Von Der Leyen non è la strada che serve all’Europa. All’Unione europea serve la difesa comune, non il riarmo nazionale. Sono due cose molto diverse". Anche il titolo 'Rearm' ha fatto sobbalzare più di uno e anche la segretaria lo mette in evidenza. "Il piano Von Der Leyen, a partire dal titolo, punta sul riarmo e non emerge un indirizzo politico chiaro verso la difesa comune".
Quindi elenca i nodi: "Indica una serie di strumenti che agevolerebbero la spesa nazionale ma senza porre condizioni sui progetti comuni, sull’interoperabilità dei sistemi. Ci sono molti aspetti da chiarire, ad esempio su come funzionerebbe il nuovo meccanismo in stile Sure, per capire se finanzia progetti comuni o spesa nazionale. Ma questa -avverte- non è la strada giusta. Manca ancora la volontà politica dei governi di fare davvero una difesa comune e in questo piano della Commissione mancano gli investimenti europei finanziati dal debito comune, come durante la pandemia. Così rischia di diventare il mero riarmo nazionale di 27 paesi e noi non ci stiamo".
"Noi -insiste- abbiamo un’idea precisa. Quello che serve oggi è un grande piano di investimenti comuni per l’autonomia strategica dell’Ue, che è insieme cooperazione industriale, coesione sociale, transizione ambientale e digitale, sicurezza energetica e anche difesa comune. Anche, ma non solo! Magari cancellando le altre cruciali priorità su cui i governi sono più divisi. È irrinunciabile contrastare le diseguaglianze che sono aumentate. Per questo è inaccettabile utilizzare i fondi di coesione per finanziare le spese militari nazionali".
Punti critici che vengono rilevati anche dai riformisti. Per Guerini "la proposta Von der Leyen definisce giustamente l’obiettivo in termini di risorse", ma "così come è stata prospettata necessita di essere modificata: è sbagliato l’utilizzo dei fondi di coesione e c’è poco coraggio a sostenere un vero salto in senso europeo delle spese per la difesa". Avverte Alessandro Alfieri: gli strumenti "che mettiamo in campo devono portare ad una maggiore integrazione delle principali aziende della difesa europea. In questo senso, se non vengono messe condizionalità alle deroghe al patto di stabilità, l’aumento dei bilanci dei singoli Paesi verrà speso prevalentemente su mercati extra Ue, da cui oggi dipendiamo per l’80%. Aumentando la dipendenza strategica dagli Usa anziché diminuirla".
Per il coordinatore della minoranza dem, il Pd non dovrà far "mancare il proprio contributo in tutte le sedi così come spiegheremo che serve una narrazione diversa che convinca le opinioni pubbliche europee a sostenere la sfida ineludibile della costruzione della difesa europea. Magari chiamando questa sfida Protect Europe invece di Rearm. Perché anche il linguaggio ha la sua importanza...”.
Interviene anche Giorgio Gori a sollevare criticità: sarebbe "un errore - ritengo, da parte della Commissione Europea - autorizzare maggiori spese per la difesa dei singoli Stati membri, in deroga al patto di stabilità, fuori da una comune regia. Ciò finirebbe per approfondire la frammentazione, senza apprezzabili benefici per la sicurezza comune. La deroga dal patto dovrebbe invece essere autorizzata solo per gli investimenti comuni: così si porrebbero le condizioni per l'avvio di un vero sistema di difesa europeo". E poi "ugualmente discutibile appare poi la contrapposizione tra spesa per la difesa e spesa sociale, suggerita dalla facoltà per gli Stati membri di attingere ai fondi per la coesione". Intanto questa mattina la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picierno ha lanciato un appello via social per un'Europa 'Libera e forte' in 5 punti, difesa comune compresa. Oltre duemila, finora, le adesioni.