Ambiente & Veleni

La Xylella è un pretesto. Si sta creando un pericoloso precedente

La conferenza stampa svoltasi lo scorso 12 aprile alla sala stampa della Camera, rintracciabile anche qui ha nuovamente posto l’attenzione sull’“affare” Xylella in Puglia, richiamando in particolare l’attenzione sull’articolo 8 del Decreto emergenza, in votazione nei prossimi giorni alla Camera.

Alla conferenza stampa erano presenti, oltre alla sottoscritta in rappresentanza di Isde Italia, Massimo Blonda, biologo e ricercatore, Antonio Onorati, Ecvc (European coordination via Campesina) e Ari (Associazione rurale italiana), Stefania Gallucci e Laura Margottini, collaboratrice Il Fatto Quotidiano, nonché Saverio De Bonis, Veronica Giannone e Lello Ciampolillo.

L’articolo 8 del Decreto emergenze ci preoccupa particolarmente perché letteralmente recita: “Le misure fitosanitarie ufficiali e ogni altra attività ad esse connessa, ivi compresa la distruzione delle piante contaminate, anche monumentali, sono attuate in deroga a ogni disposizione vigente”.

Quindi “grazie” a un’emergenza che si protrae da almeno sei anni sarà calpestata non solo ogni normativa in campo ambientale, paesaggistico, sanitario, ma la libertà stessa dei cittadini e i loro diritti costituzionali. Con il pretesto della Xylella (la percentuale di piante effettivamente infette è inferiore al 2%,come risulta dal convegno Il ruolo della Regione Puglia nella Gestione di Xylella Fastidiosa: obiettivi, metodi e strategie e dalComunicato Regione Puglia n. 3356pubblicato il 4 aprile 2018 su www.regioni.it) si sta creando così un pericoloso precedente che permetterà, anche in altri territori, di fare tabula rasa del nostro patrimonio agricolo, con tutto ciò che ne consegue per la nostra cultura, turismo, economia.

Chi garantisce infatti che tale modello non possa essere riproposto in tutto il Paese per necessità, interessi economici e lobbistici, dimenticando – come in questo caso – che ben due rapporti sui Crimini alimentari stilati dall’Osservatorio agromafie hanno definito la questione un crimine da agromafie?

Misure come l’eradicazione delle piante e l’irrorazione con pesticidi si sono già dimostrate inefficaci e scientificamente infondate, con esse si mettono a rischio la salute e l’incolumità dei cittadini, gli equilibri ambientali e gli assetti idrogeologici, la biodiversità animale e vegetale ed ovviamente i danni al settore biologico e apistico dei luoghi interessati. Come Isde ci siamo espressi a più riprese sulla questione e come ho detto in conferenza stampa non so con che coraggio parlamentari che scendono in piazza con Greta o votano per la riduzione dei pesticidi possano poi fare esattamente il contrario, perché l’eradicazione di piante secolari o addirittura millenarie (che fra l’altro stanno riprendendosi dal disseccamento come dimostrato da Marco Scortichini, Dirigente di ricerca Crea-OFA e le audizioni alla Camera di Nuti, Xiloyannis, D’amico e Giovannetti) saranno sostituite da monocolture intensive, industriali, ad alto impatto ambientale per la produzione di olio di scarsissima qualità e che richiedono grandi quantità di acqua, già scarsa nella regione.

Senza contare lo stravolgimento di un paesaggio unico e straordinario che il mondo ci invidia. È davvero questo che vogliamo per il nostro Paese?