La scelta di Walter Verini era stato già un segnale chiaro. Poi era arrivata la dichiarazione d’intenti: serve “una migliore selezione della classe dirigente”. Ora la richiesta ufficiale, formulata con i modi che lo contraddistinguono ma non per questo meno chiara: “Confido nel senso di responsabilità e nelle valutazioni della presidente Marini perché faccia ciò che è meglio per l’Umbria e la sua comunità”, ha detto Nicola Zingaretti parlando dell’inchiesta sulla sanità che ha coinvolto la presidente di Regione, Catiuscia Marini, e i vertici regionali del Partito Democratico.

“Non confondiamo un avviso di garanzia con una sentenza giudiziaria, ci riflettano più i mass media che i politici – ha premesso il segretario dem parlando nella sede della stampa estera, a Roma – Quando io sono stato indagato tutto è finito in prima pagina, poi quando sono stato archiviato ho visto dei trafiletti”. E provvedimenti del partito contro la presidente della Regione, indagata e perquisita nell’inchiesta che ha portato all’arresto dell’assessore alla Sanità Luca Barberini e del segretario regionale del Pd Gianpiero Bocci “non sono all’ordine del giorno”. Ciò non toglie che in questo momento sia necessaria “una svolta etica nella selezione della classe dirigente”.

“Noi non ci accontentiamo di dire ‘la magistratura faccia il proprio dovere’ come è ovvio. Noi vogliamo aprire, dopo anche i casi che hanno coinvolto la Lega, il M5S a Roma, ma anche alcuni apparati dello stato, una discussione molto seria sull’idea di cosa significa gestire il potere. C’è un tema di eticità della classe politica e di chi gestisce il potere che noi vogliamo mettere al centro e c’è un tema di selezione della classe dirigente. Un salto di qualità che intendo fare con la massima determinazione“.

Di qui l’invito alla governatrice: “So che c’è un Consiglio oggi – ha detto Zingaretti, rispondendo a una domanda su un eventuale passo indietro della Marini dalla presidenza della Regione – confido nella capacità di valutazione e nel senso di responsabilità della presidente perché faccia ciò che è più utile all’Umbria e alla sua comunità, attendiamo di verificare le sue valutazioni”.

L’era del garantismo a tutti i costi che aveva caratterizzato la gestione Renzi sembra giunta al termine. E’ la costruzione d una nuova percezione del partito la sfida che sta affrontando Zingaretti, che aveva toccato la necessità per il Pd di scegliere meglio i suoi dirigenti in un intervento su La Repubblica: “Il potere si deve gestire per servire le persone, questo è il punto. E non deve essere messo al servizio di chi lo gestisce, aveva scritto il governatore del Lazio sul quotidiano capitolino: “Non deve essere la magistratura a definire questo confine, ma è la politica rinnovata che bonifica e rende chiara questa distinzione. E tutto ciò avviene in primo luogo con la selezione della classe politica e con le regole di funzionamento interno delle forze politiche”.

Che l’aria stesse cambiando, a Perugia e non solo, lo aveva fatto capire il 12 aprile, poche ore dopo gli arresti, il nome scelto da segretario per commissariare il Pd umbro: il 18 dicembre Walter Verini era stato sconfitto proprio da Gianpiero Bocci nelle primarie per la guida della la Federazione Regionale. L’ex sottosegretario all’Interno era l’uomo su cui avevano puntato la Marini e buona parte dell’apparato regionale.

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