Società

Roberto Farina, vi presento mio fratello. Che fa lo scrittore anche grazie ai miei coppini

Anche io scrivo, ma è mio fratello lo scrittore di famiglia. Roberto non è una persona comune, del resto è mio fratello, come potrebbe esserlo? Non ha mai visto una partita di calcio in vita sua,
non ha mai fumato una sigaretta e non l’ho visto mai piangere (questo mi preoccupa, dove nasconde le sue lacrime?). Quando è morto nostro padre Aldo, io ero fuori dalla camera ardente e
tremavo di lacrime, poi sono rientrato e l’ho visto fare un gesto che non dimenticherò mai: con un fazzoletto ha asciugato un rivolo di bava che colava puro e cristallino dalla bocca di papà.

Il nostro non è stato un rapporto facile: sono stato un fratello prepotente, di quattro anni più grande, e gli ho insegnato a leggere a furia di coppini sulla testa, su Topolino. Poi è cresciuto ed è diventato grande e grosso come me, ha iniziato a ridarmele tutte, senza fare sconti, ed è stato il periodo in cui ho capito che dovevo incassare e stare in silenzio. Dalla mia prepotenza si è
sviluppato in Roberto un odio verso il forte che umilia il debole e questo lo ha fatto diventare un fiero antifascista, sono stato utile in fondo!

Il nostro rapporto si è assestato dopo la morte di papà e ora viviamo una stagione fatta di reciproco nutrimento. Grazie a lui la mia vita è infinitamente più ricca, mi ha fatto conoscere persone indimenticabili: il poeta e scrittore Bruno Brancher, i partigiani Giovanni Pesce e Onorina Brambilla, i pittori Flavio Costantini, Mirko Gualerzi, Giandante X e Tony Munzlinger, e tutti i “picchiatelli” con i quali ha lavorato quando faceva l’educatore e si confrontava con la disabilità intellettiva. Da questi incontri sono nati anche molti dei miei cortometraggi: quelli con i disabili sono i miei preferiti. Filmando il disagio mentale ho capito tutta la purezza e l’innocenza e l’affetto che queste persone sono in grado di donarci, dissolvendo le barriere tra ciò che è normale e anormale, aiutandomi a riconoscere che esiste solo lo “splendore dell’essere” e che le tenebre si annidano solo dove manca l’amore.

Il primo libro di Roberto è stato pubblicato da Coniglio, un editore romano amico di Rocco Siffredi (ah, volete sapere il segreto di Rocco? Pare siano i fagioli, informazioni di prima mano), ed è formato da una serie di interviste a personaggi che in un modo o nell’altro sono entrati in contatto con Andrea Pazienza. Il titolo è I dolori del giovane Paz. Un libro agile e divertente dove Roberto tira fuori tutto il suo senso dell’umorismo. Dopo ha scritto Il pane bianco, pubblicato da Arterigere e ristampato da Le Milieu edizioni: sono le memorie della partigiana “Sandra”, Onorina Brambilla, compagna e moglie di Giovanni Pesce, medaglia d’oro alla Resistenza, il famoso comandante Visone.

Grazie a Roberto ho potuto conoscere queste due meravigliose persone che hanno lottato per la nostra libertà e la liberazione dal nazifascismo. Il punto di contatto è stato l’interesse di Roberto per lo scultore, pittore poeta e architetto Giandante X, artista combattente e amico di Giovanni Pesce e Onorina. Giovanni, eroe della Resistenza e della guerra civile spagnola, è morto per un gesto di galanteria, per dare la precedenza a due signore in un ascensore ha fatto un passo indietro ed è caduto sbattendo la testa. Lo ha ucciso la galanteria, non Hitler o Mussolini.

Il comandante Visone aveva un affetto profondo per Roberto e anche Onorina, la sua fedele compagna che sotto tortura non parlò, queste sono medaglie da appuntarsi al petto. Onorina, la coraggiosa gappista, ha finito i suoi giorni in un ospizio pieno di luce, e quando andavamo a farle visita ci accoglieva con affetto e ci salutava con un sorriso smagliante che conserviamo come un tesoro nel nostro cuore. Grazie a una piccola e tenace casa editrice, Le Milieu, Roberto ha pubblicato tutti i suoi libri seguenti: L’anarchia, molto cordialmente (su Flavio Costantini), Giandante X, la ristampa del Pane Bianco, il recente La ballata del Pelè, su Giancarlo Peroncini, ultimo cantastorie delle osterie milanesi, ed è in uscita a breve la sua ultima fatica: Fuochi, un libro di racconti, piccole biografie romanzate di donne e uomini che hanno in comune una cosa: la lotta contro ogni forma di ingiustizia e prepotenza.

Insomma, i miei coppini e le mie prepotenze di fratello maggiore hanno avuto un effetto sorprendente, hanno creato uno scrittore con i controcoglioni: Roberto Farina. Sono fiero di lui, e sono fiero anche di me stesso. Ma forse, tra tutti i libri di Robi, il mio preferito è La balena in fiamme, un libro introvabile perché pubblicato in poche copie a spese della cooperativa per la quale lavorava mio fratello: una raccolta di illuminazioni, di frasi, di involontari motti di spirito, di pensieri nati sul momento, partoriti dalla mente dei cosiddetti disabili cognitivi, che mio fratello annotava di volta in volta, provocando anche con domande create ad arte lo sbocciare innocente di questi insoliti punti di vista sul mondo e gli uomini. Per fortuna sono andato con la mia videocamera alla presentazione di questo libro e il film che allego qui sotto vi permetterà di avere un’idea di questo prezioso libro, un piccolo scrigno di tesori “cognitivi”.

Buona visione e grazie Roberto, tuo fratello “minore” (in realtà non sono così modesto, ma fa fico) Riccardo Farina, il coppinatore geniale.