Molti casi di cronaca accaduti in Calabria e sulla pelle di donne calabresi come l’uccisione di Lea Garofalo, la morte di Maria Concetta Cacciola, la scomparsa di Maria Chindamo, giusto per citare qualche vittima della mentalità maschilista, mafiosa e arretrata del Sud, non sono bastati ai nostri rappresentanti regionali a spingerli a fare qualcosa per i diritti e la dignità di tutti o, semplicemente, per lo sviluppo del Sud.
Nei giorni in cui non si fa altro che accostare il nome della Calabria a quello di Mimmo Lucano, sindaco sospeso di Riace, passa piuttosto inosservata la notizia assai vergognosa che il Sud è cosa da uomini. E le femmine “contano” poco o nulla dato che, anche nella prossima tornata elettorale, non ci sarà la doppia preferenza di genere. La proposta di legge presentata da Flora Sculco, unica donna eletta in una lista civica nel consiglio regionale della Calabria, non è passata. Ieri il Consiglio regionale ha preferito l’astensione (13 astenuti e un voto contrario), forse per dimostrare la debolezza del governatore della Calabria, Mario Oliverio, sacrificando così il percorso democratico che si stava tentando di percorrere. La Calabria torna ancora una volta indietro. Le resistenze all’introduzione delle preferenze di genere a certe latitudini sono ancora forti e trasversali dal punto di vista politico.
“La bocciatura della proposta di legge sulla doppia preferenza di genere costituisce un pericoloso arretramento democratico” ha subito commentato su Facebook Flora Sculco. “La Calabria che vogliamo noi, libera, aperta, innovativa ed inclusiva non si dichiara sconfitta! Ogni prospettiva di crescita e di sviluppo, senza un’ampia partecipazione delle donne alla vita politica ed istituzionale sarebbe seriamente compromessa. Per questo è necessario continuare a percorrere con maggiore impegno, convinzione e forza, la strada già tracciata e rilanciare le ragioni a sostegno della affermazione del principio di democrazia paritaria”.
Il dato politico in questa vicenda è che i consiglieri, pur di far cadere la giunta guidata dal presidente Oliverio sei mesi prima della scadenza naturale della legislatura, hanno votato contro un provvedimento di civiltà, mostrando il carattere di vero maschio del Sud all’intera regione. Oltre ai muscoli hanno mostrato che sono assolutamente inadeguati a sedere in Consiglio regionale perché non rappresentano tutti i cittadini e non sono in grado di fare delle scelte che vanno un poco oltre il proprio orticello.
Raffaella Rinaldis, giornalista e responsabile de La Casa delle donne di Fimina Tv ha riassunto perfettamente il senso della protesta che in questi mesi le donne calabresi hanno portato avanti: “Questa protesta assume toni e rilievi particolari, dalla semplice richiesta di applicazione di una norma, è diventata il simbolo della deriva della politica e dei nuovi orizzonti della stessa”.
Ed è abbastanza inutile nascondersi dietro a un dito e dire che sono tutte balle quelle sul Sud arretrato, raccontate da chi non conosce la realtà o da chi è colpevolmente andato via. Perché se tutto questo a qualcuno appare “normale” a me indigna. E credo dovrebbe indignare chiunque. Che poi ci siano le eccellenze, le esperienze positive e gente davvero onesta, è vero. Ma non per questo bisogna dire che va tutto bene. Perché non va per niente bene. Ai cittadini onesti non interessano i dispettucci o le beghe politiche.