Diciassette le procedure d'infrazione a carico del nostro Paese e 43 le istruttorie aperte per sospetta violazione delle norme. Tra le proposte: il bando alla plastica monouso, una migliore tutela dei parchi e un'agricoltura libera dai pesticidi dannosi
Nella battaglia per l’ambiente, l’Italia non sembra essere in prima linea. Sono 17 le procedure d’infrazione dell’Ue a carico del nostro paese, e 43 le istruttorie aperte per sospetta violazione delle norme ambientali (al primo posto in Europa). E tutto questo ha un costo salato. Al 31 dicembre 2018 l’Italia ha pagato oltre 548 milioni di euro di multe per il mancato rispetto della normativa comunitaria, dei quali più di 204 milioni solo per le discariche abusive, oltre 151 milioni per la gestione dei rifiuti in Campania e 25 milioni per il mancato trattamento delle acque urbane.
Questa la situazione evidenziata dal dossier “Italia chiama Europa – L’Ambiente ritrovato”, presentato oggi dal Wwf Italia in vista delle elezioni europee del 26 maggio. I maggiori problemi continuano dunque ad essere la gestione dei rifiuti (legata spesso all’emergenza della terra dei fuochi) e delle acque interne e marine, la qualità dell’aria e la migliore tutela degli ecosistemi.
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Nel dossier, Wwf chiede ai partiti candidati alle europee di portare avanti 10 azioni per mettere l’Italia al passo con l’Europa sul fronte ambientale. Innanzitutto, introdurre lo sviluppo sostenibile in Costituzione e promuovere una contabilità nazionale in grado di valutare l’impatto delle attività umane sull’ambiente. Poi, recepire la direttiva per il bando di oggetti in plastica monouso, visto che l’Italia ha un elevata quota di riciclo (43,5% rispetto alle media europea del 30%), ma il 40% della plastica finisce ancora nei termovalorizzatori e il 16,5% in discarica.
Entro l’anno l’Italia dovrebbe inoltre dotarsi di un piano nazionale per l’energia che punti su rinnovabili, efficienza e risparmio energetico, Va approvata anche una strategia nazionale a lungo termine per arrivare, prima del 2050, a zero emissioni, date che queste sono tornate ad aumentare dal 2014. Si chiede inoltre una migliore governance dei parchi nazionali e regionali e si domanda di porre fine al sovrasfruttamento degli stock ittici, utilizzando virtuosamente i fondi europei per la pesca e contrastando la pesca illegale. Su questo fronte ha suscitato polemiche la recente decisione della giunta regionale ligure di cancellare migliaia di ettari di aree protette. Il nostro Paese ha il primato in Europa per la ricchezza della sua biodiversità con ben 57.468 specie animali e 8.000 specie vegetali.
E infine ancora: una riforma della politica agricola comune per conseguire l’obiettivo del 40% di agricoltura biologica entro il 2030, una strategia di sostegno all’economia circolare che punti all’innovazione dei processi produttivi, e un piano per un’agricoltura pulita che indichi severe regole per l’utilizzo dei pesticidi. Il Wwf indica questa serie di passi per andare incontro non all’Unione europea, ma all’ambiente.