“Siamo in grado in difendere Tripoli e siamo determinati a farlo, e rispediremo le milizie di Haftar da dove sono venute”, ha assicurato il vicepresidente del consiglio presidenziale libico Ahmed Maitig parlando ai giornalisti alla stampa estera, a Roma. Tuttavia “con la guerra in corso centinaia di migliaia di migranti potranno raggiungere facilmente le coste europee. Ma può succedere anche di peggio”: ovvero “circa 400 prigionieri dell’Isis detenuti tra Tripoli e Misurata” che potrebbero fuggire approfittando del caos. Al di qua del Mediterraneo l’Italia si prepara a ogni scenario. “Siamo molto preoccupati per la crisi libica – ha detto Giuseppe Conte parlando dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS) della Presidenza del Consiglio – abbiamo sempre lavorato e continueremo a lavorare per scongiurare una crisi umanitaria che può esporre al rischio dell’arrivo di foreign fighter sul nostro territorio – ha sottolineato il premier – Bisogna assolutamente evitare l’escalation “.
Su questa sponda del Mediterraneo, quindi, bisogna farsi trovare pronti. “La politica sull’immigrazione dell’Italia non si è mai ridotta a porti aperti sì o porti aperti no. – ha detto il presidente del Consiglio – Questa è una semplificazione bellissima per il grande pubblico, ma chi la segue può scoprire che la politica italiana sull’immigrazione è molto più complessa“. Parole seguono la polemica innescata lunedì all’interno della maggioranza da Luigi Di Maio: “Chiudere un porto è una misura occasionale“, aveva detto il capo politico M5s al Corriere della Sera, quindi “di fronte a un intensificarsi della crisi non basterebbe“. Immediata era arrivata la risposta di Matteo Salvini: “Di ordine, di sicurezza e confini me ne occupo io“.
Sul tema, tuttavia, il dibattito continua. “La linea è che se dovessero arrivare migliaia di richiedenti asilo, non può bastare l’approccio porti chiusi”, ha detto il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Danilo Toninelli a Radio Anch’io, spiegando che “bisognerà aprire altri porti europei” e “occorrerà una redistribuzione” dei migranti”. Per cui, ha sottolineato il ministro, “l’approccio deve essere internazionale”. Salvini non si fa sfuggire l’occasione per ribadire la linea: “Con centinaia di potenziali terroristi pronti a partire dalla Libia, abbassare la guardia, come suggerisce anche qualche collega di governo, e abbandonare la strategia vincente dei #portichiusi metterebbe a rischio la sicurezza degli italiani”, sottolinea il vicepremier, che in mattinata ha incontrato da solo il vicepremier libico Maitig, provocando disappunto a Palazzo Chigi.
Negli stessi minuti in cui Conte parlava al Dis fonti del ministero dell’Interno lanciavano un analogo allarme: “Centinaia di terroristi islamici potrebbero arrivare in Italia approfittando del caos libico: non a caso la Francia ha chiesto ufficialmente di prorogare la chiusura delle frontiere con l’Italia per altri sei mesi (per ‘emergenza nazionale‘ legata al terrorismo)”. Una possibilità alla quale “il Viminale risponde subito con una direttiva“.
E con un avvertimento alla Mar Jonio, la nave della ong Mediterranea Saving Humans che è tornata in mare per soccorrere i barconi in arrivo dalla Libia. Partita questa mattina da Lampedusa è diretta nella zona Search and Rescue libica. Salvini invita le autorità a vigilare affinché “il comandante e la proprietà della Nave Mare Jonio – si legge nella direttiva emanata ieri dal Viminale – si attengano alle vigenti normative nazionali ed internazionali in materia di coordinamento delle attività di soccorso in mare e di idoneità tecnica dei mezzi impiegati per la citata attività; rispettino le prerogative di coordinamento delle Autorità straniere legittimamente titolate ai sensi della vigente normativa internazionale al coordinamento delle operazioni di soccorso in mare nelle proprie acque di responsabilità dichiarate e non contestate dai paesi costieri limitrofi; non reiterino condotte in contrasto con la vigente normativa nazionale ed internazionale in materia di soccorso in mare, di immigrazione, nonché con le istruzioni di coordinamento delle competenti Autorità”. “Le Autorità militari e di polizia destinatarie del presente atto ne cureranno l’esecuzione, a partire da ogni possibile forma di notificazione ed intimazione agli interessati, e la stretta osservanza”, conclude Salvini.