Il volo Alitalia AZ786 da Malpensa a Tokyo aveva registrato problemi al motore a pochi minuti dalla partenza: il comandante ha effettuato una procedura che prevede di scaricare nell’atmosfera il combustibile in eccesso. La manovra nella zona del parco naturale, a circa 70 chilometri dalla costa. L’Enac: “Operazione condotta in modo diligente”. Richiesti di chiarimenti da parte delle opposizioni. Giovanni Toti prova a tranquillizzare
Un aereo che per alleggerirsi apre i serbatoi durante il volo, scaricando tonnellate di combustibile. Si chiama fuel dumping (“scarico del carburante”) ed è la manovra d’emergenza che il comandante del volo Alitalia AZ786 ha messo in atto lunedì pomeriggio a un’altezza di 15mila piedi sopra il santuario dei cetacei, l’area marina protetta tra Liguria, Toscana e Sardegna nota per la presenza di balenottere e delfini. Una spia nel pannello dell’Airbus A330 – decollato da Malpensa alle 13.40 e diretto a Tokyo – aveva segnalato ai piloti difficoltà nella spinta di uno dei motori già pochi minuti dopo la partenza, mentre l’aereo sorvolava il Trentino. Il comandante ha perciò deciso di fare ritorno allo scalo milanese, non prima di essersi liberato di 80 tonnellate di cherosene in eccesso proprio sopra il mar Ligure, una settantina di chilometri al largo della costa. Dopo il ritorno a Malpensa i passeggeri sono stati imbarcati su un nuovo aereo, atterrato in Giappone con sei ore e mezza di ritardo.
Una volta diffusa, nella mattinata di martedì, la notizia ha causato lunghe ore di inquietudine in Liguria. La mente di tutti è corsa al disastro della Haven, la petroliera che nel 1991 naufragò nel golfo di Genova sversando in mare 144mila tonnellate di greggio. A portare la questione sul piano politico alcuni consiglieri regionali di opposizione: Gianni Pastorino (Rete a sinistra) ha fatto sapere tramite Facebook di aver “chiesto al presidente della Regione Giovanni Toti e all’assessore con delega all’Ambiente Giacomo Giampedrone di essere messi a conoscenza delle iniziative che saranno attuate a salvaguardia del nostro inestimabile patrimonio ambientale da una possibile marea nera che si potrebbe depositare sulle nostre coste”. Luca Garibaldi (Pd) ha invece presentato un’interrogazione urgente chiedendo alla Giunta di presentarsi a riferire in Consiglio regionale.
Il governatore Toti – oggi impegnato in un’iniziativa per promuovere il pesto ligure alla Camera dei Deputati – aveva già comunicato sui social di essere in contatto con il direttore marittimo della Liguria, l’ammiraglio Nicola Carlone, e di non aver avuto notizia di alcun rischio inquinamento. “I mezzi della Capitaneria di Porto stanno effettuando una ricognizione aerea per accertare eventuali criticità”, ha aggiunto Toti. “Secondo le prime notizie, il carburante sarebbe stato scaricato a 70 km dalla costa, quindi non vicino alla Liguria. Siamo al lavoro e seguiamo da vicino le operazioni per tenervi aggiornati”.
L’allarme è rientrato nelle prime ore del pomeriggio: né l’elicottero della Capitaneria di porto decollato da Sarzana né le immagini satellitari hanno rilevato presenza di carburante nell’area protetta. La procedura di fuel dumping – si è appreso dall’Enac, l’Ente nazionale per l’aviazione civile – è stata correttamente messa in atto a un’altezza di oltre 15mila piedi, così che il carburante rilasciato potesse nebulizzarsi quasi completamente nell’atmosfera. Non solo, ma il pilota avrebbe tenuto un comportamento particolarmente diligente, eseguendo l’operazione a più di 9mila piedi sopra la quota minima prevista per legge (6mila). L’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente (Arpal), analizzando i dati modellistici di temperatura al suolo e la letteratura scientifica sul tema del rilascio di combustibile, ha definito probabile l’ipotesi “che gran parte del materiale si sia volatilizzato, e solo una piccolissima percentuale (nell’ordine dello 0,2%) del combustibile possa aver raggiunto nella peggiore delle ipotesi la quota al suolo sottostante l’intera area interessata dal rilascio”.